(Teleborsa) – Il barile torna in auge in questi giorni, supportato da una serie di fattori che stanno rendendo più che mai appetibile l’oro nero. Primi fra tutti alcuni dati macroeconomici giunti dalla Cina, che confermano lo stato di grazia dell’economia del Dragone e dunque il proprio potenziale di acquisto di materie prime. La produzione industriale ha segnato una crescita a doppia cifra. Inoltre, secondo molte organizzazioni di settore, tra cui l’International Energy Agency, il colosso asiatico peserà sulla domanda globale di greggio per olte il 40% quest’anno. Altri elementi che stanno deponendo a favore del petrolio sono l’attuale fase di debolezza del dollaro nei confronti delle principali valute mondiali e i dati sulle scorte di greggio in USA diffusi ieri pomeriggio. Questi ultimi hanno evidenziato inaspettatamente il calo maggiore dagli inizi di luglio (-3,4 mln di barili a fronte dei +800.000 attesi dagli analisti). I futures sul Light Crude in scadenza a dicembre viaggiano al momento sul Nymex a quota 88,24 dollari al barile, dopo aver toccato sui circuiti asiatici un massimo di 88,55 dollari.
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