Società

“I chi”? Scopriamo perché le grandi band hanno scelto di chiamarsi così

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In principio c’erano i Quarrymen, un complesso come tanti che sul finire degli anni ’50 suonava lo skiffle, genere musicale molto in voga dalle parti di Liverpool che univa jazz, blues, folk e country. Poi decisero di cambiare nome in The Beatles e da lì partì, come per incanto, la più grande rivoluzione che il concetto di musica pop abbia mai conosciuto.

Già, ma cosa c’è stato dietro quel mutamento di ragione sociale?

La leggenda vuole che sia stato Stuart Sutcliffe – scomparso prematuramente a soli 22 anni nel 1962 e bassista dei Quarrymen prima dell’arrivo di Paul McCartney – a proporre senza un particolare motivo il nome “The Beetles” (” I Coleotteri”).

Fu in seguito un giovanissimo John Lennon a spiegare come si giunse alla microscopica variazione che consacrò i nostri alla storia: nel lontano 1961 dichiarò, infatti, che una notte un uomo apparso in sogno su una «torta fiammeggiante» gli disse: «Voi sarete i Beatles con la “A”».

Ovviamente non è dato sapere se ciò sia realmente accaduto: tuttavia, la fascinazione di Lennon per i nomi con un duplice significato è cosa nota e la scelta fu molto probabilmente legata al fatto che chi sente pronunciare la parola “Bitols” pensa agli scarafaggi, mentre chi la legge non può fare a meno di pensare alla musica beat.  

E le altri grandi band degli anni ’60?

I Rolling Stones, protagonisti della più importante battle of the bands della storia proprio contro gli amici/nemici Beatles, vennero ispirati dalla quasi omonima canzone “Rollin’ stone” di Muddy Waters, il bluesman idolatrato da Keith Richards.

Anche Syd Barrett, leader della prima fantasiosa e caleidoscopica formazione dei Pink Floyd, scelse di chiamare in questo modo la sua creatura in onore dei suoi due bluesmen preferiti: Pink Anderson e Floyd Council.

Prima ancora di incidere il primo album, Roger Daltrey, Pete Townshend, John Entwistle e Keith Moon improvvisavano frequenti riunioni per decidere il nome della band. E ad ogni proposta che qualcuno avanzava, gli altri rispondevano in coro “…the who?”.

Delle influenze di William Blake e Aldous Huxley e delle loro “porte della percezione” sul blues psichedelico dei Doors di Jim Morrison e Ray Manzarek sappiamo già tutto o quasi.

i gruppi musicali negli anni ’70…

Nella seconda metà degli anni ’70 nascevano a Manchester i Warsaw, in omaggio alla canzone di David Bowie intitolata “Warszawa”. Il gruppo, capitanato da un giovane talentuoso e già problematico Ian Curtis, decise in seguito di chiamarsi Joy Division, letteralmente “reparto del divertimento”; in realtà il luogo così denominato con macabro dileggio dai soldati tedeschi nel quale erano soliti abusare sessualmente delle donne ebree nei campi di concentramento. Un nome volutamente provocatorio che creò, però, non pochi problemi alla band post-punk mancuniana, accusata a quei tempi di simpatie naziste.

…e il rock degli anni ’90?

Negli anni ’90 i campioni di vendite del rock sono stati certamente gli Oasis, gruppo anch’esso di Manchester, guidato da due giovani fratelli appartenenti alla working class che rispondono al nome di Liam e Noel Gallagher. Circolano diverse versioni sull’origine del nome, che in realtà non ha nulla di esotico come sembrerebbe. I dubbi in tal senso pare averli fugati definitivamente un articolo dell’Independent: «Appeso nella cameretta dei fratelli c’era un poster degli Inspiral Carpets, gruppo per il quale Noel lavorava come roadie, in cui erano raffigurate le date e le location del loro tour. Uno dei loro concerti si sarebbe svolto all’Oasis Leisure Centre a Swindon. E da li Liam scelse il nome per la sua nuova band…».

I Radiohead sono probabilmente il più grande gruppo rock in assoluto delle due decadi precedenti: il loro nome è preso a prestito da una canzone dei Talking Heads. Difficile trovare analogie tra il gruppo di Thom Yorke e quello di David Byrne, se non fosse per l’immenso talento che accomuna entrambe le formazioni.