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IL DOW JONES CAPITOLA AI MINIMI DAL NOVEMBRE 2003

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Seduta (e fine settimana) pesante a Wall Street, con vendite massicce sull’hi-tech e prezzi del petrolio al recordo storico di $55,50 al barile. Il Dow Jones ha chiuso con un ribasso dell’ 1.09%, a quota 9757, con un minimo intraday a 9753.02.

Per la prima volta da molti mesi volta il DJIA e’ sceso sotto quota 9800 (che gli analisti tecnici considerano una soglia tecnica cruciale, vedi l’articolo CONFUSIONE A WALL STREET), finendo quindi non solo al bottom assoluto di quest’anno, ma ai minimi dal 24 novembre del 2003. Vendite intense anche sui tecnologici del Nasdaq: l’indice hi-tech ha accusato un calo dell’1,97%, a quota 1915.14. Lo S&P 500 e’ calato dello 0,97% a 1095.74.

La seduta di venerdi’ e’ stata una brutta doccia fredda per i rialzisti, soprattutto perche’ dal punto di vista tecnico il Dow Jones e’ sceso sotto 9800, e il Composite e’ arretrato in modo secco senza poter confermare il buon rialzo di giovedi’, in cui era arrivato a un soffio dalla media mobile a 200 di quota 1960.

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Nonostante la brutta botta il Nasdaq chiude la settimana in rialzo dello 0.2%, mentre il DJIA ha lasciato sul campo l’1.8% e lo S&P 500 l’1.1%.

Tra i componenti del Dow Jones (ma e’ anche quotato sul Nasdaq e sullo S&P 500) il colosso hi-tech Microsoft (MSFT) ha perso il 3%, per le preoccupazioni relative ai prossimi trimestri.

L’unico titolo positivo tra i 30 del Dow e’ stato Caterpillar (CAT) in rialzo dello 0.4% per l’upgrade di un broker.

Guidano invece la classifica delle perdite piu’ pesanti oltre a Microsoft, Merck & Co, Pfizer, SBC Communications, Verizon, 3M e Walt Disney. In rosso i settori biotech (pesano alcune cattive notizie da Gilead), farmaceutici e servizi petroliferi.

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Sugli altri mercati, continua la debolezza del dollaro che nei confronti dell’euro e’ stato scambiato in chiusura a $1.2685, nuovo minimo degli ultimi nove mesi. L’oro ha chiuso a $425.60 l’oncia, con un rialzo per la settimana di $5.50 per via del calo del dollaro. In leggero rialzo i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni ha chiuso al 3.98%.

Il mercato azionario e’ molto pesante anche perche’ le quotazioni del greggio sono schizzate a un nuovo record storico a quota 55,50 dollari al barile, per il timore che la crescita cinese, superiore alle attese, porti il gigante asiatico a richiedere una quantità di petrolio che il mercato non potrà essere in grado di offrire.

La grande preoccupazione tra gli investitori di Wall Street e’ che questi strappi del prezzo del petrolio non siano destinati a sparire tanto presto, per cui potrebbero rallentare la crescita economica dell’America e del mondo industrializzato.

Al clima negativo sui mercati Usa contribuisce anche l’incertezza sul risultato delle elezioni presidenziali del 2 novembre. Trader e investitori non riescono a prevedere chi tra Bush e Kerry sara’ il vincitore. I due candidati sono nei sondaggi in posizione di assoluta parita’.