La bolla degli high-tech si e’ gonfiata a dismisura negli ultimi anni ed e’ finalmente scoppiata.
Nulla di nuovo nella storia degli investimenti – dai bulbi di tulipani del 17esimo secolo alla rivoluzione della locomotiva nel 19esimo secolo ai titoli di biotecnologia e computer degli anni novanta – ma gli investitori vogliono sapere cosa succedera’ ora che Cisco Systems (CSCO – Nasdaq) ha perso oltre il 70% del valore e Yahoo! (YHOO – Nasdaq) quasi il 90%.
Alcuni operatori del mercato credono che il peggio non sia ancora passato poiche’ piu’ in alto schizzano i titoli piu’ in basso crollano – solo questa settimana il Nasdaq ha perso il 3,5% ed e’ a un livello inferiore a quello di fine 1998.
Il passato suggerisce pero’ che alcuni titoli tornato a salire anche se la ripresa ha bisogno di piu’ tempo di quanto gli investitori sperano – di solito anni, non mesi.
Molti dei titoli colpiti dallo scoppio della bolla non sopravvivono e tra quelli che si riprendono la maggior parte adotta un andamento meno esuberante del passato.
“Le societa’ high-tech sono destinate a cadere pesantemente e non si puo’ pensare che tornino a raggiungere nuovi massimi come se non fosse successo niente”, ha commentato George Roche, presidente del gruppo di fondi comuni T.Rowe Price.
Persino i piu’ ottimisti non prevedono una ripresa immediata.
Dopo il crollo economico del 1837, ad esempio, un gruppo di titoli ferroviari ha impiegato quasi un decennio per tornare ai livelli precedenti; la ripresa di General Motors (GM) ha impiegato sei anni; e il mercato azionario giapponese, crollato alla fine del 1989 rimane al di sotto dei massimi raggiunti del 67%.
Piu’ recentemente la discesa dei biotecnologici iniziata nel 1992 e’ durata fino al marzo 1995 e i titoli hanno ripreso i loro livelli massimi solo nel dicembre 1998.
In un caso clamoroso, l’interesse degli americani per la radio aveva fatto salire il titolo RCA a $500 appena prima del crollo del 1929 – un aumento del 2000% in sei anni. Dopo il crollo ci sono voluti 30 anni perche’ il titolo tornasse a quei livelli.
I pessimisti, quali Jeremy Grantham del gruppo Grantham, Mayo, Van Otterloo & Co., pensano che i titoli high-tech impiegheranno almeno una decina d’anni prima di riprendersi davvero.
Grantham crede che i tecnologici abbiano di fronte ancora una strada in discesa e che trascineranno al ribasso l’intero mercato.
Henry Blodget -l’analista Internet di Merrill Lynch il cui nome e’ legato all’euforia per le dot-com, – e’ invece certo che il peggio finira’ entro la seconda meta’ dell’anno, anche se prevede che la ripresa a livelli della scorsa primavera non arrivera’ prima di 3-5 anni.
E’ difficile poi identificare quali titoli si riprenderanno davvero.
Un detto di Wall Street mette in guardia dall’ “acchiappare un coltello che cade” – sinonimo di un titolo in discesa libera – poiche’ anche i nomi piu’ forti possono afflosciarsi. Gli investitori si sono abituati a nomi quali Cisco, Sun Microsystems (SUNW – Nasdaq) e AOL Time Warner (AOL – Nyse), ma questi titoli sono ora in calo del 40%-70%.
Il money manager Steven Leuthold ricorda che prima della bolla dell’elettronica degli anni sessanta le societa’ da acquistare contenevano la sillaba “tron” nel loro nome – quale Transitron e Flowtronics – e che non si contano ora molti sopravvissuti.
L’analista Chuck Phillips di Morgan Stanley ha identificato tre fasi in un fenomeno da lui chiamato ‘ciclo classico dell’euforia tecnologica’; un momento di acquisti sfrenati seguito dalla lenta maturazione della tecnologia – durante il cui periodo l’euforia del mercato si raffredda – e poi dalla fase di produzione. Solo allora i veri benefici della tecnologia sono evidenti, emergono alcuni vincitori e il mercato ridiventa euforico.
Gli investitori in high-tech sono certi che le societa’ tecnologiche avranno risultati migliori di quelle del passato perche’ sono coinvolte in progressi rivoluzionari, ma il passato insegna che i titoli colpiti dalle bolle hanno spesso promesso tecnologie rivoluzionarie.
Persino Jeff Bezos, fondatore di Amazon.com (AMZN – Nasadq) ha avvertito gli investitori che la societa’, sebbene preveda quest’anno vendite di $3,5 miliardi, non e’ ancora solida e potrebbe non diventarlo mai.
Ci sono ragioni pero’ per sperare in una ripresa tecnologica piu’ veloce di quelle del passato. Innanzitutto l’intervento governativo con un possibile taglio fiscale e una manovra monetaria e, fondamentalmente, il fatto che il ciclo della vita tecnologica si sta accorciando. Le apparecchiature diventano obsolete piu’ velocemente che in passato e le scoieta’ non hanno altra scelta che acquistare nuova tecnologia.
“Con la tecnologia dell’informazione si possono fare enormi investimenti, ma in tre anni sono deprezzati quasi a zero”, ha commentato Peter Garber, stratega di Deutsche Bank e professore di economia alla Brown University.
Le societa’ tecnologiche, quindi, continueranno a vendere i loro prodotti, ma nessuno sa se la domanda sara’ sufficientemente forte da far riprendere i titoli high-tech in modo piu’ veloce che nel passato.