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(WSI) – Ingresso di alcuni fondi di private equity dalle spalle larghe, delisting, rafforzamento patrimoniale e nuovo collocamento in Borsa. È questo lo scenario che alcuni analisti controcorrente cominciano a ipotizzare per il futuro di Fastweb dopo l’addio a sorpresa di Carlo Micheli. La notizia, trapelata nel fine settimana e confermata ieri dalla società, ha provocato un nuovo scivolone in Borsa del 3,04 per cento.
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Su richiesta della Consob, il gruppo ha reso noto che la partecipazione di Micheli è scesa sotto il 2% (da circa il 10), ma che non sono state effettuate operazioni che possano avere inciso sull’andamento del titolo. Ora gli occhi sono puntati sulle mosse di Silvio Scaglia. Di ufficiale, finora, c’è solo il mandato a Deutsche Bank. Ieri il presidente della società italiana di banda larga, durante un incontro a Londra con gli analisti, ha ribadito di non essere in trattativa per vendere il suo 25%, bensì per valorizzare al meglio il gruppo. Una prospettiva che nei giorni scorsi ha aperto le danze intorno ai possibili intrecci azionari con alcuni operatori di telefonia mobile.
Il maggiore indiziato è stato fin dal primo momento 3. A Hong Kong la tv a banda larga può contare già su 140mila utenti e le possibili sinergie sui servizi per il numero uno del gruppo, Li Ka-Shing, sarebbero notevoli. Va detto che proprio ieri l’operatore Umts ha di nuovo classificato come infondate le notizie su possibili progetti con Fastweb. E tuttavia, secondo quanto risulta a F&M i primi contatti sarebbero già stati avviati, ma lo slittamento della quotazione di 3 ha rallentato l’ipotesi.
Fastweb ha necessità di un azionista che sia in grado di sostenere i suoi ambiziosi progetti di crescita: oltre 3 miliardi di investimenti entro il 2010 di cui 1,5 miliardi nel 2005-2006. Ma per quanto l’ebitda cresca anche oltre i piani, non è agevole tornare a breve sul mercato per chiedere risorse visto che l’ultimo aumento di capitale da 800 milioni risale appena a marzo. Per questo motivo alcuni analisti ipotizzano un nuovo scenario con l’ingresso nel capitale di alcuni fondi di investimento che sostengano l’opera dell’amministratore delegato Stefano Parisi, procedano al ritiro dalla Borsa e siano in grado di finanziare lo sviluppo per poi riportare il titolo Fastweb in Borsa nel giro di un paio d’anni.
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