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(WSI) – «Un processo sommario a Fassino, in cui il
conduttore giocava di sponda col vicepresidente
del Consiglio». Con queste parole ieri al Botteghino
si commentava la puntata di Porta a porta
che due sere fa ha messo in scena il faccia a faccia
tra il segretario dei Ds e il leader di An. Un match
il cui esito unanime – non c’era ieri esponente
dell’Unione che non ammettesse la “vittoria” di
Fini su un Fassino «troppo nervoso» nel respingere
gli addebiti sul caso Unipol – ha lasciato strascichi
a vari livelli nell’Ulivo.
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Innanzitutto, ha
sollevato un caso Vespa
nell’Unione. Fassino è
infuriato col giornalista. I
Ds rimproverano al
conduttore non solo
una gestione faziosa
della trasmissione, ma
delle vere e proprie
scorrettezze: innanzitutto,
l’aver aumentato
oltre la necessità il
tempo di discussione
dedicato alla vicenda
Unipol, nonostante un accordo preventivo per
dedicare solo una parte del talk alla bufera bancaria:
i venti minuti concordati sono diventati
un’ora e passa di trasmissione. Ma le denuncia
principale è un’altra. Dice il capo ufficio stampa
della Quercia Gianni Giovannetti:«L’Ansa con le
dichiarazioni di Consorte e Sacchetti che chiariscono
la piena titolarità delle somme giacenti sui
loro conti è delle 19.29. Ma solo alle 20.30 (la trasmissione
era registrata, ndr) Vespa ha letto l’agenzia
in trasmissione, permettendo a Fini di
continuare a incalzare Fassino
sul destino dei 50 milioni». Ovviamente
il fatto che, notizia di
ieri, i soldi sul conto di Consorte
siano nel frattempo lievitati
fino a 200 milioni, riaprendo
ampiamente la discussione sul
tema, non basta a smorzare l’ira
del Botteghino.
Anche al quartier generale
della Margherita il Porta a porta
dell’altra sera non è passato
inosservato. Pur deplorando la
performance di Fassino davanti
al «compassato e impeccabile
Fini», al Nazareno si produce off
the record un lungo elenco di
doglianze sul metodo Vespa:
«Fassino ripreso di spalle in alcuni
momenti topici del dibattito,
stacchi sul pubblico congegnati
in modo tale da inquadrare
teste che annuivano in caso e
volti contriti o ironici nell’altro.
Un vera trappola». E adesso sia
Ds che Margherita, in vista della
fase calda e decisiva della campagna
elettorale meditano su
come affrontare «il caso Vespa».
Spiega al Riformista un’autorevole
fonte margheritina: «La
puntata di ieri (lunedì, ndr) ci
serva di lezione. La verità è che
mentre il centrodestra spara
ogni giorno contro il modello Raitre e la faziosità
di Ballarò , il centrosinistra, anche per convenienza
e rendita, ha conferito a Vespa una patente di
neutralità che non trova alcuna conferma nella
realtà dei fatti». Ma non c’è solo l’ex direttore del
Tg1 sul bando degli imputati del’Ulivo: l’esito del
match Fini-Fassino ha anche spinto le task force
sulla comunicazione di Ds e Dl a interrogarsi sull’opportunità
di moltiplicare in questa fase i confronti
a due con i leader del centrodestra (venerdì
a Matrix è in programma Berlusconi-Rutelli), nonostante
la vulgata dei media insegni che i
duelli tv fanno bene più a chi insegue che
all’inseguito. In realtà, il decalogo informale
su cui si basano i leader del centrosinistra
hanno impostato la
campagna elettorale più
televisiva di tutti i tempi
(effetto della nuova
legge elettorale che
prevede liste bloccate)
si basa su riflessioni di
altro tipo: la convinzione
è che tutto ciò che avviene
ora in tv,a quasi tre mesi dal
voto, sia destinato a non lasciare traccia negli
orientamenti di voto. A spostare consensi già
adesso sarebbero solo gli sconfinamenti, cioè le
ospitate in trasmissioni non “politiche” e quindi
con un pubblico diverso da quello tendenzialmente
già tifoso che segue fedelmente i talk sulla
politica, oppure le comparsate in programmi con
ascolti boom. Come dovrebbe essere il caso del
grande duello finale Prodi-Berlusconi. Ma il Professore
si sottrarrà fino all’ultimo al confronto
con Berlusconi, la sfida del quale sarà accettata
solo nelle due settimane immediatamente
precedenti il voto.E
con regole d’ingaggio che potrebbero
essere quelle – spartane
e ferree- proposte ieri dal
presidente della Commissione
di Vigilanza Rai Paolo Gentiloni:
il faccia a faccia andrebbe in
onda fuori dai programmi di testata,
in un studio privo di scenografia
e senza volti noti a condurre,
con giornalisti scelti a sorteggio
e tempi contingentati per
riposte e appello di voto finale.
Lo scopo della proposta è anche
quello di polarizzare la campagna
sui due leader, pur in presenza
di confronti tv tra altri big
di partito. Uno schema non dissimile
da quello che l’Ulivo ha
scelto anche per risolvere il rebus
dei capilista. In base agli accordi
presi ieri Prodi guiderà la
lista unitaria in quasi tutte le circoscrizioni
principali, lasciando
spazio ai leader di partito nelle
regioni dove ne è prevista una
seconda: ad esempio, il Prof sarà
numero uno nel Lazio 1, mentre
in Lazio 2 toccherà ai partiti
esprimere il capolista. E il Berlusconi-
D’Alema per ora saltato
in tv andrà in scena nelle urne
della Puglia.
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