Società

GURU & GUFI:
QUANDO MAI
CI AZZECCANO?

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(WSI) – Il 2006 è stato un anno pieno di sorprese a Wall Street. La prima, è che pochissimi guru hanno azzeccato le previsioni: 12 mesi fa la grande maggioranza era pessimista e vedeva uno scenario a tinte fosche fra possibile recessione, frenata dei profitti e svalutazione del dollaro. Così non è stato, l’economia e i consumatori americani si sono mostrati più forti del temuto, la «bolla» dei prezzi immobiliari non è scoppiata, i bilanci aziendali non sono mai stati in così buona salute. Così a metà dicembre l’indice Dow Jones, l’S&P500 e il Nasdaq hanno performance del 15, 13 e 12%, che fanno dimenticare lo spavento di luglio quando il petrolio toccò i 78 dollari al barile e il mercato azionario Usa scivolò bruscamente. E il Dow Jones resta anche stabilmente sopra il record storico del 2000.

Continuerà la corsa del Toro anche nel 2007? Questa volta gli strategist vedono rosa con un rialzo dell’8% (media delle stime raccolte da Barron’s). Fuori dal coro, c’è ancora Abhijit Chakrabortti di JPMorgan, che resta Orso anticipando una crescita zero delle azioni nei prossimi 12 mesi. Fra i Tori, spicca Henry McVey di Morgan Stanley, uno dei pochi ad essere andato vicino agli attuali livelli con il suo target 2006 per lo S&P500 a 1.400 punti. Ecco le loro analisi e raccomandazioni.

L’ottimista Henry McVey, Morgan Stanley. «No, il Toro suonerà la quinta carica»

Ancora Toro. Henry McVey, lo strategist di Morgan Stanley scommette che il 2007 sarà il quinto anno consecutivo, con un rialzo di circa il 9% a quota 1.525 dell’S&P500. Passerà quindi alla storia come uno dei periodi positivi più lunghi della Borsa americana: solo altre tre volte dal 1900 il Toro è durato cinque anni (dal 1924 al ’28, dall’82 all’89, dal ’95 al ’99).

Secondo McVey ci sono diversi motivi per essere ottimisti e investire il 70% del portafoglio in azioni, lasciando in obbligazioni solo il 25% e in cash il 5%. Innanzitutto agli attuali livelli le azioni costano poco e rendono di più dei bond. In secondo luogo la crescita dei profitti nel 2007 verrà da settori diversi e il nuovo mix favorirà rapporti prezzo/utili più alti: quest’anno il 79% dell’aumento dei profitti è venuto da settori con un basso rapporto prezzo utili come energia, finanza, telecom, utilities e industriali.

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L’anno prossimo il testimone dovrebbe passare a settori che tendono ad avere quotazioni superiori alla media del mercato, come la salute, la tecnologia e i beni di largo consumo. Ma il comparto dell’energia dovrebbe continuare a correre, anche perché nel 2007 si verificherà probabilmente una fiammata dei prezzi petroliferi, per le tensioni con l’Iran.

McVey indica tre temi di investimento vincenti nel 2007. Il primo è puntare su titoli per i quali il mercato ha basse aspettative: la holding del tabacco e dell’alimentare Altria, il fornitore texano di elettricità Txu , il gruppo finanziario-assicurativo Prudential.

Il secondo tema è comprare società con alto potenziale di crescita degli utili e quindi delle quotazioni, come American tower e Sba communications (possiedono e gestiscono torri-ripetitori per la telefonia senza fili); la compagnia mineraria Arch coal; la casa d’aste online eBay; la società di consulenza strategica nell’information technology Cognizant technology solutions ; e Cameron international (sistemi per il controllo della pressione di petrolio e gas durante l’estrazione e la trasmissione). Infine un altro gruppo di titoli suggeriti da McVey ha il potenziale per migliorare il suo ritorno sul capitale: il gruppo dell’aerospazio-difesa General dynamics , il broker finanziario Merrill Lynch , il produttore e distributore di latte e latticini Dean foods , la società di servizi e attrezzature per l’estrazione e la produzione di petrolio e gas Weatherfords international.

L’unica cosa su cui McVey è d’accordo con Chakrabortti di JPMorgan, è che la banca centrale Usa non taglierà i tassi più a lungo di quanto si aspetta oggi il mercato, ma non perché l’economia e i profitti crollano, bensì perché l’inflazione rimane bassa. Se invece ci fosse una recessione, e la Fed fosse costretta ad abbassare il costo del denaro al 4,25%, l’S&P500 potrebbe scendere a 1.275 punti, uno scenario Orso probabile solo al 20% per McVey. All’opposto il 30% di possibilità ce l’ha uno scenario di solida crescita economica che spinge la Fed a un altro rincaro dei tassi: l’S&P500 salirebbe a 1.625. Le vere sorprese, teme lo strategist, potranno venire da choc estranei a Wall Street.

Il pessimista Abhijit Chakrabortti, JPMorgan.
«Wall Street soffrirà»

Aveva azzeccato le previsioni per il 2005, ma quest’anno ha perso completamente il rialzo di Wall Street. Colpa della sua preoccupazione per i possibili, sinistri significati della curva invertita dei rendimenti dei titoli di Stato del Tesoro americano, il fenomeno per cui i rendimenti dei titoli decennali sono inferiori di quelli a due anni. Finora hanno avuto ragione gli ottimisti e non Abhijit Chakrabortti , lo stratega di JPMorgan , che anche per il 2007 vede nero a Wall Street. Non pensa che l’economia americana cadrà in recessione, ma crede che rallenterà a un tasso del 2,7%, molto inferiore a quello degli ultimi quattro anni.

Nello stesso tempo, l’inflazione non scenderà a livelli accettabili da parte della Federal Reserve e per questo la banca centrale Usa non taglierà i tassi. Anzi, forse li alzerà.
Poiché le quotazioni azionarie oggi scontano già il ribasso del costo del denaro, secondo Chakrabortti quando questa aspettativa non verrà accontentata il mercato reagirà con un veloce e significativo scivolone. Anche la crescita dei profitti aziendali deluderà le attese: sarà in media solo del 3% contro le stime del 9%. Inoltre lo strategist di JPMorgan crede che il rapporto prezzo/utili della media del mercato rimarrà al livello attuale e che il dollaro continuerà a indebolirsi.

Se queste convinzioni si riveleranno esatte, l’indice S&P500 si troverà a fine 2007 attorno a quota 1.440, con una performance pari a zero, ma potrebbe anche chiudere con un calo del 7-8% a 1.290 punti, se l’economia e i profitti andranno peggio e la Fed sarà costretta a tagliare i tassi. Al contrario l’indice potrebbe salire del 9% a 1.530 se si avverasse lo scenario più roseo, con l’economia che cresce al 3%, i profitti al 9% e la Fed che non cambia politica monetaria.

Per minimizzare i rischi e massimizzare i guadagni in Borsa, Chakrabortti raccomanda le società che distribuiscono buoni dividendi: questi titoli sono tipici dei settori telecom, finanza e utilities; At&T e Bank of America sono nella lista dei suoi preferiti. Secondo tema chiave: puntare su società i cui profitti deluderanno meno gli operatori, quindi titoli nei settori dove le aspettative sono già moderate (telecom, energia, finanza), non ciclici, legati a business con maggior potere di controllo sui prezzi (beni di largo consumo, alimentare e bevande, tabacco, telecom), esposti alla crescita dei Paesi emergenti (aerospazio e difesa, servizi e infrastrutture per l’energia e per la salute) e alle esportazioni, soprattutto verso l’Eurozona. Fra le azioni che corrispondono a questo identikit: Altria, Colgate, PepsiCo, McDonald’s, Johnson&Johnson.

In un’ottica difensiva, meglio le azioni a larga capitalizzazione di quelle piccolo-medie.
Secondo Chakrabortti il dollaro continuerà a indebolirsi, fra l’altro perché i tassi dei T-bond saranno sempre meno competitivi verso quelli dei titoli in euro, con la Bce che deve continuare ad alzare il costo del denaro. Una protezione contro i rischi valutari è investire in oro con titoli di società minerarie come Newmont e Agnico mines.

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