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Il pool finanziario della Procura indaga sul Madoff dei Parioli n. 2

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ROMA – La conferma è stata un po’ tormentata, perché dopo lo scandalo che ha travolto la Egp di Lande, su questo secondo Madoff dei Parioli, in procura, preferivano muoversi con discrezione. Però alla fine è arrivata: a piazzale Clodio c’è un fascicolo di indagine che riguarda Cesare Fusco, broker e titolare della Orconsult Capital Management Italia spa, una società finita nel mirino di Bankitalia e della Consob per una serie di irregolarità che riguardavano la raccolta del risparmio.

Adesso se ne occupa il pool di magistrati esperti in reati finanziari diretto dal procuratore aggiunto Nello Rossi. E insieme a quella di Fusco, che ieri è stato introvabile, con qualche probabilità, i magistrati prenderanno in esame anche la posizione degli altri soci della Orconsult che, nell’aprile 2007, erano già stati sanzionati dalla Consob. Uno di loro, l’avvocato Aldo Sabelli, ha negato ieri l’esistenza di qualsiasi inchiesta giudiziaria sulla Orconsult, spiegando che anche le osservazioni della Consob avevano riguardato solo piccoli difetti organizzativi della società e, segnatamente, un ritardo nelle comunicazioni alla clientela circa l’andamento dei titoli.

Eppure, raccogliendo qualche testimonianza tra coloro che avevano affidato i loro risparmi a Cesare Fusco, l’impressione che se ne ricava è diversa. La platea è certamente più ristretta rispetto a quella di Gianfranco Lande, raccontata dalle cronache di questi giorni: si parla di alcune decine di persone, soprattutto ex soci del circolo sportivo Tennis Club Parioli e parenti più o meno lontani. Il crack risalirebbe a qualche mese fa; e per chi ci ha rimesso i soldi, il buco totale potrebbe essere di circa dieci milioni.

Finora nessuno degli investitori che si erano fidati di Cesare Fusco ha presentato una denuncia in Procura, anche se i pubblici ministeri si sono mossi dopo la segnalazione degli organi di vigilanza sull’attività di intermediazione mobiliare. La descrizione del metodo-Fusco, dunque, è affidata al racconto di chi, per ora, ci ha perduto qualche centinaia di migliaia di euro e spera ancora di recuperarli.

E’ la storia di un operatore di borsa che probablmente non aveva i requisiti previsti dalla legge per la raccolta e la gestione del risparmio altrui, ma che avendo dimostrato capacità e lungimiranza, si era guadagnato la fiducia di amici e conoscenti, soprattuto al circolo Parioli. Il passaparola aveva fatto il resto, consentendo a Cesare Fusco di cambiare pelle: da compagno di squadra al calcetto “sociale” a broker affidabile, fino a socio di riferimento della Orconsult Management. Gli interessi standard che riconosceva erano del sei per cento, di molto superiori a quelli proposti da qualsiasi promotore finanzario ufficiale. E gli affari, per un certo periodo, sono andati bene.

Fino a quando la Consob e Bankitalia non si sono accorte di lui e della sua società. Nell’aprile del 2007 è arrivata la prima stangata della Commissione di controllo sulle operazioni di borsa per violazione dell’articolo 21 del decreto legislativo 58 del ’98, che fissa i corretti comportamenti degli operatori di borsa.

Più nel dettaglio, la Consob aveva sanzionato Fusco e soci per inadempienza alla dispozione di “disporre di risorse e procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare l’efficiente svolgimento dei servizi”. Fioccarono sanzioni salate per tutti i soci: 18.600 euro per Sabelli e Fusco; oltre diecimila per Georges Philippe; oltre quindicimila per Flavio Pizzini; undicimila e rotti per Paola Scillamà, mentre Giorgio Giovannoni se la cavò con 2.800 euro.

«Il tutto – chiariva il provvedimento – con ingiunzione cumulativa ex art. 195, co. 9, d.lgs. 58/1998, rivolta alla Orconsult, per il pagamento della complessiva somma di euro 106.100,00». Fusco e soci provarono ad opporsi, incardinando un processo in corte d’Appello a Roma. Che però, nell’aprile 2008 gli diede nuovamente torto, confermando le sanzioni.

Poi è arrivata la decisione di commissariare la società e, più tardi, la segnalazione in procura. In ogni caso, le prospettive di recupero dei risparmi per chi si è fidato di Fusco sono maggiori rispetto a quelle delle vittime di Lande. Perché il commissario liquidatore che sta gestendo Orconsult avrebbe verificato una certa disponibilità di beni mobili e immobili. E il controvalore potrebbe essere sufficiente a risarcire in tutto o in parte tutti i creditori.

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L’ultimo dribbling del broker Fusco al Circolo Parioli

di Marco de Martino, Il Messaggero

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ROMA – Se Io ricordano benissimo, Cesare Fusco, i soci del Circolo Tennis Parioli, gran calcettaro, panza notevole sopra due piedi di velluto e, come si dice in questi casi, visione di gioco a 360 gradi… e oltre.

Smistava palloni e solava clienti, pare, con la sua Orconsult, alternando trionfi alla Canottieri Lazio con la squadra over 50 di Zibi Boniek e dell’imprenditore edile Massimo Gianni a spericolati investimenti con gli (ex) amici del celebre club di Monte Antenne nato nientemeno che nel giurassico 1906. Un autentico trapezista della finanza e senza nemmeno la rete sotto, Fuschigno, detto così per il suo gioco brasiliano, con poco fiato in campo ma sempre capace di offrire aurei guadagni.

Poi un bel giorno il Nostro non riuscì a dribblare l’ultimo birillo e così il rigore del destino infilzò la sua pingue bolla speculativa, quella che ora si riallaccia, forse, al filone della mega-truffa del Madoff dei Parioli. Viveva decisamente sopra le righe, raccontano, Cesare, e giusto due righe gli toccò scrivere nell’agosto di un anno fa per dimettersi – lui e il figlioletto – dal sodalizio. Dopo consigli del Consiglio. «Mai più visto – dicono oggi al club dove il presidente è l’ingegner Maurizio Romeo e la vicepresidentessa è Rossana Ridolfi Letta – anche perché se qualcuno dei nostri lo incontra quantomeno lo gonfia».

Ecco, la carriera dei broker è sempre piena, di insidie, ma questo lo sanno tutti. Tra i turlupinati del club, almeno secondo le liste, una mezza dozzina di consoci, tra cui Fabrizio Alessandrini, uno sul cui volto l’abbronzatura non tramonta mai, e l’ingegner Gustavo Orsini, ex consigliere che ora supporta la candidatura del professor Andrea de Lieto Vollaro contro il defending champion Romeo nella velenosa corsa alle presidenziali in programma il prossimo 16 aprile dove non c’è accordo nemmeno nella lista dei futuri consiglieri.

Già, perché i 1.300 soci del Parioli da un po’ di tempo non si fanno mancare niente, prima il tormentato acquisto del club, poi i disagi per l’anno e passa di lavori, poi i due onerosi mutui milionari (acquisto area e ristrutturazione) e infine la bufera Fusco, mentre ora si lucidano le colt e si spalanca la porta del saloon per la resa dei conti alla presidenza, corsa a perdifiato che ha già bruciato candidature autorevoli come quella del professor Tonino Staffa e di Lucio Casimiro, mentre in piena zona Cesarini una bella fetta di soci cerca di lanciare lo sprint dell’architetto Paolo Agnesi.

Ma poi sempre di soldi si torna a parlare, in questo gorgo di truffe che si stringe come cravatte regimental made in Marinella nel sociale dei circoli di Roma e che dopo aver colpito ora spaventa perché chissà cosa succederà e chissà se spunterà fuori un’altra lista lunga come l’elenco telefonico di Tokyo. Certo, tutto gira intorno ai circoli, gli storici CC Aniene, CC Roma e CC Lazio, perché li dove becchi becchi bene, ma anche con escursioni nel golf con pizzicatine all’Olgiata, dove qualcosa si doveva pur intuire visto che gli emissari della Lande and company, festosi nella sponsorizzazione di una gara, hanno fatto la sola persino alla ditta del catering dove hanno lasciato buffi per qualche migliaia di euro.

Non c’è pace? No, proprio no, alla faccia del presunto relax promesso dal circolo dilettantistico romano inteso come stereotipo, tra piscine bucate, chiusure, processi, contributi straordinari, esondazioni del Tevere, lavori come alla Cappella Sistina e ora anche l’infiltrazione di consoci mariuoli su rete internazionale. Ma forse ai circoli top ci si iscrive un po’ anche per apparire, e quindi non è poi così male essere nelle liste. Anzi, socialmente imperdonabile sarebbe quasi non esserci. Bastavano 12 mila euro. «Tu non’ ci sei? Ma come, nemmeno 12 mila euro t’hai?». Roba da circolo Uisp, allora tanto vale iscriversi alla bocciofila.

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