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Il ‘quarto partito’ aspetta risposte

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Resta un «misero capitalismo delle reti», due banche (Unicredit e Intesa), l`Eni e l`Enel, gli avanzi della Fiat e poco altro. E poi 5 mila medie imprese, un esercito di finte partite Iva e 6 milioni di piccoli «capitalisti molecolari». La versione moderna e frammentata del famoso «Quarto Partito» di De Gasperi, che il Cavaliere non ha aiutato perché non ha ascoltato. Qualcun altro, prima o poi, dovrà pur farlo.

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«Alla fine, è stata l`economia». Con questo titolo, mercoledi’ scorso, il «Wall Street Journab, ha spiegato la sconfitta di Silvio Berlusconi. Parafrasando il Bill Clinton della prima campagna elettorale («It`s the economy, stupid»), il quotidiano Usa legge la fine del Cavaliere con le lenti del collasso economico finanziario che, insieme a lui, ha travolto l`Italia.

L`analisi è corretta, anche se nel crollo del Capo, sfiduciato dai mercati, non si può tacere di tutto ciò che c`è stato prima. Gli scandali pubblici, tra processi penali e leggi ad personam. I vizi privati, tra «cene eleganti» e bunga bunga. Nell`anamnesi del suo suicidio politico, tutto ha contribuito a indebolire, fino a schiantarlo, un uomo che pareva inesauribile e un leader che pareva indistruttibile.

Questa, con ogni probabilità, è per fortuna l`ultima volta che su queste pagine ci occuperemo del Cavaliere politico, ormai sul viale del tramonto. Berlusconi lascia solo macerie, sul campo di Agramante dell`economia. Un solo dato, che li riassume tutti: il debito pubblico nel 2007 era a 1.604 miliardi, il 103,6% del Pil, e dopo la «cura Pdl» è arrivato a 1.900 miliardi, quasi il 120% del Pil. Per non dire della crescita, precipitata da poco meno del 3% allo 0% di oggi, con una caduta più che proporzionale rispetto a quella delle economie dell`Occidente.

Ma c`è un punto di frattura che sopravviverà alla fine del berlusconismo. L`ha messo in evidenza il sociologo Aldo Bonomi: «Berlusconi ha incarnato due ideologie potenti, l`individualismo proprietario e il populismo del territorio: in casa mia sono libero di muovermi come padrone e consumatore.
Questa sottocultura diffusa, che ha accompagnato uno dei passaggi fondamentali del nostro capitalismo, non finisce con la caduta di Berlusconi. Le questioni emerse in questo ventennio sono una ferita aperta». Nel passaggio dal fordismo al post fordismo, il capitalismo molecolare è stato il blocco sociale che ha innervato il rivendicazionismo di Bossi e l`individualismo di Berlusconi.

Ma il profilo liberista del Cavaliere si è rivelato più antropologico che politico. Ha imbonito la Confindustria, non ha capito l`industria. Il patto ha retto fino alle assise di Vicenza. Dopo quell`ordalia, la mancanze di risposte ha spinto quel blocco sociale alla rottura. Berlusconi non ha fatto nulla per rimediare. Nel frattempo il grande capitalismo si è quasi estinto. Resta un «misero capitalismo delle reti», due banche (Unicredit e Intesa), l`Eni e l`Enel, gli avanzi della Fiat e poco altro. E poi 5 mila medie imprese, un esercito di finte partite Iva e 6 milioni di piccoli «capitalisti molecolari». La versione moderna e frammentata del famoso «Quarto Partito» di De Gasperi, che il Cavaliere non ha aiutato perché non ha ascoltato. Qualcun altro, prima o poi, dovrà pur farlo.

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