Società

I nuovi mercati maturi

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Il contrasto fa impressione. Il rapporto tra debito del settore pubblico e PIL 2010 dei Paesi industrializzati continua la sua crescita esponenziale, mentre quello dei mercati emergenti cala. Si tratta di una netta inversione di tendenza rispetto al passato, quando gli investitori nelle economie in via di sviluppo erano rassegnati a dover prendere in considerazione fattori come debito sovrano enorme, rischi di default elevati e valute in preda a sbalzi notevoli.

Il cambiamento delle politiche governative ha dato un contribuito fondamentale al rafforzamento dei fondamentali economici in molte nazioni emergenti, mentre le decisioni politiche compiute dai governi delle nazioni industrializzate sono state, al contrario, una fonte di debolezza e incertezza nel mondo dei Paesi “maturi”.

Non sorprende dunque che dai minimi di ottobre 2008, l’indice MSCI dei mercati in via di sviluppo abbia battuto con una certa costanza e distacco il Dow Jones World Index.

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Ma c’e’ dell’altro. Non solo i livelli dei rapporti tra debito e PIL sono bassi, anche i livelli del rapporto Debt-to-Equity (ovvero tra la quota degli azionisti e il debito utilizzato per finanziare gli asset della societa’) delle societa’ dei mercati emergenti sono bassi e vanno sempre diminuendo. Tanto che gli analisti della banca UBS sono arrivati a pronosticare una discesa del 22% nel 2010 dal 28% di quest’anno. Visto anche un incremento delle vendite del 15% e 10% nel 2010 e 2011, rispettivamente. Cio’ si tradurrebbe in un balzo degli utili del 34% quest’anno e del 12% l’anno successivo.

Inoltre se si guarda alle valutazioni, le azioni dei mercati in via di sviluppo sono veramente abbordabili. “L’indice MSCI dei mercati emergenti ha avuto un rapporto P/E del 10.8, che e’ il 15% sotto quello dell’MSCI mondiale”, sottolinano da US Global Investors.

Agli operatori di Borsa conviene dunque trarre profitto nei prossimi anni a venire di quella che si prevede sara’ una sovraperformance delle societa’ dei mercati emergenti rispetto alle controparti delle economie “mature”, la cui crescita va a rilento.