Economia

I quattro bazooka al vaglio della Bce

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Roma – Una smentita è già una mezza rivoluzione, per la Bce. Che comincia a capire che essendo diventata il potenziale bazooka della crisi e dunque l’ombelico dell’Europa, non può più trincerarsi dietro il rituale e laconico «non commentiamo». Ma ieri era impressionante anche il tono, quel «fuorviante» che se non è una lapide sulla notizia, poco ci manca. Tra l’altro, l’idea che la Bce possa annunciare limiti espliciti sugli spread oltre i quali comprare titoli, non è falsa, ma ancora del tutto campata per aria, una lamina nel ventaglio di ipotesi che si va via via definendo nei corridoi del grattacielo dei guardiani dell’euro.

Il fatto è che a Francoforte hanno cominciato a vergare il comunicato di smentita quando le prime dichiarazioni del governo tedesco facevano già presagire a una nuova, devastante giornata di polemiche con conseguenti altalene sui mercati. In sostanza, racconta una fonte Bce, quando è diventato lampante che quella indiscrezione dello Spiegel era tutta a uso interno, insomma della campagna elettorale tedesca già in corso. Ma è chiaro che dopo essere stata impallinata ieri dal governo Merkel, sarà un po’ più difficile riproporre l’ipotesi del tetto dichiarato allo spread, per Mario Draghi.

È ovvio, racconta la stessa fonte, che la macchina delle consultazioni per definire i dettagli del nuovo programma di acquisti dei titoli di Stato dei paesi in difficoltà, gira a pieno regime. Ed è evidente che il primo problema è proprio quello di capire qual è il livello adeguato dei tassi. Una volta appurato che quelli francesi sono sopravvalutati o quelli italiani sottovalutati, quanto è il livello ideale degli interessi su un titolo biennale italiano, tedesco o olandese?

Il secondo problema riguarda la condizionalità. Lo ha detto Draghi, lo ricordato ieri anche il membro del board Jörg Asmussen. Finché il paese che vuole un intervento sugli spread non avrà chiesto aiuti al fondo salva-Stati e sottoscritto un piano di risanamento con la Ue, niente programma. Se la Spagna non avrà chiesto l’atteso e semi-annunciato salvataggio entro il prossimo consiglio direttivo della Bce, il 6 settembre, la riunione non discuterà la questione, questo è certo.

Se invece la richiesta arriverà, le ipotesi sul tavolo, al momento, sono quattro. La prima potrebbe essere un annuncio esplicito sull’ammontare di euro da investire in bond, ad esempio 1000 miliardi. Un’idea che metterebbe a tacere chi, come i falchi, teme invece gli acquisti illimitati per la sindrome da “bad bank”.

La seconda idea è quella menzionata dallo Spiegel , ma è problematica per due motivi. Primo, perché le reazioni di ieri sono probabilmente l’assaggio di quello che potrebbe anche scatenarsi a settembre, anche all’interno della Bce, se Draghi vorrà annunciare esplicitamente un tetto agli spread. La seconda perplessità riguarda invece, detto con la fonte Bce, «che venga interpretato come un modo di realizzare un certo obiettivo sui tassi». Una bestemmia: se la l’Eurotower interviene, è per correggere una stortura, non per decidere qualcosa che il mercato deve determinare liberamente, in condizioni normali. E, passata la tempesta, potrebbe essere molto complicato per la Bce sganciare un paese da quel tasso predeterminato: si rischierebbero contraccolpi pesanti sui mercati.

La terza ipotesi è quella di annunciare acquisti illimitati ma senza fissare un obiettivo dichiarato. Lo svantaggio, secondo la fonte Bce, è che rischia di essere meno efficace. E comunque contrastato dai tedeschi, riluttanti verso l’idea dell’illimitatezza degli acquisti per paura che possa creare inflazione. Una quarta possibilità potrebbe essere una soluzione “mista”: limiti dichiarati ma con risorse limitate ma tenute rigorosamente riservate.

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