Società

Il Dow rivede i 10000 punti

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A meta’ giornata gli indici americani viaggiano sui massimi di seduta sostenuti dalle parole del numero uno della Fed Ben Bernanke (“L’economia americana si espandera’ nel 2010 e nel 2011”) e dalla revisione al rialzo della Banca mondiale sulle stime di sviluppo della Cina per quest’anno (dal 9% al 9.5%).

Il Dow si porta cosi’ nuovamente sopra i 10000 punti (10055, +123 punti) grazie a un rialzo dell’1.15%, il Nasdaq segna un +1.72% a 2208 (+36 punti) mentre l’S&P 500 guadagna l’1.4% a 1077 (15 punti).

Il governatore della banca centrale americana ha comunque avvertito: ci sono “significativi freni” al tasso di crescita. Potrebbero infatti passare anni prima che il mercato del lavoro si riprenda da tutti i danni subiti durante il recente periodo di profonda recessione.

La Fed, inoltre, guarda da vicino gli sviluppi della crisi europea per valutare ogni possibile impatto sull’economia Usa, per ora giudicato limitato “se i mercati si stabilizzeranno”. Ribadita “l’importanza di avere conti pubblici in buona salute”. La Fed è convinta di avere gli strumenti adatti per uscire dalla politica di bassi tassi di interesse senza generare inflazione.

Bernanke ha poi detto che la posizione fiscale del paese e’ “deteriorata”, ma il deficit calera’ nei prossimi anni. Questa indicazione arriva nel giorno in cui il dipartimento al Tesoro ha diffuso un rapporto secondo cui il debito americano potrebbe superare i $13.600 miliardi nell’anno in corso e balzare a $19.600 miliardi nel 2015. Il rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo potrebbe salire al 102% nel 2015, dal 93% di quest’anno.

Quanto alla Cina, gia’ prima dell’apertura aveva fatto parlare di se con la notizia che il paese potrebbe aver registrato a maggio un incremento del 50% delle esportazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Molte delle economie avanzate stanno vivendo una ripresa “pacata” e i rischi sull’outlook dell’economia globale sono “cresciuti significativamente”, ha riferito il vicedirettore generale del Fondo monetario internazionale Naoyuki Shinohara. Da un sondaggio condotto da Bloomberg interpellando i suoi clienti e’ emerso che il 73% dei partecipanti si aspetta un fallimento della Grecia.

Tornando all’Europa, la crisi del debito resta dunque sullo sfondo, a partire dall’Ungheria che ha messo a segno una crescita nel primo trimestre dell’anno, seppur modesta. Fitch fa sapere che una conferma del giudizio su Budapest (attualmente BBB con outlook negativo) richiede misure sul budget piu’ stringenti. La previsione del deficit Pil dell’agenzia di rating e’ del 4.2% contro il 3.8% stimato per fine anno, se non si tengono in considerazione che venerdi’ scorso il nuovo governo aveva contestato il target annunciato dal precedente esecutivo preannunciando un defiti del 7.5% per fine anno.

Dalla Grecia, invece, il ministro delle finanze Georges Papaconstantinou ha smentito categoricamente i nuovi “rumors” secondo cui Atene potrebbe fallire o uscire dall’euro: “si tratta di voci senza alcun fondamento e che hanno una dimensione solo speculativa; tutto questo e’ alquanto improbabile e anche comico”. Smentite anche le voci su una possibile ristrutturazione del debito.

La Grecia ricevera’ a settembre la seconda parte di aiuti (pari a 110 miliardi di euro) da parte di Ue e Fmi. Lo ha confermato lo stesso ministro delle finanze greco.

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Gli operatori devono anche fare i conti con la proposta franco-tedesca di bloccare la vendita alla scoperto di azioni e bond statali, invito accolto favorevolmente dalla Commissione europea. “La lettera di Merkel e Sarkozy (inviata al presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, ndr) lascia intendere una decisione a breve di tutti gli stati europei, non più della sola Germania, e gli speculatori iniziano a capire che l’Ue sta facendo sul serio” spiegano dalle sale operative dove si crede che una misura del genere avrebbe un “impatto molto forte” sul mercato.

Negli Stati Uniti attenzione al Beige Book, il consueto bollettino mensile della Federal Reserve sull’andamento dell’attività nei 12 distretti della banca centrale statunitense.

Sul fronte societario, fari puntati su Texas Instrument. Il colosso dei chip ha alzato la parte bassa della forchetta sulle proprie stime di vendite per il secondo trimestre dell’anno. Bank of America vende il 25% della propria partecipazione nelle attivita’ messicane di Banco Santander per $2.5 miliardi. A comprare e’ la stessa banca spagnola.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico le quotazioni del greggio segnano un guadagno dopo scorte calate piu’ del previsto. I futures con consegna luglio avanzano di $2.25 attestandosi a quota $74.76 al barile (+3.9%). Sul valutario la moneta unica quota $1.2052 (+0.66%). L’oro cede $18 in area $1227. Quanto ai Treasury, il rendimento sul benchmark decennale si trova al 3.2330%.