di *Giuseppe Romano
Il miniFib, future sull’indice Mib30 lanciato nel 2000, può attenuare o eliminare l’influenza negativa che le variabili di mercato esercitano su di un portafoglio azionario. In effetti, su aspettative ribassiste del mercato borsistico, che possono concretizzarsi in una discesa repentina dell’indice Mib30, l’assunzione di una posizione corta sul derivato permette di coprire una posizione lunga composta di un paniere di titoli azionari trattati nel mercato italiano.
In base a tale strategia, che potremmo definire di tipo “compensativo”, l’effettiva riduzione dell’indice di mercato permetterà di ottenere dei guadagni sul future (perchè chiuderemo la posizione corta acquistando lo stesso future ad un prezzo inferiore a quello di vendita) e conseguentemente di subire delle perdite sulle azioni possedute. In tal modo, nel caso in cui le aspettative si realizzano, i profitti sul future compensano esattamente l’investitore dalla perdita di valore del proprio portafoglio azionario.
E’ da notare che se le previsioni ribassiste sono errate si verificherà la situazione opposta e quindi i guadagni realizzati sull’azionario serviranno a bilanciare le perdite sul derivato. In sostanza l’operatore in fasi di incertezze del mercato può “bloccare” il valore del proprio portafoglio proteggendosi da ribassi al costo di possibili rialzi dei corsi azionari.
Le affermazioni sopraesposte, purtroppo, sono valide ed applicabili, così come enunciate, solo ed esclusivamente nel caso in cui il portafoglio azionario replichi esattamente l’indice MIB30. In tal caso, se l’operatore sceglierà di coprirsi con il miniFib, l’unico onere consisterà nel calcolare il numero di contratti “ottimali”, ossia il numero di contratti che assicura la perfetta compensazione tra i guadagni e le perdite riscontrabili tra sottostante e future.
Basterà, per calcolarlo rapportare il valore dell’attività da proteggere al valore di un singolo contratto miniFib.
In realtà, soprattutto per i piccoli risparmiatori, l’ipotesi fatta di un portafoglio da proteggere composto nelle proporzioni dovute, da tutti i titoli del Mib30, è molto remota. Dunque un’applicazione ”ingenua” di tale strategia potrebbe risultare addirittura controproducente. Si pensi al caso di una relazione inversa tra il Mib30 e il proprio portafoglio azionario; un aumento dell’indice provocherebbe perdite sia sul sottostante che sul future.
Indispensabile è capire se e in quale misura è efficace ai fini della copertura, l’utilizzo del future sull’indice Mib30.
Un passo da compiere consiste nel verificare se esiste una relazione “significativa” tra l’andamento del proprio portafoglio e l’indice Mib30 e, nel caso affermativo calcolarne sia l’intensità che la direzione. Ciò che dobbiamo quantificare è il “grado di influenza” che il mercato, rappresentato dal MIB30, ha sui titoli da proteggere.
La misura di questa presunta “relazione di dipendenza” si può derivare dal c.d. market model usando la regressione lineare semplice su di un campione di rendimenti storici o prospettici. I rendimenti dell’indice Mib30 rappresenteranno la variabile indipendente ( che influenza), mentre i rendimenti del portafoglio titoli la variabile dipendente ( influenzata). In effetti lo scopo dell’analisi di regressione è di stimare il coefficiente angolare Beta.
Esso quantifica l’intensità e la direzione del modo in cui i rendimenti di mercati influenzano quelli del nostro portafoglio ( rischio sistematico). Per valori di positivi il nostro portafoglio tenderà a muoversi nella stessa direzione del Mib30; per valori negativi, invece, tenderà a muoversi in direzione opposta rispetto all’indice. Il Beta , in valore assoluto, ci indica anche l’intensità del movimento del portafoglio rispetto all’indice; un Beta superiore all’unità infatti segnala una volatilità dei propri titoli superiore all’indice Mib30.
Questa metodologia, però, non è esente da limiti. In primo luogo perchè il calcolo del Beta si fonda su rendimenti storici o prospettici. Purtroppo il passato non sempre è rappresentativo del futuro e le previsioni non sempre si avverano! In secondo luogo è necessario che tra portafoglio e indice esista una relazione di tipo lineare. Si tratta di valutare la significatività del Beta.
Per quest’aspetto è necessario ricorrere al test T di Student. Certamente utile può infine essere l’indice di determinazione R2 cioè un indicatore di sintesi per valutare l’efficacia della copertura. Essa sarà massima quando questo indicatore è pari ad uno.
Queste informazioni possono quindi ridurre il rischio di sbagliare clamorosamente la strategia di copertura, impostandola erroneamente o effettuandola se non necessaria.
Infine il Beta ci fornisce utili informazioni sul numero di “contratti ottimali” da negoziare. Il numero di contratti sarà dato dal prodotto tra il coefficiente Beta ed il rapporto tra il valore della posizione da proteggere e il valore di un miniFib. Se ad esempio il Beta=2 una variazione dell’1% del Mib30 provocherà, a parità di intercetta, una variazione del 2% del portafoglio azionario. Per un portafoglio di 50.000 euro ed un miniFib a 25000 punti indice (1 punto indice equivale ad un euro), il numero di contratti necessari per coprire la posizione azionaria sarà pari a 4.
Il Market Model non è una formula magica, ma soltanto una metodologia che se correttamente capita ed interpretata può aiutare l’hedger ad utilizzare proficuamente il miniFib come strumento di copertura.
*Giuseppe Romano e’ direttore dell’ufficio studi di Consultique