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I VENTINOVISTI SMENTITI

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Sembrava a molti catastrofisti che l’economia americana colpita dalla bolla dei mutui immobiliari facesse rotta verso una catastrofe, tipo 1929, o fosse destinata a traccheggiare fra inflazione e stagnazione. Dopo la riduzione di mezzo punto del tasso di interesse del presidente della Fed, Ben Bernanke, giudicato come una sorta di omuncolo della corte di Bush, una nullità rispetto al mago Alan Greenspan, l’ipotesi catastrofista – che qui da noi aveva suggestionato da Eugenio Scalfari (“Il sisma nasce lì, nel cuore della Grande Mela”), all’antimercatista Giulio Tremonti, il quale non ama la finanziarizzazione dell’economia, passando per vari altri avversari dell’era Bush del capitalismo americano – aveva trovato gran credito.

La mossa della Fed era apparsa come una decisone contraria alla linea di prudenza precedentemente dichiarata. Ora, però, i dati di agosto e di settembre dell’economia americana smentiscono queste valutazioni. L’occupazione negli Stati Uniti è aumentata di 80 mila unità in agosto (periodo per cui si prevedeva una diminuzione netta). Ed è cresciuta ancora di 100 mila in settembre, mese che sarebbe dovuto essere quello d’incubazione del crollo. I profeti di sventura, però, stavano per rialzare il capo venerdì sera quando è stato reso noto il dato della crescita dei salari americani: che è stata del 4,1 per cento anno su anno. Stavano per argomentare che l’annuncio della politica permissiva della Fed – generando la discesa continua del dollaro rispetto alle altre valute – avrebbe scatenato pressioni inflazionistiche nel costo del lavoro.

Ma ora si apprende che in agosto il tasso d’inflazione degli Stati Uniti è risultato dell’1,8 per cento sia per l’inflazione “core” depurata dai prezzi del petrolio e degli alimentari (condizionati da fattori esogeni internazionali e climatici) sia per quella generale. E’ un tasso minore di quello dell’Europa dell’euro, che si spiega con la maggior competitività e flessibilità del lavoro e del sistema di mercato statunitense, che ora si manifesta nella discesa dei fitti delle case. Ciò dà un margine di sicurezza alla riflazione monetaria attuata da Bernanke. E adesso l’economia americana naviga verso la ripresa.