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IL PUNTO SUI MERCATI FINANZIARI

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USA: dalla survey della Fed di Philadelphia, passata a marzo da quota –30.5 a –23.5, sono giunti i segnali di stabilizzazione attesi pur in un contesto di recessione per il settore manifatturiero.

Risulta positiva la stabilizzazione della componente degli ordini, passati da –19.6 a –3.1, ma il quadro complessivo offerto dalle altre componenti è sostanzialmente misto, non offrendo indicazioni univoche del raggiungimento del bottom.

Sarà molto pertanto importante verificare l’andamento della survey Napm per individuare conferme di stabilizzazione del manifatturiero, ma al tempo stesso il focus potrebbe spostarsi verso il rallentamento del settore dei servizi.

I jobless claims settimanali sono aumentati a 375 mila unità, indicando che il deterioramento del mercato del lavoro sta subendo un’accelerazione nel mese di marzo, che dovrebbe riflettersi nel prossimo Labor Market report.

Fra i numerosi dati di oggi il più importante sarà l’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan. Il dato potrebbe comportare un aggiustamento delle aspettative del mercato sull’entità del taglio dei tassi atteso al Fomc del 20 marzo.

I tagli effettuati dalla Fed da inizio anno sono stati motivati dal deterioramento della fiducia dei consumatori, che continua pertanto a rimanere un dato-chiave per la Fed. Il mercato sconta al 100% una riduzione di 50 pb, con una probabilità significativa di una manovra di maggiore entità (-75 pb).

Il preliminare di marzo dell’Università del Michigan dovrebbe mostrare un nuovo indebolimento, da quota 90.6 a 87, dovuto alla discesa dei corsi azionari e all’aumento dei licenziamenti, dopo che il dato di febbraio era invece stato rivisto al rialzo.

Nel corso del pomeriggio verranno inoltre comunicati i dati relativi all’avvio di nuove abitazioni (ore 14:30) per il quale è atteso un indebolimento per il mese di febbraio che sarebbe compatibile con il recente deterioramento della fiducia (consenso: 1.600 milioni di unità da 1.651).

Sempre alle 14:30 sarà reso noto l’indice dei prezzi alla produzione. Il dato relativo al mese di febbraio dovrebbe confermare che il balzo verificatosi a gennaio (+1.1% m/m per l’indice headline e + 0.7% m/m per l’indice core) era principalmente dovuto a fattori una tantum. L’aumento mensile dovrebbe pertanto rientrare su livelli molto più contenuti (consenso: +0.1% m/m sia per l’indice headline che per il core).

Dati sensibilmente più forti delle attese non intaccherebbero probabilmente l’attesa di un taglio di 50 pb al prossimo Fomc, ma ridurrebbero le speculazioni relative alla manovra di entità maggiore.

Dalla produzione industriale di febbraio (ore 15:15) si attende una nuova flessione mensile (-0.2% m/m dal precedente -0.3%) alla luce dell’andamento della survey Napm e soprattutto della flessione dell’indice relativo agli occupati. Anche il grado di utilizzo della capacità produttiva è atteso in ulteriore flessione dall’80.2 all’80%.

Area euro: la Bce come atteso ha lasciato invariati i tassi d’interesse, ma si sta sempre più facendo strada la sensazione che stia prevalendo una view troppo ottimistica sulla crescita della zona euro (v. continuo indebolimento dell’euro).

Il brusco rallentamento degli USA, la stagnazione in Giappone e le ripercussioni sul resto dei paesi asiatici non potranno lasciare indenne la zona euro, ma fino a che l’inflazione non indicherà un chiaro trend al ribasso la Bce non sembra disposta a focalizzarsi sulla crescita.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo di febbraio (ore 12:00) confermerà che l’inflazione rimane su livelli ancora molto superiori al target del 2% (consenso: +0.6% m/m e +2.6% a/a, rispettivamente da -0.1% m/m e +2.4% a/a).