Società

IL FRANCO PANNOLINO

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Non cambieremo mai. No, mai. Alla Camera è in corso una clamorosa e godibilissima farsa italiana sulla libertà in pericolo: le votazioni sulla legge Gasparri, l’ennesima riforma del sistema televisivo sotto minaccia dell’ennesima pronuncia della Suprema Corte, procedono fra agguati dei franchi tiratori (oggetto: la pubblicità dei pannolini) e sublimi atti di disciplina (con cilicio) della maggioranza e della minoranza.

Tutti sono comprensibilmente abbrancati al proprio interesse politico e di bottega, e il più abbrancato è il fondatore della tv commerciale, who happens to be the prime minister of Italy, quel Cav. che si batte da vent’anni con successo per non essere scorticato vivo dallo schieramento nemico di sempre, il partito di coloro che non-si-spezza-una-storia-non-s’interrompe-un’emozione, sconfitti da Drive In, sconfitti dal decreto Craxi, sconfitti dal referendum sulla libertà d’antenna, sconfitti da Iva Zanicchi, sconfitti alle elezioni, sconfitti per sette anni dall’opposizione, ma mai domi, mai sazi di sangue del nemico e libertà per gli amici. Ma che delizia.

Sono tutti d’accordo sulla sostanza: non privatizzare a nessun costo la Rai. Sono tutti d’accordo sul metodo: imputarsi reciprocamente di attentare alle libertà fondamentali dei cittadini, tra accuse di comunismo e vibranti perorazioni contro il conflitto di interessi.

Intanto la tv (compresa la commerciale) resta vagamente “de sinistra”, resta un po’ cialtrona e un po’ anarchica, blobbista e d’eusanista e sanFedista, e il vero scontro è sulla pubblicità, sui quattrini.

Da una parte l’outsider dell’industria della comunicazione e della politica, dall’altra i nipotini del puritanesimo televisivo piccista, i democristianoni di sinistra pronipoti di Biagione Agnes, e gli ineffabili editori che accettano mance ma vorrebbero il diritto alla fetta di torta anche loro, con l’avanguardia combattente dei debenedettiani di Repubblica (sempre molto attenti all’interesse generale).

Il nostro parere (diciamo) tecnico lo conoscete. La Gasparri va benone, perpetua il duopolio (che è meglio del monopolio, e Dio ne renda merito a Berlusconi). Perpetua il conflitto di interessi tra premier e Mediaset, immedicabile (e ringraziate Borrelli & C. che hanno regalato Berlusca alla politica e la politica a Berlusca) ma almeno parzialmente truccabile con la Frattini che l’ostinato Cav. blocca per paura delle ombre e sprezzo del pericolo.

Non ci toglie la libertà, e prepara un fumoso futuro tecnologico digitale, che in parte è già arrivato con il satellite, in cui ce n’è e ce ne sarà per tutti, anche e soprattutto per il bravo murdoch-santorista Corrado Formigli.

Ma intanto il Cav. ha deciso che lui non è San Francesco e che non si fanno sacrifici sui dané per associare infidi potenziali alleati alle convenienze del sistema, neanche per essere o parere statista capace di liberalità. E così la Gasparri diventa la solita Bastiglia dei poveri ricchi intorno a cui celebriamo falsi miti insurrezionali, e l’Ulivo come scrivono gli editori “insorge”. Appresso all’emendamento dei pannolini.

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