Società

IL MALORE DI SILVIO RALLENTA
L’ OPA DI FINI?

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(WSI) –
Ieri Silvio Berlusconi si è
sentito male in diretta tv. Era a
Montecatini dai giovani dei circoli
dellutriani e stava parlando
della sua eredità politica, ovvero
il partito unitario del centrodestra.
A quel punto ha chiuso
gli occhi e si è accasciato tra le
braccia di Umberto Scapagnini,
precipitatosi sul podio degli
oratori qualche secondo prima.
Dopo venti minuti, il Cavaliere
era già in piedi e ha preso l’elicottero
per Arcore, da dove poi
ha raggiunto il San Raffaele a
Milano per un ricovero di ventiquattr’ore.

Lipotimia, questo il
primo responso dei medici: una
cattiva irrorazione del cervello
originata da un calo di pressione
e che porta a una momentanea
perdita di coscienza. Varie
le possibili cause: il caldo all’interno
della struttura, la stanchezza,
l’emozione e forse degli
antibiotici presi dopo l’operazione
al ginocchio.

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In ogni caso l’impatto emotivo
delle immagini del malore
berlusconiano è stato fortissimo.
Anche perché questo simbolico
incidente di percorso
chiude una settimana convulsa
per la Casa delle libertà e ne
apre una decisiva che culminerà
sabato prossimo, quando l’opposizione
a due gambe si radunerà
a Roma (Forza Italia,An e
Lega) e a Palermo (Udc) per
protestare contro la finanziaria
del governo Prodi.

La novità
più rilevante, allora, è che nei
giorni scorsi Gianfranco Fini
avrebbe «lanciato un’Opa sulla
successione a Berlusconi», tanto
per usare le parole di un accreditato
forzista che però poi
precisa: «Stare in testa al primo
giro non significa arrivare vincitore
alla fine». Complice, infatti,
il controverso scoop di Libero
su un Cavaliere depresso che
non troverebbe il killer per ammazzare
il governo Prodi e si accontenterebbe di fare il padre
nobile del centrodestra, il presidente
di An è stato al centro di
una serie vorticosa di indiscrezioni
all’interno della Casa delle
libertà.

Poi sono arrivate le
dichiarazioni del belga Wilfried
Martens, presidente del Ppe, su
«An ancora estremista» e subito
dopo le voci sulla presunta
intenzione finiana di togliere la
fiamma missina dal simbolo del
suo partito per accelerare un
moderno percorso conservatore
della destra italiana.
Non a caso, l’esternazione
di Martens, dietro cui qualcuno
scorge anche un zampino casiniano,
è stata controbilanciata
da numerosi spinning di via della
Scrofa che riferiscono di un
solido asse Berlusconi-Fini-Aznar.

Questi ultimi due, del resto,
si sono incontrati qualche settimana
fa a Madrid e in quell’occasione
sarebbe stato proprio
l’ex premier spagnolo ad affrontare
con Fini la delicata
questione della fiamma, ultimo
ostacolo verso una piena legittimazione
del leader di An ma
anche possibile causa di una
scissione dentro il suo partito.
Per l’ex vicepremier e ministro
degli Esteri, la vera consacrazione
è stata però la standing
ovation di sabato scorso a Montecatini,
alla convention dei giovani
di Marcello Dell’Utri,
quando ha accusato il dissidente
Casini di infantilismo politico.
Solo che, adesso, il malore
berlusconiano «potrebbe paradossalmente
rappresentare una
sorta di azzeramento», come
ammettono dallo stato maggiore
finiano, perché bisognerà capire
che tipo di reazione avrà il Cavaliere dinnanzi allo choc
provato, seppur per pochi minuti,
dal popolo di centrodestra.

In pratica, un’onda emotiva
che potrebbe avere effetti
positivi anche sulla manifestazione
del 2 dicembre a piazza
San Giovanni. Al momento gli
organizzatori dicono di poter
contare su 200mila presenze
certe (100mila assicurate da
Forza Italia, 80mila da An e
20mila dalla Lega) ma in queste
ore si registra un diffuso ottimismo
che porta a quantificare
in 300mila le persone che
potrebbero muoversi in maniera
spontanea e autonoma. Totale: mezzo milione in piazza,
mentre sul palco dovrebbero
parlare, in successione, Bossi,
Fini e Berlusconi.

Sull’altro fronte, quello degli
isolati centristi dell’Udc, si
spera invece in 10mila persone
al Palasport di Palermo, dove
tra l’altro è confermata la presenza
del berluscones Carlo
Giovanardi. Per quanto riguarda
il futuro a breve e medio termine,
i casiniani escludono ogni
possibile riavvicinamento all’asse
Berlusconi-Fini in funzione
del partito unitario.

Anche per
questo, la mediazione dellutriana,
annunciata ieri dal Corsera,
viene rispedita con decisione al
mittente: Casini punta tutto su
una grande Udc a due cifre per
le europee del 2009 e immagina
un bipolarismo diverso da quello
prodian-berlusconiano. Insomma,
un solido scenario neocentrista,
per non dire neo-dc,
che prevede una lenta erosione
dell’attuale Cdl e l’implosione
della maggioranza unionista di
Romano Prodi.

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