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Il premier non mangera’ il panettone, cadra’ per mano degli ex DC

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ROMA – “Siamo agli ultimi giorni di Pompei e questa volta non sarà facile evitare di finire sotto la lava”. A parlare nella più stretta riservatezza non è uno dei tanti parlamentari mal-pancisti che ieri affollavano Montecitorio per votare il giudice costituzionale. E’ un importante esponente del Pdl che spesso partecipa ai vertici di Palazzo Grazioli e riferisce a Berlusconi cosa si muove veramente tra Camera e Senato. Berlusconi potrebbe non mangiare il panettone. L’ipotesi di una crisi di governo prima di Natale (entro ottobre?) si fa sempre più concreta. La mano assassina dovrebbe arrivare dall’interno del Pdl, soprattutto da Pisanu e Scajola, pronti a staccarsi dalla casa madre e formare gruppi autonomi. L’operazione è in rapida costruzione.

Bastano una decina di deputati per chiudere l’esperienza del governo Berlusconi. Ma gli scajolani, che ieri sera erano in 15 ad una cena con l’ex ministro delle Attività produttive, assicurano che saranno molti di più a staccare la spina. Dall’incontro che si è svolto in un ristorante dentro la Galleria Alberto Sordi, in pieno centro, a pochi passi da Palazzo Chigi, dovrebbe venir fuori un documento molto critico con Berlusconi e pieno di richieste nei confronti di Alfano. Tante e onerose richieste al premier e al segretario del Pdl per farsi dire no e quindi giustificare la loro scissione. Le conseguenze si vedrebbero presto nelle aule parlamentari.

Spiegava ieri Pisanu mentre lasciava la Camera, dopo aver visto Scajola e parlato con numerosi esponenti della maggioranza e dell’opposizione (a lungo con Veltroni): «Vede, a forza di gridare che il Re è nudo, alla fine il popolo accorre a vederlo. E’ evidente che la situazione può precipitare da un momento all’altro, molto prima di quanto si pensi». I parlamentari della maggioranza, è stata la nostra osservazione, non sembrano però disposti a buttare giù Berlusconi e andare a casa. Pisanu, politico di lungo corso. ha abbozzato un sorriso: «Proprio perché temono che nel 2012 si andrà al voto, non staranno con le mani in mano e non sono più disposti a seguire il Re nudo».

In effetti c’è un proliferare di iniziative centrifughe nel Pdl e Alfano ha una grande difficoltà a gestirle e inseguirle. La voce poi che Berlusconi possa farsi una sua lista di duri e puri moltiplica la confusione e il panico. Tra l’altro, per evitare il fuggi fuggi, il premier sta rinviando in continuazione la sua partecipazione a «Porta a Porta» dove dovrebbe (o meglio avrebbe dovuto) annunciare che non si ricandida più alla premiership.

Ma torniamo alla scena del delitto, che non è stata ancora allestita del tutto. Ma si fanno già delle ipotesi concrete. La prima è che lo scivolone del Cavaliere arrivi sul «Def» sul quale ieri la maggioranza è andata sotto in commissione. Quando il documento economico e finanziario arriverà in aula per l’approvazione definitiva potrebbe arrivare il colpo mortale. Tremonti è convinto che sarà questa l’occasione fatale dove si potrebbe scaricare tutta l’ira nei suoi confronti e dello stesso premier che non è in grado di tenere a bada il ministro dell’Economia. Il quale in questi giorni si lamenta del fatto di non avere un solo interlocutore con cui parlare di decreto sviluppo, mentre tutti i ministri lo chiamano per trattare e litigare, anche sui tagli ai dicasteri previsti dal Dpcm.

Sarebbe però da irresponsabili mandare il governo a gambe all’aria proprio su un provvedimento che regge la manovra economica in un momento in cui l’Italia è nell’occhio del ciclone internazionale. Allora diventa più probabile che l’agguato si verifichi su un voto di fiducia e il primo che potrebbe arrivare già dalla prossima settimana è quello sulle intercettazioni.

Ieri si è consumata la rottura tra la maggioranza e il Terzo Polo, con le dimissioni della relatrice Giulia Bongiorno e la sua sostituzione con il pidiellino Enrico Costa. E’ Costa che considera molto probabile che il governo metta la fiducia sul provvedimento. Ma Berlusconi dovrà pensarci dieci volte prima di fare questo passo perché sa che si sta preparando un nuovo 14 dicembre. Lo scorso anno, quel giorno, la spallata cercata da Fini, fresco di rottura con il Pdl, non riuscì. Questa volta, al di là dell’occasione giusta per sferrare la pugnalata mortale, sarà difficile ripetere il flop anti-berlusconiano. Si stanno muovendo molte cose tra le file parlamentari del centrodestra. Gli ultimi giorni di Pompei, appunto.

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