(9Colonne) – Roma, 19 giu – In una lettera aperta ad Andrea Camilleri e Giovanni Valentini, promotori di una petizione contro l’esplorazione petrolifera della Val di Noto, Carlo Stagnaro (direttore Ecologia di mercato dell’Istituto Bruno Leoni) spiega perché non è d’accordo con lo scrittore e con il giornalista. Non solo la ricerca di gas (e non di petrolio) non mette a rischio il patrimonio storico e artistico della cittadina siciliana, ma neppure i timori di un impatto negativo sul turismo sono fondati. Scrive Stagnaro (che si è avvalso dell’aiuto di un “rude perforatore” nella stesura della lettera): “Il dottore Camilleri si chiede come reagirebbero al Nord se qualcuno gli dicesse che stanno per fare un buco in mezzo alle più belle piazze, siano esse di Duomo o Signoria o San Marco. Esattamente come dovrebbero fare a Noto, dice il perforatore mio. Lo seppellirebbero con una risata. Scrive il dottore Valentini che ‘le trivelle, fortunatamente, ancora non si vedono’. In verità, senza che lui le vedesse già due buchi fecero”. Inoltre, “avere il permesso di cercare idrocarburi non vuol dire fare buchi dove si vuole. Ci vuole un altro permesso per ogni buco. E chi glielo dà il permesso di bucare il sagrato del Duomo? Con l’aggravante locale che Noto barocca sta in cima a un colle, e che i buchi costano; e che perciò tranne che per circostanze eccezionali l’idea che uno sondi da lì quello che sta sotterra pare parente stretta dell’elogio dell’imprenditore idiota”.