Tokyo – Da ieri circolano voci secondo cui il Giappone starebbe valutando l’ipotesi di proclamare un giorno festivo da imporre come conseguenza degli sbalzi senza precedenti subiti dai mercati e delle iniezioni di capitale della Banca del Giappone, che ha investito decine migliaia di miliardi di liquidita’ per rivitalizzare il sistema finanziario. Oggi e’ arrivata la conferma
L’agenzia Dow Jones riporta che “Il capo della Camera Alta giapponese ha suggerito di chiudere i mercati finanziari a causa delle turbolenze provocate dal disastro che ha colpito il paese, in un chiaro esempio di come la crisi abbia scosso alcune delle figure piu’ prominenti del paese”.
I mercati di Tokyo sono rimasti aperti e funzionanti durante i giorni punitivi successivi al terremoto e conseguente tsunami di venerdi’ scorso, con l’indice che ha bruciato il 17% del suo valore in due giorni, per poi chiudere in calo di un piu’ moderato -1,4% oggi, recuperando da un calo iniziale del 4%.
E’ pero’ difficile immaginare come si possano bloccare le attivita’ di scambio sui futures e in particolare sul mercato valutario mondiale, una piattaforma in cui le banche si passano di mano $4.000 miliardi al giorno.
Takeo Nishioka e’ un esponente dell’opposizione, rappresentante del Partito Democratico Liberale, ma la sua figura di presidente della Camera Alta, l’equivalente del nostro Senato, e’ per natura bipartisan. “I mercati sono volatili, e’ una situazione accettabile questa?” si e’ chiesto Nishioka, durante una conferenza stampa. “Chiudere i mercati potrebbe essere un’opzione”.
Un’opzione che purtroppo non avrebbe alcun effetto placebo sui mercati perche’ non potrebbe comunque attenuare la paura, e i mercati elettronici dei futures di tutto il mondo non possono certo essere bloccati a meno che non si indica una festa mondiale, che presto sara’ necessaria se si vorra’ riportare la stabilita’. Senza poi citare il caso dei mercati del debito fisso e valutario.