* Fabrizio Tedeschi e´ editorialista di Panorama Economy. Consulente di grandi banche e gruppi finanziari, per otto anni e´ stato responsabile della Divisione Intermediari della Consob a Milano.
Pineider, un marchio storico del made in Italy, si avvia mestamente alla
liquidazione, dopo che le amorevoli, ma inefficaci cure dell’Hopa di Emilio
Chicco Gnutti l’hanno tenuto in vita negli ultimi quattro anni. La fine di
Pineider si è già consumata sul sito Internet del gruppo Hopa, la cassaforte
di Gnutti. Online, infatti, il nome non c’è più, ma sul sito si possono però
ricavare molte altre interessanti informazioni.
Hopa detiene partecipazioni in
quasi 70 società, una galassia numerosissima. E ci si chiede se tutte queste
interessenze abbiano una natura industriale, vale a dire abbiano un progetto
sottostante, o siano, come si potrebbe intuire, in buona parte operazioni di
mero parcheggio o di finanziamento. In effetti, risulta impossibile seguire
con la necessaria diligenza tutte quelle società e controllarne i conti, anche
sotto l’aspetto puramente gestionale. Se poi aggiungiamo che alcune
partecipazioni hanno dimensioni rilevanti, si comprende come tutto ciò non
possa che avere natura prettamente finanziaria.
Il modus operandi di Gnutti è
il ritratto dell’attuale imprenditoria italiana, ormai prevalentemente
concentrata sulle questioni finanziarie, sulla finanza innovativa, che
dovrebbe creare ricchezza, quasi dimentica di quello che è il proprio core
business: mandare avanti imprese industriali o commerciali.
Un recente comunicato di un’associazione di consumatori ha indicato la
presenza di Chicco Gnutti in 36 consigli. Quanti saranno adesso? Non è così
importante il numero esatto. La sostanza è che è impossibile seguire tante
situazioni con la necessaria diligenza. A questi elementi bisogna anche
aggiungere che molte indagini di insider hanno riguardato operazioni e società
vicine a questo gruppo e c’è pure scappata qualche condanna, benché per ora
solo in primo grado.
Nonostante tutto ciò, vale a dire la sua sostanziale natura di raider mordi e
fuggi, questo gruppo partecipa in misura rilevante in banche e intermediari
finanziari, anche quotati in Borsa, e i suoi esponenti siedono in consiglio,
in qualche caso con posizioni di prestigio. Insomma, un bell’esempio per gli
investitori che devono ricucire il rapporto di fiducia con il mercato.
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