Società

I TITOLI DEL MATTONE RESISTONO
ALLA CRISI USA

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(WSI) –
New Century financial, uno dei maggiori erogatori di mutui immobiliari subprime negli Stati Uniti, ossia quelli di minor qualità, ha chiesto l’amministrazione controllata, ultimo capitolo di una storia che ha fatto tremare Wall Street e le Borse mondiali a metà marzo. Questo regime consente alla società di avere una protezione contro le richieste dei creditori, dopo che nelle ultime settimane molti di loro l’avevano obbligata a riacquistare mutui in sofferenza.

Fondata nel 1995, New Century, come molte altre aziende del settore, concedeva mutui a individui con reddito limitato o molto indebitati, attività che finanziava con i prestiti ottenuti dalle banche americane, che, a loro volta, compravano tali mutui per cartolarizzarli, ossia convertirli in titoli liquidi e rivenderli ai clienti. L’ingranaggio, però, si è inceppato per effetto del raffreddamento del mercato immobiliare che ha indotto molte grandi case di brokeraggio a ridurre l’esposizione al comparto.

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Il segretario al Tesoro statunitense, Henry Paulson, ha stemperato i timori di un crollo dei mercati, sostenendo che i danni saranno contenuti e che il fenomeno dovrebbe essere ormai vicino al picco massimo. Di fatto, le Borse si sono rimesse in marcia, seppur con gli alti e bassi che le caratterizzano dall’inizio dell’anno. In particolare non ha risentito della crisi delle aziende attive nei mutui subprime il comparto dei titoli del real estate: nell’ultimo mese, l’indice Msci world settoriale ha guadagnato il 4,7%, grazie soprattutto alla ripresa dei corsi a fine marzo. Le migliori aree sono state l’Europa e l’Asia, trascinata da Singapore, mentre negli Stati Uniti è prevalsa la debolezza.

Il mercato immobiliare americano resta depresso, nonostante l’indice delle vendite di case sia risalito in febbraio dello 0,7% rispetto a gennaio. Su base annua, infatti, il calo è dell’8,5%. Inoltre, in gran parte delle città i prezzi delle abitazioni sono scesi in media del 2,6%, secondo le rilevazioni a fine 2006, e le vendite di nuove unità hanno registrato una diminuzione del 3,9% a febbraio, superiore a quanto stimato dagli analisti, i quali attendono i prossimi mesi per capire se la crisi continuerà o se la domanda tenderà a stabilizzarsi.

In Italia, i titoli immobiliari hanno chiuso il primo trimestre in rialzo, con poche eccezioni, tra cui Gabetti, Risanamento e Ipi (quest’ultima è stata penalizzata dalle vicende giudiziarie di Danilo Coppola). Nelle ultime settimane, gli acquisti sono stati favoriti dall’annuncio dei dividendi, seguito all’approvazione dei bilanci 2006 da parte dei consigli di amministrazione. Nel comparto dei fondi, la distribuzione delle cedole ha fatto schizzare i volumi di quelli chiusi quotati e i loro rendimenti. L’indice Bnl Fondi Immobiliari, rappresentativo del 95,27% del mercato, è salito del 4,18% a marzo, toccando i 151,38 punti.

Secondo le statistiche di Assogestioni relative al secondo semestre 2006, la raccolta dei fondi del real estate è stata pari a 1,7 miliardi, mentre il patrimonio complessivo è salito a 15,6 miliardi di euro (+18,5% rispetto al semestre precedente). Oltre ai flussi netti, un contributo rilevante alla crescita degli asset è venuto dalla rivalutazione dei portafogli. E’ aumentato anche il numero di fondi, passando da 59 a 78 (dei 19 nuovi sette sono speculativi). A fine 2006 si sono accentuate le distanze tra i prodotti che si rivolgono ai piccoli investitori e quelli riservati. Questi ultimi hanno registrato flussi per 1,42 miliardi; i primi per 265,7 milioni.

Il mercato immobiliare mondiale continua a ricevere ingenti flussi di investimenti, sia diretto sia attraverso i fondi e i titoli, ma esistono segnali che i volumi e i rialzi record registrati in passato difficilmente si ripeteranno nelle stesse proporzioni, anche se i risultati societari sono ancora molto buoni. Per Andrew Cox, gesture del fondo SISF Global Property Securities di Schroders, i rendimenti legati a tali investimenti dipenderanno maggiormente nei prossimi mesi dalla salute del settore del real estate sottostante, quindi da fattori economici più che speculativi, con la conseguenza che i ritorni potrebbero essere più moderati rispetto al passato.

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