Negli utlimi mesi, molte societa’ di Wall Street, tra cui alcuni colossi come AT&T (T – Nyse), Cisco Systems (CSCO – Nasdaq), Lucent Technologies (LU – Nyse), Nortel Networks (NT – Nyse), e Walt Disney (DIS – Nyse), hanno svalutato le proprie attivita’ (soprattutto quelle legate alle partecipazioni azionarie), registrando notevoli oneri straordinari, che hanno comportato un abbattimento degli utili.
Inoltre tali societa’, nel divulgare i risultati, hanno fatto sempre piu’ spesso riferimento agli utili pro-forma, che nascondono in molti casi dei risultati di gran lunga piu’ modesti, di quelli che si otterrebbero utilizzando i criteri contabili universalmente accettati (GAAP).
L’ondata di svalutazione delle partecipazioni e’ stata causata dalla caduta del ciclo economico e dal conseguente crollo della maggior parte dei titoli sui listini azionari.
In realta’ cio’ nasconde anche una probabile sopravvalutazione del valore contabile attribuito a tali partecipazioni nei mesi precedenti. Ne deriva che i brillanti utili conseguiti in passato erano in parte gonfiati.
Il problema dell’utilizzo degli utili pro-forma ha invece aperto numerose polemiche. La stessa agenzia federale di vigilanza sulla borsa americana, la Securities and Exchange Commission (SEC), ha aperto un’inchiesta al riguardo.
Un esempio di come le societa’ stanno cercando di mascherare i risultati e’ offerto da Qualcomm (QCOM – Nasdaq), operatore della telefonia mobile.
La societa’ ha annunciato un utile pro-forma di 28 centesimi per azione nel primo trimestre fiscale, terminato il 31 dicembre scorso, battendo le aspettative di un centesimo.
Per ottenere questo risultato non ha contabilizzato le perdite derivanti dai debiti della controllata GlobalStar (GSTRF – Nasdaq), mentre nel trimestre precedente ne aveva contabilizzato gli utili.
QCOM ha ottenuto, dal 1996 ad oggi, su basi pro-forma, utili per $2,02 miliardi, che scendono a $1,44 miliardi, se utilizziamo i criteri contabili standard, con una differenza di circa il 30%.