La bolla speculativa scoppiata sui titoli tecnologici ha travolto, tra gli altri, anche il settore biotech. Dopo essere stato l’indiscusso protagonista dell’impennata dei mercati azionari tra l’ottobre 1999 e il febbraio 2000, il comparto sembra aver esaurito il proprio appeal.
Dopo il periodo di “esuberanza irrazionale“, nel corso del quale i titoli di diverse societa’ specializzate nelle biotecnologie erano arrivati a quotare anche 40-50 volte le vendite previste per il quinquennio successivo, oggi la maggior parte delle aziende capitalizza meno dei propri mezzi.
Ma e’ proprio nei momenti di depressione come quello attuale che e’ opportuno cogliere le migliori occasioni su questo settore, sfruttando le grandi potenzialita’ che la ricerca medica puo’ continuare ad offrire.
Nonostante i forti ribassi del mercato azionario negli ultimi tre anni, bisogna sottolineare che, solo per fare un esempio, $1 investito nel 1989 sul titolo Amgen equivale oggi a ben $501.000.
Tale performance, che ricalca quelle realizzate nello stesso decennio da Microsoft, Dell, Cisco e EMC, e’ stata supportata da un’impressionante crescita sia del fatturato che degli utili della societa’.
Di seguito analizziamo gli elementi che occorre conoscere per selezionare al meglio le societa’ biotech su cui investire.
Un primo elemento di interesse e’ rappresentato dalla recente riorganizzazione del processo di approvazione dei nuovi farmaci decisa dalla Food and Drug Administration.
Ai sensi della riforma, i farmaci devono attraversare tre fasi di sperimentazione per poter ottenere l’autorizzazione alla produzione e alla commercializzazione. Nelle prime due fasi si verifica l’assenza di eventuali effetti collaterali (ad esempio la tossicita’), mentre nell’ultima fase si accerta la reale efficacia del farmaco.
E’ importante sottolineare pero’ che risulta molto difficile analizzare le societa’ del settore delle biotecnologie con parametri ben definiti o precisi indicatori di bilancio.
Di norma per valutare un’azienda biotech si utilizzano i seguenti criteri:
- verifica dei prodotti nelle diverse fasi di sperimentazione
- analisi dei fondamentali della societa’
- qualita’ del management
- identificazione dei soci
Al primo punto abbiamo gia’ accennato. Aggiungiamo che la bocciatura di un farmaco importante, che mira a curare una patologia particolarmente diffusa o che abbia richiesto ingenti investimenti, provoca quasi sempre un crollo borsistico della societa’ che lo produce, oltre al licenziamento di molti tecnici impiegati nella ricerca del prodotto.
Il secondo e il terzo criterio dovrebbero essere sempre tenuti in considerazione, per qualsiasi azienda, indipendentemente dal settore di appartenenza.
Per quanto riguarda invece l’ultimo punto, accade di frequente che i principali azionisti delle societa’ biotech siano fondi di venture capital o importanti case farmaceutiche, che in tal modo fanno ricerca indiretta e non rischiano pubblicita’ negativa in caso di bocciatura dei farmaci.
L’indice che raggruppa le azioni del comparto e’ il Nasdaq biotech index (NBI), che contiene ben 72 societa’. Vediamo le piu’ importanti.
- Amgen è il leader del settore, con una capitalizzazione di oltre $60 miliardi. Tra i suoi principali prodotti l’Eupogen, che stimola la produzione di globuli rossi e combatte l’anemia, e il Neupogen, che agisce sui leucociti (globuli bianchi).
- Genentech, che ha una capitalizzazione di $17 miliardi e un EPS di $1 l’anno.
- Biogen, terza societa’ in quanto a capitalizzazione di mercato, che vanta il primato di anzianita’ all’interno del comparto.
Oltre a quelle sopraindicate, il settore conta diverse aziende la cui capitalizzazione di mercato e’ addirittura inferiore alla liquidita’ che esse hanno in portafoglio. Tra queste le piu’ interessanti sono Celera Genomics, Human Menome e Incyte Genomics. Celera e’ la piu’ conosciuta perche’ nel marzo del 2000 ha annunciato di aver realizzato la mappatura del Genoma (marzo 2000).
Altre societa’ quotate negli USA con interessanti prospettive sono Cephalon, Idec Pharmaceutical, Millenium Pharmaceutical e Medimmune. Quest’ultima ha acquistato Aviron, che sta sviluppando il primo vaccino influenzale per via intranasale (Flumist). Idec invece produce il Rituxan, un anticorpo monoclonale per la cura di alcune tipologie specifiche di linfomi.
Quasi tutte le societa’ sopraindicate fanno parte del Nasdaq 100 e sono percio’ titoli generalmente liquidi e presenti nei portafogli degli investitori istituzionali.
E’ importante a questo punto fare alcune riflessioni, che potrebbero fornire interessanti spunti operativi.
Se paragoniamo l’andamento degli ultimi cinque anni dell’indice NBI con quello dell’S&P 500 e del Nasdaq Composite si nota che l’indice biotech ha ampiamente sovraperformato gli altri due.
Se pero’ restringiamo il campo di analisi all’ultimo anno succede esattamente il contrario. I titoli biotech, infatti, hanno la caratteristica di seguire in ritardo la ripresa del ciclo economico. Per questo motivo, il rally del comparto, che sta muovendo i primi passi in questo momento e che mostra notevoli potenzialita’ di crescita, potrebbe proseguire oltre il previsto rialzo natalizio degli altri settori.
*Federico Schmid e’ gestore di BNP Paribas – Banque Privée, Italia.