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I “cigni neri” attaccano. Ma i mercati globali resistono

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Roma – Si chiamano “Black Swans”, tradotto in italiano “Cigni neri”. Sono shock improvvisi e violenti che non possono essere previsti, e di cui la storia è piena. Niente a che fare dunque con il film hollywoodiano che ha fatto vincere quest’anno l’Oscar alla bellissima Natalie Portman.

Il “cigno nero”, spiega Nassim Nicholas Taleb, professore presso la New York University e scrittore del bestseller “The Black Swan”, è un fenomeno raro, imprevedibile, che scuote il mondo per la sua imprevedibilità: precisamente è un evento che va al di là delle aspettative degli storici, degli esperti di finanza e di tecnologia, e degli scienziati. Leggete l’articolo di Bloomberg.

Ora, di “cigni neri” dagli inizi dell’anno, ce ne sono stati parecchi: inattese violenze in Nord Africa che si sono tradotte nella caduta dei regimi della Tunisia e dell’Egitto e che hanno portato i prezzi del petrolio a balzare oltre i $100 al barile; record continui dei prezzi alimentari; il devastante terremoto in Giappone di magnitudo 9.0 che ha provocato la morte accertata di più di 8.000 persone -con un bilancio delle vittime destinato a salire -; lo spettro dell’orrore nucleare di Chernobyl tornato con i problemi alla centrale giapponese di Fukushima (ancora non scacciato); la guerra in Libia, con i raid delle forze di coalizione che vogliono eliminare Gheddafi.

Tutti eventi il cui accadere simultaneo e la cui probabilità sono stati difficili da anticipare anche utilizzando metodi scientifici, o ricorrendo al semplice calcolo delle probabilità. E tutti “cigni neri” che avrebbero per questi motivi dovuto provocare conseguenze catastrofiche sui mercati: e invece no. Non è andata così.

“I derivati sui tassi di interesse, le vendite di bond da parte dei debitori più a rischio e la ripresa degli indici azionari indicano tutti un aumento di fiducia sulla crescita dell’economia”, scrive infatti Bloomberg. Non solo. I mercati globali e il rialzo dei prezzi delle commodities, scossoni a parte, indicano che la crescita dell’economia riuscirà più che a compensare l’arrivo dei “black swans”.

Insomma, fenomeno ancora più sconcertante dell’approdo sul mondo dei cigni neri è stata la capacità di resistenza dei mercati: che avrebbero dovuto piegarsi sotto il peso delle vendite, e che invece stanno mostrando una forza sorprendente. Perchè? La risposta è semplice: l’ottimismo sta vincendo sui cigni neri.

Si tratta di un ottimismo di fondo, che porta gli investitori a essere quasi certi che la crescita economica globale riuscirà più che a compensare i disastri che stanno infiammando il mondo. “Gli investitori stanno tentando di trovare un equilibrio tra la crescita globale e gli shock economici esogeni che si stanno verificando – spiega a Bloomberg Charles Burge, responsabile di gestione presso Invesco – La gente sta pensando che alla fine sarà la crescita a vincere, e che questi incidenti saranno superati”.

Tale convinzione non è certo campata per aria. Ci sono dati, infatti, numeri esatti che sembrano suffragarla. Guardiamo per esempio all’Ism manifatturiero degli Stati Uniti, che a febbraio è balzato a 61,4 punti, ovvero al record dal maggio del 2004. E pensiamo anche alla Cina che, a dispetto dell’adozione di manovre restrittive, ha visto crescere la produzione industriale nell’intero 2010 del 13,5%; diamo uno sguardo poi anche all’Europa, dove nonostante l’annoso problema dei conti pubblici gli indici manifatturiero e dei servizi sono saliti al ritmo più forte in più di quattro anni, con la Germania in testa.

Altri dati: la differenza tra il tasso swap Usa a due anni e il rendimento dei Treasury di pari scadenza – indice utilizzato per monitorare la percezione del rischio sui debiti da parte degli investitori – oggi si attestava alle 12 ora di Londra a 20,4 punti base, rispetto al massimo di quest’anno, toccato a 26,13 lo scorso 7 gennaio. Il contrasto con l’anno scorso è evidente, quando gli spread sugli swap arrivarono il 25 maggio a balzare fino a quota 64,21, per la paura del contagio dei Piigs.

Infine, sorprendono anche i risultati delle aste indette da paesi che tutto godono fuorché di rating positivi. Le Filippine, per esempio, a cui Moody’s Investors Service ha assegnato un rating “Ba3” sono riuscite a collocare proprio ieri sul mercato bond denominati in dollari per un valore di $1,5 miliardi, riuscendo a finanziare parte del deficit di bilancio di quest’anno. E in generale gli stessi bond ad alto rischio sembrano in recupero; basta pensare infatti che i rendimenti relativi di questi bond ad alto rendimento rispetto alle azioni sono scesi ieri a 498 punti base, contro i 522 punti base del 16 marzo scorso: si è trattato, secondo quanto ha riportato Bank of America Merrill Lynch, della flessione più sostenuta dal 14 gennaio scorso.

Insomma, a dispetto dei cigni neri, Marc Gross, gestore di RS Investment di New York, afferma che “i mercati si sono stabilizzati e sembrano più in salute dopo il panico della scorsa settimana” che, a questo punto, “è stato di breve periodo”.

I mercati hanno sconfitto il Cigno nero, dunque. Almeno per ora. E forse anche questo era imprevedibile, come imprevedibile è stato l’arrivo dei “black swans”.