Economia

Il cigno nero fa capolino fra le banche americane

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(Teleborsa) – Finito lo stress test per le Banche europee, pubblicati i dati, giudicati i risultati e criteri di calcolo e rivisti scenari alternativi più restrittivi, anche il Fondo Monetario Internazionale stringe le maglie del giudizio proponendo per le Banche USA un nuovo stress test. Il risultato che scaturisce è una doccia fredda per il sistema bancario americano che, alla luce di criteri più restrittivi e il condizioni di scanari avversi, solo per mantenere il proprio Core Tier 1 “inchiodato” al 6% tra il 2010 e il 2014, avrebbe bisogno di ulteriore liquidità per 76 mld di dollari. Bene…non c’è che dire. L’exit strategy diventa così una chimera e il governo federale USA dovrebbe, per questo rimettere mano al portafoglio. E nemmeno in funzione di uno scenario congiunturalmente più blando le cose cambierebbero, perchè il sistema bancario USA avrebbe comunque bisogno di oltre 45 mld di dollari per rimanere entro il Core Tier 1 al 6%, dove lo scenario base non rispecchierebbe nemmeno i parametri attualmente espressi dalla situazione economica e cioè il superamento del gap negativo di produzione, un’ inflazione al 2,15% e un incremento graduale dei tassi con conseguente richiamo degli investimenti verso Bonds governativi. 12 banche su 53 resterebbero “fuori parametro”. Lo scenario più restitrittivo, invece, vedrebbe un nuovo shock della produzione a causa di una contrazione degli investimenti, nuovi problemi per il sistema finanziario con inasprimento del “credit crunch” e quindi nuovi stimoli fiscali, in barba all’exit strategy. Insomma un’economia “double dip” con inversione a “W”. E guarda caso uno scenario che prende via via più sostanza in funzione del mostro a due teste, cioè della deflazione, che solo i più realisti hanno fin quì considerato. Ebbene, in funzione di questo scenario 23 banche su 53, cioè il 43% del campione con esclusione delle 4 “top bank”, non sarebbero in grado si superare la situazione. Dall’analisi degli scenari, emerge poi un dato inquietante e cioè che gli istituti che hanno difficoltà nel raggiungere senza problemi i parametri minimi sono quelli di piccole dimensioni. Cristopher Towe, membro dell’FMI con delega ai mercati finanziari, si dichiara estremanente preoccupato, dicendo che “gli istituti medio-piccoli sono quelli più esposti al settore immobiliare commerciale e questo” aggiunge ” è un nuovo potenziale elemento di instabilità finanziaria”. In tal senso va ribadito che nel quadriennio 2010-2014 giungeranno a scadenza circa 1400 mld di dollari di obbligazioni immobiliari commerciali e di queste almeno la metà avranno problemi per il rimborso. Un vortice di instabilità che potrebbe riproporre lo scenario 2007-2009 e far tremare nuovamente Fannie Mae e Freddie Mac, le compagnie governative che operano sul mercato secondario dei mutui immobiliari, già salvate dal governo USA. Insomma il cigno nero si fa nuovamente largo, a sorpresa, nel sistema finanziario americano.