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I target dell’eur/usd nel post-Trichet

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Legnano – L’euro rimane molto forte nei confronti della divisa americana, dopo la decisione sui tassi da parte della Banca Centrale Europea che ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base facendoli arrivare all’1.50%.

La price action è stata chiara: i venditori hanno tentato di spingere l’euro sotto 1.4200, ma la forza dei compratori di euro ha fatto sì che ci riportasse immediatamente a 1.4300, dove si sono trovate delle resistenze degli orsi, spazzate via un paio d’ore dopo.

Attualmente ci troviamo in un range di 35 punti che è perdurato per tutta la sessione asiatica e che ha fatto sì che venisse rotta la trendline discendente che accompagnava il movimento di ribasso della moneta unica da inizio settimana.

Durante la conferenza stampa di Trichet, si è detto chiaramente che i tassi sono da considerarsi a livelli corretti per la situazione macroeconomica che stiamo vivendo e davanti ad una domanda rivolta da un giornalista, circa la possibilità che si possano rialzare ulteriormente in futuro, non è stato rilasciato nessun preciso commento, ci si è limitati a dire che la BCE non si impegna mai prima sulle future mosse di politica monetaria.

Niente certezza dunque che il ritocco ai tassi apportato faccia parte di un ciclo rialzista, ma conoscendo il numero uno della BCE, c’è da aspettarsi un momento di pausa per la valutazione degli effetti di questi aumenti (resi possibili dal fatto che la liquidità in circolazione è elevata), per poi valutare ulteriori rialzi durante l’autunno.

Un’ulteriore fatto degno di nota, riguarda il derelitto Portogallo. Il presidente dell’Eurotower ha infatti dichiarato che verrà permesso al Paese di accedere al sistema di rifinanziamento interbancario, potendo utilizzare i propri titoli come garanzia per ottenere della liquidità da parte della BCE, nonostante il fatto che soltanto due giorni fa l’agenzia di rating Moody’s abbia downgradato il merito di credito del Paese. Le critiche su questa mossa di politica monetaria sono parecchie, sono partite anche dalla nostra penna.

Se si considerano i modelli macroeconomici, è stata una mossa corretta in quanto potrebbe essere davvero in grado di cominciare ad ancorare le aspettative di medio periodo riguardanti le pressioni inflazionistiche (che per qualche mese rimangono sopra il benchmark del 2%), ma come commentato ieri su queste pagine i pericoli reali sui consumi e sulla crescita avrebbero dovuti essere considerati, data anche la difficoltà generalizzata dell’accesso al credito, sia da parte di privati sia da parte di aziende.

Se ci fermiamo a riflettere, quella di ieri è stata una prova di forza da parte di tutto il membro direttivo dell’istituto centrale di Francoforte, che ha voluto passare al mercato il messaggio che esso è preposto a salvaguardare la stabilità dei prezzi nel medio periodo, e non per risolvere tutti i problemi relativi ai debiti sovrani. Collaborare è d’uopo, ma i Governi dovranno fare la loro.

Passando oltre, ieri si è riunita anche la BoE che ha lasciato i tassi invariati ma che non ha mosso il mercato in quanto le attese sono state rispettate e, come sappiamo, le minute verranno pubblicate successivamente (nei prezzi è già scontato un altro 7-2 a livello di votazione), mentre ieri sono stati rilasciati due importanti tasselli del quadro occupazionale americano, che verrà completato oggi dalla pubblicazione dei Non Farm Payrolls.

Stiamo parlando dei jobless (richieste di sussidi di disoccupazione) che sono andati a migliorare da 432k a 418k e del report sull’ADP, che ha mostrato una creazione di posti di lavoro pari a 157k unità, ben al di sopra delle attese che si attestavano a 70k. Questo fa ben sperare per la pubblicazione di oggi, attesa fino a ieri a 105k, dopo il deludente 54k del mese scorso, circa un terzo di quanto ci si attendeva. Le aspettative degli analisti hanno cominciato a muoversi a rialzo, ed ora esiste un buon numero di sostenitori della rilevazione maggiore di 200k, tra i quali ci posizioniamo anche noi.

Attenzione alla volatilità che si vivrà oggi: in caso di pubblicazione molto buona il dollaro potrebbe tentare di recuperare strada sull’euro, che, come detto, per ora rimane ancora molto forte.

Affrontiamo ora l’ultima sessione di analisi tecnica di questa settimana.
Incominciamo come sempre dall’eurodollaro, verso cui ancora una volta si sono concentrate le attenzioni maggiori del mercato. Ciò che possiamo dire, nonostante la volatilità che si è venuta a creare subito prima e dopo le parole del presidente della BCE, è che la visione del medio-lungo periodo non è variata per nulla.

Il cambio infatti si trova ancora limitato dalla figura a triangolo di cui abbiamo parlato lungamente ieri e i due livelli utili per una potenziale svolta sono ritrovabili a 1.45 e 1.4180 (livello distante solamente una ventina di pip dal transito della media mobile su grafico giornaliero). Se volessimo invece trovare uno spunto più rivolto al breve periodo dovremmo concentrarci sulla forte area di resistenza individuabile a 1.4380-1.44. Qua, infatti, transitano i massimi precedenti, visti da ieri pomeriggio, il minimi di due giorni fa oltre ad essere l’area dove è possibile riscontrare il transito della media mobile di lungo, osservando un grafico con candele orarie.

Finalmente sembra succedere qualcosa sul cambio UsdJpy. Abbiamo infatti avuto ieri il superamento del livello di resistenza chiave a 81.25. Il punto obiettivo, possibile per le prossime ore, si trova a 81.80 e precede di poco il livello di vera svolta che si trova a 82.20. Quest’ultimo sembra poter infatti rappresentare la resistenza necessaria, alla cui rottura il cambio possa fuoriuscire dalla situazione di grande lateralità che regna sovrana da quasi tre mesi.

La ripresa del dollaro sullo yen ha favorito una risalita del cambio EurJpy che, da ieri, ha compiuto un passo nella direzione di avvicinamento al livello di resistenza più interessante. Stiamo facendo riferimento a 117.80, che rappresenta la resistenza statica di quella ipotetica figura a rettangolo, dal range di 400 punti, che sta mantenendo il cambio da un paio di mesi. Il supporto di maggior rilevanza si trova a 113.50, mentre, se volessimo anche in questo caso, spingerci su un’analisi di più breve periodo potremmo trovare un buon supporto verso area 115.70.

La volatilità vista sull’euro, ieri, non è coincisa ad una volatilità sulla sterlina. Il cable, in particolare, continua a trovarsi pericolosamente vicino al più importante livello di supporto di lungo periodo, 1.5920, senza essersi troppo allontanato. Ripetendoci ancora una volta, indichiamo 1.6120 come livello di svolta rialzista, mentre più nel breve forse sarà possibile sfruttare 1.60, come breakout rialzista.

Il cambio EurGbp ha ieri oltrepassato il supporto indicato, mentre ha confermato perfettamente la resistenza. Andando con ordine abbiamo avuto, nel primo pomeriggio di ieri, un’escursione sino a giungere a 0.89 figura (rompendo quindi il riferimento di 0.8950), salvo poi assistere ad un rapido recupero sino a portare il cambio in direzione della resistenza di 0.90 figura. Qui transita la linea di tendenza negativa tracciabile da venerdì scorso e, se dovessimo avere una rottura, potremmo schierarci nuovamente verso una risalita del cambio in direzione del raggiungimento di un obiettivo finale a 0.9140. Il fatto che i prezzi nelle ultime ore si siano praticamente fermati sul livello (con un’escursione massima di 10 pip), testimonia quanto il livello sia sentito dal mercato.

Dai ieri mattina ha avuto inizio una nuova fase di indebolimento del franco: come ultimamente avviene, maggiormente favorevole all’euro che il dollaro.

Il cambio EurChf, dopo aver quasi rimbalzato di nuovo su 1.1960, ha dato il via ad una ripresa di più di una figura e mezza. Questo ha riportato di nuovo i prezzi a fare i conti con la media mobile di lungo su un grafico con candele a 4 ore, 1.2125. La cattiva notizia in questo caso è che, sino ad un ritorno deciso al di sopra di 1.2330-40, i movimenti compiuti potrebbero sempre risultare da influenze di breve e non sottendere qualcosa di duraturo.

La risalita di una figura del cambio UsdChf, ieri, ha permesso di nuovo di avvicinare i prezzi alla maggiore resistenza di 0.8550. Anche in questo caso, solamente un movimento al di sopra potrà testimoniare effettivamente un cambiamento.

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