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I.NET SOFFRE IN BORSA MA HA I NUMERI

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I.Net, secondo gli analisti interpellati da Wall Street Italia, è uno dei migliori titoli del Nuovo Mercato, espressione di un management preparato e di un progetto industriale valido, con ampie prospettive di crescita. Tuttavia, dal primo gennaio 2001 ha ceduto circa il 30% e, secondo Cristina Peccati, analista tecnica di Centrosim, potrebbe “scendere ancora, fino a raggiungere area €155”.

Il 4 aprile del 2000, giorno del debutto sul mercato, partì da €176. Mercoledì, il titolo ha toccato il nuovo minimo assoluto a €166,80 per poi chiudere a €167,14.

La società fornisce soluzioni di connettività e di networking e progetta e realizza infrastrutture e piattaforme professionali Intranet ed Extranet, cioè reti interne alle società. Inoltre, offre servizi di Housing e Hosting, ospitando attraverso le cosiddette “web farm” i server delle aziende, assicurando loro il know-how e i servizi necessari per essere sempre in funzione.

“E’ più che altro il momento a essere ingrato”, dice Peccati. L’analista nota come dagli USA, che influenzano in modo particolare i titoli tecnologici, non giungano ancora informazioni tali da accompagnare una ripresa dei corsi azionari.

Il problema in borsa, le fa eco Dario Fumagalli, analista di Deutsche Bank, è legato non solo al sentiment sui titoli tecnologici in generale, ma anche indirettamente allo scenario che riguarda l’azionista di controllo, cioè British Telecom. BT nel novembre scorso ha acquistato la quota del 49,1% non ancora posseduta in I.Net BV, società di diritto olandese azionista di maggioranza di I.Net SpA. Dopo l’operazione BT è dunque entrata in possesso del 50,82% di I.Net SpA.

Attualmente il gigante britannico delle telecomunicazioni ha una forte esposizione ai debiti e sta cominciando a cedere rami non appartenenti al core-business.

“Escludo comunque che possa cedere la sua partecipazione in I.Net, che porta denaro in cassa”, dice Fumagalli. Del resto l’8 maggio scorso BT ha reso noto che conferirà Fluxus, azienda francese attiva nel web hosting, con un fatturato nel 2000 di €34 milioni, a I.Net, aumentando così la propria partecipazione nella controllata italiana.

L’analista di una Sim straniera, che chiede di non essere citato, parla di un aumento di capitale dedicato a BT per far sì che la partecipazione del gruppo britannico passi dall’attuale quota al 55% circa.

“In questo modo – spiega l’analista – I.Net avrebbe il grosso vantaggio di poter fare acquisizioni con scambi azionari senza mettere a repentaglio la maggioranza assoluta di BT”.

Per I.Net gli analisti prevedono tassi di crescita molto consistenti. Fumagalli stima per l’anno in corso un fatturato di €85 milioni contro i €41,5 milioni del 2000 e si augura che “non venga distribuito il dividendo: la società ha una bella cassa, più che distribuire dividendi sarebbe meglio concentrarsi in acquisizioni in Europa”.

Più contenuta la stima dell’analista della Sim straniera che prevede un fatturato 2001 a €80,5 milioni “senza considerare l’apporto di Fluxus che sarà consolidata nel quarto trimestre”.