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I FANTASTICI QUATTRO DEL RISIKO BANCARIO

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Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – La corsa alle banche italiane continua. E´ una gara che, per il momento, si fa soprattutto in Borsa. Tutti comprano tutto. E questo nonostante la Borsa italiana sia già a livelli elevatissimi e cominci a circolare la paura di qualche improvviso crollo. Tutti comprano banche, anche quelle che sono già a prezzi fuori dal mondo, per la semplice ragione che, dopo l´affare Bnp/Bnl, molti sperano che la storia si ripeta. E quindi contano di ritrovarsi con un bel malloppo senza avere fatto niente.

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In parallelo fra opinion leaders di cose economiche e esperti divampa il dibattito sulle banche italiane: oddio, sta a vedere che ce le portano via tutte gli stranieri. Da qui gli inviti pressanti agli stessi istituti di credito a sbrigarsi a diventare grandi prima di essere assorbiti da qualche gigante straniero.
In effetti, basta guardare ai bilanci di qualcuno di questi giganti per rendersi conto che forse potrebbero farsi una Bnl al mese. E è del tutto evidente che il mercato italiano è molto interessante perché qui si spuntano i margini maggiori (nel senso che ai clienti si fanno pagare tariffe assurde per i più semplici servizi). Nonostante tutto ciò, forse, i barbari non sono alle porte e gli stranieri non sono tutti ammassati a Chiasso con le valigie piene di soldi per portarci via le nostre banche.
Questa è un´immagine che diffondono alcuni operatori di Borsa e alcuni analisti, tutti interessati a sollevare un po´ di polveroni e a guadagnare così un po´ di soldi (in commissioni e premi vari) alle spalle di pacifici (ma un po´ avidi) risparmiatori. In realtà, in Italia le banche che possono interessare un operatore straniero di una certa stazza non sono più di tre o quattro.

E, un po´ tutte, per ragioni varie, sono abbastanza ben protette. La più ambita, ad esempio, potrebbe essere l´Unicredit. Ma ormai ha un dimensione tale (e è diventata così internazionale) che appare davvero improbabile che qualcuno si metta a scalarla.
Al secondo posto abbiamo l´altro istituto milanese, Banca Intesa, ma anche qui l´eventuale scalatore dovrebbe farei conti con almeno due problemi: il primo si chiama Credit Agricole, il secondo Giovanni Bazoli. La prima (grandissima banca francese) è l´azionista più importante di Intesa (con oltre il 20 per cento) e difficilmente si lascerebbe strappare di mano il suo ruolo nella banca. Il secondo, Bazoli, è il presidente di Intesa e è un uomo che in passato ha già dimostrato di essere capace di frenare gli eventuali assalitori.

Poi c´è il San Paolo IMI, che ha una buona rosa di azionisti e che conta, nel suo azionariato, una presenza importante del Santander (grande banca spagnola). Anche qui un eventuale attacco appare un po´ difficile, a meno che non venga dallo stesso Santander (la stessa cosa, ovviamente, vale per Intesa). Ma non sembra che, per il momento, tiri un´aria di questo genere.
Infine, c´è Capitalia. E questo consente di arrivare al nocciolo vero della questione. Capitalia ha un buon sindacato di controllo. E´ vero che di esso fa parte anche l´Abn Ambro, che ha appena conquistato l´Antonveneta e che quindi vorrebbe concentrarsi su questa sua banca, lasciando Capitalia. Ma è anche vero che si è detta disposta a concordare con il management di Capitalia la cessione delle sue azioni.
Inoltre, dentro la banca romana c´è il dieci per cento di Mediobanca, che potrebbe essere il vero obiettivo di qualche scalatore molto ricco. Anche perché Mediobanca, a sua volta, è l´azionista di riferimento di Generali, una delle più grandi e più belle compagnie assicurative d´Europa.

Un eventuale assalto straniero a Capitalia, insomma, metterebbe nelle mani di qualcuno una quota importante di Mediobanca. Se poi si tiene conto che nell´istituto di piazzetta Cuccia i francesi hanno già il 10 per cento, la faccenda potrebbe complicarsi molto rapidamente. Capitalia, insomma, è, fra le altre cose, anche una specie di porta per arrivare a Mediobanca. Per questo, penso, in caso di assalto scatterebbero da parte del sistema-Italia varie operazioni di difesa (sul mercato). Capitalia, insomma, è un articolo che scotta.
Come si vede, al di là dei dossier che le infaticabili banche d´affari compilano ogni giorno nel tentativo di convincere qualcuno a darsi da fare in Italia, venire qui a scalare banche non è poi così facile. Ci sono vari problemi e varie difese possibili.
Allora tutti tranquilli e al mare? No. E´ evidente che le nostre banche devono progettare e realizzare qualche ulteriore aggregazione fra di loro (meglio ancora se sull´estero). Ma, a patto che si muovano rapidamente, c´è tutto il tempo per guardarsi in faccia e ragionare seriamente.

Stranieri a parte, insomma, il pericolo è quello di lanciarsi in una campagna di fusioni affrettata e senza criterio al solo scopo di anticipare eventuali mosse degli stranieri. Certo, un po´ bisogna sbrigarsi e fare le cose che fanno fatte, ma non c´è bisogno di agire prima di giovedì prossimo.

I barbari non sono ancora arrivati a Chiasso e poi non è detto che abbiano così voglia di infilarsi dentro il sistema bancario italiano. Prima, magari vogliono vedere che fine farà questo paese. Insomma, forse aspettano anche loro il risultato delle elezioni.

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