È durato poco il «sogno americano» di Tremonti: una ripresa trainata dai consumi finanziati coi mutui-casa. Ipotecate l´appartamento per comprarvi l´automobile: è la ricetta che ha tenuto a galla i consumi americani negli ultimi tre anni. Nel Dpef l´idea di Tremonti è sparita. E´ un peccato perché poteva rendere un po´ più flessibile il mercato e diffondere a tutti i vantaggi della riduzione dei tassi. Ma è anche una fortuna, perché gli eccessi degli Stati Uniti – dove le famiglie hanno accumulato debiti per il 106% del loro reddito annuo – rivelano i costi di un´economia drogata dalle cambiali. Il ruolo dei mutui è decisivo per spiegare il mistero della spesa per consumi delle famiglie americane, che ha continuato a crescere nella recessione.
E´ grazie ai mutui che la politica monetaria espansiva della Federal Reserve ha dispiegato la sua efficacia. La banca centrale ha tagliato per tredici volte il tasso d´interesse sui federal funds, fino all´1% attuale, il livello minimo dal 1960. Gli acquisti di abitazioni sono stati i maggiori beneficiari. Grazie a un sistema bancario competitivo la manovra della Federal Reserve si è trasmessa rapidamente e integralmente sui tassi dei mutui-casa che sono scesi fino al 5% (trentennali a tasso fisso). Il costo del denaro così basso ha avuto enormi conseguenze. Ovviamente le famiglie che hanno bisogno di comprarsi la casa sono state incoraggiate a farlo subito. Ma non è questo l´aspetto decisivo: gli acquisti di prime case sono solo una piccola parte del magico effetto dei mutui.
Il trucco vero, quello che aveva affascinato Tremonti, è un altro. Le banche e le normative fiscali in America non fanno differenza tra chi chiede un mutuo per comprarsi o costruirsi una casa, e chi lo chiede su un´abitazione che possiede già. E costa poco estinguere un mutuo per sostituirlo con un altro a tasso inferiore. Infine, il vantaggio fiscale è esteso a tutti: gli interessi passivi sono sempre deducibili. Quindi chi sta pagando i ratei del vecchio mutuo sull´abitazione che possiede già, ha convenienza a farsi rifinanziare. Di più: le banche americane sollecitano i clienti a far rivalutare il prezzo delle case che possiedono già, per aver diritto a un mutuo più grosso. Con il metro quadro salito alle stelle, i tassi scesi sottoterra, e i vantaggi fiscali come ciliegina sulla torta, il mutuo diventa – in apparenza – un superprestito che si ripaga da solo.
Il cliente che estingue il vecchio mutuo e lo sostituisce con uno nuovo alle condizioni di mercato correnti, può ricavarne un beneficio economico sotto due forme. O si fa ridurre il pagamento mensile degli interessi, e quindi il suo reddito disponibile aumenta e lo può spendere per altri consumi. Oppure continua a pagare la stessa rata di prima; allora la banca gli aumenta proporzionalmente il prestito, e il cliente incassa un capitale aggiuntivo. Con questo gioco la riduzione dei tassi è diventata una gigantesca macchina «stampa-soldi», una fabbrica di liquidità che ha inondato l´America di potere d´acquisto. Il solo rifinanziamento dei vecchi mutui in un anno ha regalato una capacità di spesa pari a 150 miliardi di dollari (quasi l´1,5% del Pil) alle famiglie americane.
Ma è un gioco pericoloso. Ha alimentato un boom del mercato immobiliare residenziale e un aumento insostenibile dei prezzi. Nel 2002 il patrimonio di case possedute dalle famiglie americane si è apprezzato di 620 miliardi di dollari. Il boom dei prezzi ha raggiunto livelli da bolla speculativa. Dal 1997 al 2002 il metro quadro residenziale è salito del 40% nell´insieme degli Stati Uniti, con punte del 75% a San Francisco, dell´80% a New York. Negli ultimi due anni il valore delle case è cresciuto tre volte di più degli stipendi. Le bolle prima o poi scoppiano. Dopo il crac di Wall Street dell´ottobre 1987 i prezzi delle case continuarono a salire per tre anni, ma alla fine del 1990 arrivò la caduta. A Tokio il crollo della Borsa del dicembre 1989 fu seguito da quello del mercato immobiliare con un anno di ritardo.
Ora che i tassi non possono più scendere, e anzi accennano a risalire, se scoppia questa bolla quali conseguenze avrà? Le famiglie che hanno comprato case al di sopra dei loro mezzi, confidando nei mutui a basso prezzo, scoprirebbero di averle strapagate. I capitali speculativi che si sono precipitati sul mattone come bene-rifugio, fuggiranno amplificando le perdite. Seguiranno insolvenze, pignoramenti di case ipotecate, famiglie costrette a svendere per non finire in rovina.
L´idea di Tremonti aveva qualcosa di buono: nell´economia italiana ingessata, il calo dei tassi d´interesse oggi arriva in minima parte ai consumatori. Tra le banche italiane c´è poca concorrenza e molta esosità. Chi estingue un vecchio mutuo per accenderne uno nuovo paga pedaggi assurdi al suo banchiere. Un po´ più di flessibilità nel credito aiuterebbe a diffondere i benefici della riduzione del costo del denaro.
Ma l´Italia è preparata ai rischi della ricetta americana? Conosciamo i danni di un´economia fondata sul debito pubblico, a cominciare dalla bassa crescita. Non siamo addestrati alle fragilità di un´economia fondata sui debiti privati: un crac può alterare brutalmente il tenore di vita delle famiglie; pareggiare i bilanci è un´operazione dai costi sociali pesanti; e la bancarotta individuale non è una rarità.
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