(WSI) – In Fisica esiste il noto principio d’Indeterminazione enunciato nel 1927 dal grande fisico Heisemberg. Per “vedere” una particella quantistica dobbiamo inviare un fotone, il quale, colpendola, ne muta la velocità in seguito al processo d’urto. Il processo di misura muta irreversibilmente lo stato dinamico del sistema. In altre parole esiste una indeterminazione intrinseca al processo di misura che non consente di determinare con esattezza contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella quantistica.
La suddetta osservazione ci aiuta a comprendere il perché la FED (come tutte le altre banche centrali) non possa misurare le conseguenze di un suo qualsivoglia atto nell’evolversi contemporaneo della crisi valutaria e finanziaria. In questi ultimi giorni è intervenuta affinchè il Dollaro salisse al fine di far andare bene le aste dei titoli di Stato ed effettivamente vi è riuscita con l’asta quinquennale. Viceversa, l’asta a 7 anni del 20 Ottobre è stata più problematica. Infatti il Bid-to-Cover Ratio per gli indirect bidder, l’indicatore secondo me più pregnante, è stato appena 1.2 e ben il 46.79% dei titoli sono risultati Allotted at High (dato da confrontare con il 12.77% dell’asta decennale del 7 Ottobre e con il 3.21% dell’asta biennale del 27 Ottobre).
In virtù della correlazione diretta tra Dollaro e borse, Bernanke ha presto dovuto abbandonare la presa. I mercati finanziari vivono in una bolla e far mancare l’aria (ossia la liquidità conseguenza del carry-trade in seguito alla necessità di un frettoloso processo di ricopertura) avrebbe potuto implicare una repentina caduta delle Borse (che infatti stavano iniziando a scendere rapidamente).
I rischi aumentano col passare del tempo. Bernanke non può a lungo permettersi di sottoporre a violente sollecitazioni i debolissimi mercati finanziari con il rischio di bucare la bolla ogniqualvolta gli USA devono immettere sul mercato i propri titoli di stato, tenendo conto che, con l’attuale trend di aumento del Debito Pubblico, le aste saranno sempre più frequenti e copiose. In questo contesto l’asta a 7 anni ha rivelato un chiaro segnale di nervosismo da parte degli investitori esteri.
Per comprendere l’incertezza intrinseca dentro la quale è immerso il sistema economico nell’ambito della crisi sistemica attuale è necessario un mutamento di paradigma epistemologico. Bisogna analizzare il sistema economico in un approccio olistico: se si focalizza l’attenzione su una sola parte di esso (sia essa quella finanziaria oppure quella monetaria) non si riesce a comprendere l’evoluzione della crisi.
L’effetto della crisi, in virtù dell’aumento del debito degli Stati per cercare di neutralizzare i buchi di bilancio del sistema finanziario, è stato infatti quello di aver creato un accoppiamento tra sistema monetario e sistema finanziario (in linguaggio matematico è come se noi avessimo tolto un grado di libertà al sistema e quindi un parametro di controllo del comportamento globale) depauperando nel contempo l’economia reale. Tale accoppiamento non ha creato un aumento di inerzia tale diminuire l’ampiezza delle oscillazioni, bensi’ ha creato le condizioni per una trasmissione delle fluttuazioni anche al sistema monetario. L’intero sistema globale sta entrando in risonanza.
Chi parla di exit-strategy come se stessimo attraversando una normale crisi di crescita ha capito veramente poco poiché dogmaticamente legato ai modelli lineari e deterministici su cui si basa l’economia classica e che hanno determinato la crisi attuale.
Le banche centrali pensano di fronteggiare una crisi nel sistema, non comprendono come in realtà siamo dentro una crisi del sistema. Si stanno basando su modelli validi all’equilibrio considerando le attuali fluttuazioni come semplici accidenti (eventi rari compatibili con le code della distribuzione gaussiana del modello standard EMH). Si tenta di stabilizzare la crisi con interventi che, per quanto eterodossi (ad esempio il Quantitative Easing), si immagina abbiano effetti inquadrabili nell’ambito dell’economia neoclassica.
Ma purtroppo questa volta è diverso; le conseguenze di ogni intervento non obbediscono a leggi lineari, non provocano piccole perturbazioni a cui il sistema presto o tardi risponderà rientrando in uno stato d’equilibrio, bensi’ finiranno con l’amplificare le oscillazioni già evidenti accelerando la crisi del sistema. I segnali sono molti ed il recente massimo (che reputo soltanto relativo e non assoluto) raggiunto dall’oro è uno dei tanti.
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