(Teleborsa) – La Manovra “conquista” la fiducia del Senato con 170 voti favorevoli e 136 contrari. Il Testo della nuova finanziaria, ideata e fortemente voluta dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, si avvia così all’esame ed all’approvazione della Camera. Ma il testo è “blindato”, come ha confermato dallo stesso Tremonti. Non c’è tempo infatti per ulteriori modifiche ed aggiustamenti. Lo impongono condizioni economiche delicate in tutta Europa ed a livello mondiale, ma anche i mercati finanziari e la speculazione che resta “in agguato” per cogliere qualsiasi segno di debolezza del Governi europei. E’ per questo motivo che l’Europa si è messa in moto, approvando, in modo più o meno rapido e più o meno incisivo riforme della fiscalità e piani di risanamento del debito pubblico. La Manovra italiana – che spazia dai drastici tagli alle amministrazioni centrali e locali, al blocco dei contratti collettivi pubblici, alla lotta all’evasione – non lascia grande spazio alla negoziazione, almeno riguardo i saldi, che prevedono una riduzione del deficit per circa 12 miliardi l’anno venturo e 25 miliardi nel biennio successivo, con l’obiettivo di arrivare ad un taglio del rapporto deficit/PIL al 2,7% entro il 2012. Lo impone il Patto di stabilità siglato con i partner europei, che oggi acquista sempre maggiore validità e forza a causa della crisi che ha colpito l’Europa. La conferma arriva anche dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, in un intervento all’assemblea annuale dell’ABI. Ieri, Draghi ha sottolineato che “nonostante i costi in termini di crescita dell’economia che la manovra implica nel breve periodo era inevitabile agire al più presto: lo scenario tendenziale non era sostenibile”. “Scontiamo la lentezza con cui l’incidenza del debito pubblico sul PIL – sottolinea Draghi – è stata ridotta nel decennio successivo all’avvio dell’Unione monetaria”. La strada resta quella di una decisa inversione di rotta della spesa rispetto alle tendenze dell’ultimo decennio, oltre all’azione efficace contro l’evasione. “Il riordino dei conti pubblici e la crescita – ha precisato il Governatore di Palazzo Koch – sono, insieme, condizioni essenziali per la stabilità finanziaria; questa è a sua volta il pilastro su cui poggia una crescita durevole”. E non mancano gli insoddisfatti. Dopo il giudizio positivo espresso dal mondo imprenditoriale e da Bankitalia resta da superare l’atteggiamento contrario delle Regioni e degli Enti Locali. Eppure anche l’opposizione degli Enti locali sembrerebbe ora più morbida, dopo la minaccia di restituire le deleghe al Governo; ipotesi ora accantonata. Una rinuncia? “Le Regioni hanno confermato tutte le loro posizioni assunte in queste settimane all’unanimità e hanno accantonato la restituzione delle deleghe, ribadendo che considerano fondamentale così come stabilito dall’articolo 119 della Costituzione che alle deleghe stabilite corrispondano le relative risorse” ha dichiarato il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, aggiungendo “All’unanimità le Regioni hanno sottolineato con forza la insostenibilità della manovra varata dal Governo per le conseguenze che avrà sui bilanci regionali e quindi su servizi fondamentali per cittadini ed imprese”. Quindi nessun cambiamento di rotta, anzi, la rotta è confermata ed è scritta nero su bianco nel documento approvato dalla Conferenza delle Regioni. Errani continua dunque a chiedere un dialogo ed un confronto con il Governo per tentare di trovare un accordo, fermi restando i saldi, per riequilibrare la Manovra. Ma il dato è tratto e la Manovra va avanti come un treno da Palazzo Madama a Montecitorio…
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