Per il mondo delle previsioni economiche questa non è stata una buona annata. Mai sono stati collezionati così tanti errori in uno spazio di tempo così ridotto. Basterà dire che ancora sei mesi fa gli esperti e i più grandi centri di ricerca si interrogavano sulla possibilità che il prezzo del petrolio arrivasse a 200 dollari al barile piuttosto che a 180. Oggi, invece, siamo poco sopra i 30 dollari e, di nuovo, fra gli stessi esperti circola l´idea che si potrebbe scendere fino a dieci dollari al barile. E le navi piene di petrolio stazionano all´esterno dei porti di destinazione e non scaricano (prendono tempo) nella speranza che nel giro di qualche giorno il greggio possa salire almeno di qualche dollaro.
Però la gente ha bisogno di avere un´idea su dove può andare il mondo e quindi, nonostante i recenti, clamorosi, insuccessi, ecco che si torna a fare previsioni. Una delle più aggiornate è quella di Bloomberg Consensus, per la quale sono stati interrogati decine e decine di esperti. Lo scenario che esce da queste previsioni (America e Europa) è molto sconfortante. Ma va detto che si tratta anche, in un certo senso, dello scenario migliore oggi possibile (al punto che molti non vi crederanno). In sostanza, questo scenario ha un senso solo se tutto va bene e se nessuno (sulle due sponde dell´Atlantico) fa una mossa sbagliata.
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Ci si aspetta, ad esempio, che il 20 gennaio Barack Obama vada alla cerimonia del suo insediamento come presidente degli Stati Uniti con già in tasca i decreti (da emanare nel pomeriggio) per il rilancio dell´economia americana. E si parla di mille miliardi di dollari di investimenti. Molti lavori pubblici, perché sono quelli che fanno più effetto, vengono meglio in televisione e si pagano poco alla volta (mano a mano che i cantieri vanno avanti). Ma anche, si dice, un maxi-piano di super- autostrade informatiche (e tecnologia in generale) per dare all´America una nuova scossa tecnologica dopo quella che segnò l´inizio dell´era Clinton.
Lo scenario Bloomberg parte dalla premessa che tutto questo accadrà. E quindi si esclude che Obama possa passare due mesi a discutere con i suoi consiglieri e il Congresso su che cosa mettere nel piano di rilancio. Ma anche in questo caso (tutti fanno quello che devono fare e nessuno sbaglia) ne viene fuori il ritratto di un 2009 duro e difficile. La ripresa, secondo questa previsione, dovrebbe partire nel terzo trimestre dell´anno prossimo, quindi in autunno, su entrambe le sponde dell´Atlantico. Solo che l´America avrà una partenza più sportiva e bruciante. Nel terzo trimestre, infatti, l´aumento del suo Pil dovrebbe essere dell´1 per cento sul trimestre precedente (dato annualizzato). Dopo di che l´economia dovrebbe prendere progressivamente forza e la crisi, a quel punto, potrà essere considerata veramente superata.
La stessa cosa succederà (secondo queste previsioni, che in realtà sono solo uno scenario del genere “quello che vorremmo che accadesse”) su questa sponda dell´Atlantico, in Europa. Solo che nell´area euro la ripresa sarà visibile solo con microscopi molto potenti: sul trimestre precedente, infatti, a fine 2009 la crescita dell´area euro sarà solo dello 0,3 per cento. Ma questo è un dato annualizzato: per avere quello effettivo, bisogna dividerlo per quattro. E quindi la crescita effettiva europea sarà inferiore allo 0,1 per cento.
Un soffio, praticamente una brezza avvertibile solo da chi abita ai piani alti. In compenso l´Europa pagherà il prezzo più alto in termini sociali. Come “danno collaterale” a fine 2009 si ritroverà infatti con una disoccupazione complessiva superiore all´8 per cento (8,35, per la precisione). L´America andrà un po´ meglio, nonostante le preoccupazioni di questi giorni: solo il 7,90 per cento di disoccupazione contro il 6,70 per cento di adesso.
Forse a questo diverso andamento (minore crescita e più disoccupati) non risulterà estraneo il comportamento delle due banche centrali. Negli Stati Uniti si pensa che il costo del denaro sarà uguale a zero per tutto l´anno prossimo. In Europa, invece, non si scenderà mai al di sotto dell´1,75 per cento. Insomma, su questa sponda dell´Atlantico trovare dei soldi “per fare delle cose” costerà molto di più che non in America. E infatti se ne faranno meno (e quindi ci sarà, in proporzione, più gente senza lavoro e senza busta paga).
Lo scenario Bloomberg Consensus contiene una sola consolazione: tanto in America quanto in Europa il trimestre più duro dovrebbe essere l´ultimo del 2008, quello cioè che finirà il 31 dicembre. Poi andrà ancora male (fino al terzo trimestre 2009), ma in termini meno pesanti. Come si vede non c´è da stare allegri. Ma, ripeto, questo che ho appena illustrato è lo scenario migliore che può capitarci. Qualunque sbaglio, qualunque “buco” sommerso nel mondo bancario, qualunque scelta sbagliata nei tempi di intervento potrebbe portarci molto più in giù. Magari con una crescita che nel 2009 non si fa vedere affatto e con una disoccupazione che in Europa vola oltre il 10 per cento.