I ministri delle Finanze del G7, che accanto a Usa, Canada e Giappone, include i quattro maggiori Stati dell’Unione europea – Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia – in una riunione straordinaria a Washington hanno raggiunto l’accordo su un prossimo intervento in Iraq del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. L’intervento però, è stato precisato, dovrà avere il via libera dell’Onu con un’apposita risoluzione votata dal Consiglio di sicurezza.
Due giorni prima, in un vertice tenuto a San Pietroburgo, Putin, Schroeder e Chirac avevano concordato una linea in base alla quale la ricostruzione dell’Iraq dovrebbe essere guidata dalle Nazioni Unite. Una tesi che gli americani hanno sempre rifiutato.
L’accordo raggiunto sabato dal G7 si presta così a tre interpretazioni. Secondo la tesi franco-tedesca esso implica il riconoscimento del ruolo guida dell’Onu. Secondo la linea di Usa e Giappone, gli accordi di Washington comportano invece che le Nazioni Unite avranno un “ruolo vitale” accanto ad altri soggetti, cioè Fondo monetario e Banca mondiale, a cui resterà “il ruolo preminente”, assieme agli alleati, di organizzare e gestire la rinascita del paese. Secondo la tesi canadese infine tutti gli organismi internazionali dovranno operare assieme, ma senza un ruolo guida predeterminato.
Come si vede, l’accordo è una scatola vuota ancora tutta da riempire. Con un ostacolo enorme. Russi, francesi e tedeschi hanno detto di non volere né cancellare né ridurre i crediti vantati nei confronti di Baghdad. E questo impedirà alla Banca mondiale e al Fondo monetario di erogare soldi a tassi agevolati, perché senza una remissione dei debiti l’Iraq non è solvibile.
Fino a questo momento, dunque, gli esperti della Banca mondiale potranno al massimo andare in Iraq per elaborare un rapporto su tutto ciò che occorre (dalle scuole agli impianti petroliferi alla rete elettrica e stradale) per mettere il paese in grado di funzionare. Una programmazione utilissima, che da sola non potrà comunque risolvere i problemi. Russia, Francia e Germania, da pacifisti, avranno pure il cuore a sinistra. Ma il loro portafoglio rimane saldamente collocato a destra.
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