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IL MAL DI MUTUO

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Secondo il Financial Times, il governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan, non ha fatto abbastanza per mettere in guardia le famiglie
americane dall’indebitamento a basso tasso di interesse per i mutui immobiliari. E ora che i tassi stanno salendo molte famiglie rischiano lo
strangolamento, per eccesso di oneri finanziari rispetto al loro reddito mensile.

La colpa starebbe soprattutto nel fatto che Greenspan nel 2004, quando c’era ancora bisogno di stimolare la domanda per far crescere l’economia, ha molto pubblicizzato le virtù dei mutui a tasso variabile a breve termine per la casa. Il tasso variabile a breve del 2004, negli Stati Uniti era sotto quello d’inflazione ed è anche adesso molto allettante. Talmente allettante che la gente continua a indebitarsi con i mutui edilizi. Ma fra poco il tasso a breve
salirà e cominceranno le difficoltà.

Il problema è grosso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, altro paese dove le tecniche bancarie di prestito alle famiglie sono raffinate. Il credito familiare negli Stati Uniti tocca l’80
per cento del prodotto nazionale e nel Regno Unito l’85. E la porzione dei mutui ipotecari nei due paesi è del 70 per cento. Sia in America che in Inghilterra il rischio di insolvenza, a causa di oneri finanziari dovuti al rialzo dei tassi, per le famiglie che, allettate dai tassi variabili, si sono esposte oltre misura, è grave.

Il Financial Times ha solo parzialmente ragione di prendersela con Greenspan. Dovrebbe soprattutto prendersela con le banche che, attratte dai profitti differenziali, hanno spinto i mutui ipotecari a tassi variabili come grande trovata di nuova finanza. Divenuto meno interessante l’investimento in Bot, le famiglie, anche in Italia, si sono rivolte all’investimento immobiliare. I prezzi delle case sono aumentati vertiginosamente ma ciò non ha rallentato gli acquisti perché le banche hanno offerto mutui con interessi di poco superiore al tasso di
inflazione.

Da noi il debito bancario delle famiglie è solo il diciassette per cento del pil e quello ipotecario il dodici per cento. Ma questa
percentuale è doppia rispetto a quella del 1998. Se la Banca centrale europea aumenterà il tasso, il mal di mutuo, per molti, potrebbe essere un guaio serio.

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