Società

IL DILEMMA
DELL’ ECONOMIA AMERICANA

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*Antonio Cesarano e’ il Responsabile Desk Market Research di MPS Finance. I suoi commenti non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

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I principali elementi desumibili dal report settimanale CFTC sono i seguenti: 1) si ridimensionano le posizioni nette corte sul mercato obbligazionario, in modo particolare sul tratto trentennale dove erano stati raggiunti nuovi massimi storici in termini di posizioni nette corte combinate; 2) si ridimensionano le posizioni nette corte di Yen verso Dollaro, dopo che la scorsa settimana avevano raggiunto il livello massimo dagli inizi del 2000.

Sul mercato obbligazionario statunitense lo scenario di base sulle prospettive per l’economia Usa continua ad essere molto dibattuto. In sostanza vi è divergenza di opinioni tra chi ritiene che la fase di rallentamento sia confinabile al solo mese di marzo (preoccupandosi pertanto maggiormente delle spinte sui prezzi) e chi invece propende per un rallentamento prolungato.

Anche i più noti Fed watchers sembrano essere espressione di tale divisione: a favore della prima tesi infatti possiamo annoverare Greg Ip (del WSJ) che proprio oggi ha commentato gli ultimi dati macro dichiarando che “while the economy appears to have softened in recent months, Fed officials seem to be more focused on keeping inflation from accelerating” (mentre l’economia sembra aver rallentato negli ultimi mesi, gli esponenti della Fed sembrano essere maggiormente focalizzati ad impedire che l’inflazione acceleri). A favore della seconda tesi invece sembra essere John Berry (columnist di Bloomberg).

Al momento non escludiamo che il rallentamento dell’economia possa estendersi almeno al mese di maggio, sebbene nel frattempo nel complesso le pressioni inflative siano più evidenti rispetto solo ad inizio anno. A tal riguardo però alcune considerazioni: 1) il Pce core di marzo è risultato all’interno del range stimato per l’ultimo trimestre del 2005; 2) le pressioni derivanti dal costo del lavoro al momento appaiono contenute, in base alle indicazioni fornite dall’indice del costo del lavoro del primo trimestre;

3) le quotazioni del greggio si sono ridimensionate di oltre il 10% la scorsa settimana con un’inclinazione sui primi 10 contratti della curva dei prezzi a termine che potrebbe ancora spingere ad accumulare scorte (andamento già in atto da metà febbraio) e contribuire almeno a contenere i prezzi del petrolio (a tal proposito si veda il discorso di Greenspan del 5 aprile).

L’andamento moderato dell’indice del costo del lavoro è stato reso possibile soprattutto dalla contenuta variazione della componente salari e stipendi, il che lascia ipotizzare che le aziende continuino ad assumere in modo piuttosto scrupoloso al fine di controllare la dinamica dei costi.

Di conseguenza è lecito attendersi ancora una dinamica piuttosto moderata in termini di creazione di nuovi posti di lavoro, come suggerito anche dalla componente occupazionale (da 53,3 a 52,3) dell’ISM manifatturiero di aprile.

In questo contesto è verosimile attendersi ancora la permanenza di tassi di mercato su livelli contenuti, con possibilità di posizionamento del tasso decennale governativo al livello del 4-4,10% laddove i non farm-payrolls del prossimo venerdì risultassero inferiori alle 100.000 unità.

Sul mercato forex la perdurante fase di debolezza dell’economia europea (ribadita dagli indici Pmi manifatturieri pubblicati oggi) insieme con i timori di una vittoria del no al referendum francese sulla carta costituzionale (sebbene gli ultimi sondaggi hanno sensibilmente stemperato tali preoccupazioni) continuano a giocare a sfavore dell’Euro. Con riferimento a tale cross ribadiamo il supporto a quota 1.27.

Per quanto concerne lo Yen, è verosimile immaginare un’intensificazione delle speculazioni relative ad una possibile rivalutazione dello Yuan, elemento quest’ultimo favorevole alla valuta nipponica. Inoltre occorre considerare ancora il potenziale supporto derivante dalla possibile continuazione del ridimensionamento delle posizioni nette corte ancora molto corpose sullo Yen vs. Dollaro.