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I RICCHI VERI SONO QUELLI CHE DEL CUL…

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(WSI) – I ricchi sono perfetti. I ricchi veri sono perfetti. I ricchi veri e riservati sono perfetti. I ricchi veri, riservati e d’antica data sono perfetti. I ricchi veri, riservati, d’antica data e che vivono di rendita sono perfetti. I ricchi veri, riservati, d’antica data, che vivono di rendita e beneducati sono perfetti. I ricchi veri, riservati, d’antica data, che vivono di rendita, beneducati e anche un po’ dandy sono perfetti. I ricchi veri, riservati, d’antica data, che vivono di rendita, beneducati, anche un po’ dandy ma senza essere trendy sono perfetti. I ricchi veri, riservati, d’antica data, che vivono di rendita, beneducati, un po’ dandy, mica trendy e sempre Fendi sono perfetti. Mica facile essere ricchi perfetti. I ricchi sono tantissimi.

Ma non stiamo parlando di ricchi metaforici: quelli pneumatici (intellettualmente ricchi) o filantropici (humanamente ricchi). Ma di validissimi ricchi materiali. Di miliardi, case, palazzi, azioni. Cash. I ricchi, dicevamo, sono tantissimi. Quelli venuti su dal medioevo (i gotici) con le orde barbariche in genere cavalcando un ronzino: cloppete cloppete cloppete, zac zac zac, qualche centinaio di teste rotolanti, soprusi, spade, cannoni, peste, vaioli, inchiappettamenti, espropri, vassalli, vassallini, crociate, bafometti e poi tutta una serie ininterrotta (di secoli) fino al successo massimo del paradiso (sempre fiscale) faticosamente raggiunto e della prima pagina (sempre garantita) da una Silvana Giacobini qualsiasi.

Poi ci sono i ricchi da pochissimo, quelli venuti su in fretta, vent’anni in genere (i godici): solitamente faccendieri sfigati della provincia di Cuneo, playboy in canotta bucherellata, eccetera, che hanno un culo pazzesco e che gli va di un culo pazzesco e che, dicevamo in vent’anni di media (ma c’è chi fa prima), raggiungono le stesse mete dei gotici di cui sopra: Paradisi (fiscali) e Giacobini (Silvane). Dicevamo dei ricchi. Di quelli perfetti. E di quanti tipi ce ne sono. Ne avevamo detti due: i gotici e i godici. E ci eravamo fermati qui.

Potremmo continuare dicendo che secondo noi il massimo sul mondo dei ricchi l’aveva scritto Angus Wilson in un capolavoro di libretto, Per chi suona la cloche (Adelphi), nel 1953 (la storia a più voci della divertentissima vita della figlia di un re del dentifricio americano nei favolosi Anni Venti europei).

Ma potremmo anche continuare consigliando un volume uscito da pochissimo per Garzanti (e ben tradotto da Stefania Cherchi): Storia naturale dei ricchi, Etologia dei miliardari di Richard Conniff (un giornalista americano che nel risvolto di copertina scrive di sé: «Si trova a suo agio sia alle feste con i principi di Monaco sia tra i piraña del Rio delle Amazzoni. Vive nel Connecticut con sua moglie e i tre figli»).

Conniff è un gran paraculo. Innanzitutto perché è un giornalista, poi perché è un giornalista che scrive di due argomenti (di animali, – lo fa, con successo, per il National Geographic – e di dimore dei ricchi, – lo fa, con altrettanto successo, per Architectural Digest) che, volendo pubblicare un libro, è riuscito a farlo con un’idea geniale: ha unito i suoi due interessi principali ed è venuto fuori con una specie di Superquark da Billionaire. Conniff, dicevamo, è un gran paraculo, ma è un paraculo bravissimo.

San Bonaventura avrebbe potuto riassumere la tesi del suo libro con una frase famosissima: «più la scimmia sale in alto, più le si vede il didietro». E infatti Conniff racconta il mondo dei ricchi come un prodotto dell’evoluzione biologica in cui l’uomo (fu scimmia) sale in alto anche grazie al suo posteriore e, soprattutto, in virtù della sua natura animale.

Questa etologia dei miliardari è piena di aneddoti strepitosi: (1) innanzitutto nella consapevolezza sotterranea dei ricchi di essere, in fin dei conti, delle bestie come tutte le altre. «Robert Dedman sr., uno dei 400 uomini più ricchi d’America…, ha descritto la gioia dell’acquisizione societaria nei seguenti termini: “mi sento come una zanzara che volando oltrepassa il muro di una colonia per nudisti. È tutto così appetitoso che non so da dove cominciare”». (2) Poi nell’erudizione: «Una volta il poeta tedesco Heinrich Heine raccontò di una visita all’ufficio parigino del barone James de Rothschild: a un certo punto dalle stanze private del barone era uscito un “lacché dai galloni dorati” con il vaso da notte del grand’uomo, e uno speculatore dei mercati azionari che aspettava pazientemente in anticamera era scattato in piedi e “si era tolto con reverenza il cappello”.

L’episodio non poteva non ricordarmi il comportamento ossequioso dei topi gregari in presenza dell’urina del maschio dominante». (3) Il libro di Conniff, per concludere, è quindi una lettura obbligata per tutti quelli che vorrebbero sapere se sia «possibile enucleare le caratteristiche collettive di un gruppo che comprende una figura relativamente raffinata come l’industriale francese Bernard Arnault, cliente di Louis Vuitton, e un energumeno come la star del basket Shaquille O’Neal, che pesa 140 chili e si è fatto tatuare sul bicipite sinistro la sigla Twism (The World is Mine)».

P.S. 1

Segnaliamo ai lettori (ahinoi numerosi) che non muovono un neurone e non sfogliano una pagina se non viene nominato (malamente) il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che Richard Conniff non ha mancato di deliziarli a pagina 96: «Ci sono ovviamente delle eccezioni alla stretta connessione tra altezza e dominanza sociale. Silvio Berlusconi si è fatto da solo, è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo ed è stato eletto due volte presidente del Consiglio pur essendo alto solamente un metro e 64. Ma anche lui sa che è importante sembrare almeno all’altezza del ruolo, e quando partecipa a un tavolo internazionale si fa precedere da un assistente che gli mette un cuscino sulla sedia».

P.S. 2

Segnaliamo inoltre ai lettori che quei geni dell’ufficio marketing della Garzanti, nella speranza di vendere qualche copia in più di questo libro, hanno deciso mettere la seguente fascetta promozionale attorno al volume: «I ricchi sono davvero diversi da noi?».

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