Il petrolio viene scambiato sul mercato attraverso diversi strumenti di investimento. Uno dei sistemi più diffusi è quello dei futures, un contratto con il quale le parti si obbligano a scambiarsi ad una data scadenza un certo quantitativo di petrolio, ad un prezzo stabilito. Ovviamente nessuno sa quale sarà il prezzo alla scadenza del contratto. Il lotto di negoziazione per contratto è di 1.000 barili e le quotazioni sono espresse in dollari Usa per barile. Gli speculatori “scommettono” sul prezzo che avrà il petrolio nei mesi successivi: se un trader ipotizza un incremento del valore, acquista un contratto future.
Per esempio, ammettiamo che il contratto venga stipulato ad una certa data in cui il petrolio WTI quota 30 dollari, lo stesso potrebbe essere disponibile a 35 dollari in un contratto in scadenza dopo sei mesi. Uno speculatore che pensa che il prezzo, nello stesso arco temporale, sarà superato, arrivando per esempio a toccare 45 dollari, firmerà il contratto di acquisto per poi rivenderlo, intascando un rendimento lordo di 10 dollari. Al contrario, se scommette su un ribasso delle quotazioni, dovrà vendere il contratto future.
Tutti i futures principali sono contratti con scadenza a tre mesi e a seconda dei casi possono prevedere alternativamente la consegna fisica a scadenza, oppure il regolamento attraverso compensazioni in denaro tra il prezzo future pattuito e il prezzo del greggio a consegna immediata sul mercato (cash settled). Solamente il 2% delle transazioni si traduce in un effettivo acquisto/vendita di materia prima, in quanto la maggior parte delle volte la posizioni vengono solitamente liquidati poco prima della loro scadenza stipulandone di nuovi per evitare di dover prendere effettivamente in consegna la merce. Tale processo prende il nome di “roll over”.
I contratti acquistati possono essere più costosi di quelli venduti, con ripercussioni negative sui rendimenti degli investimenti. Viceversa, è possibile che i contratti acquistati siano meno costosi di quelli venduti, con effetti positivi.
Il ruolo dei broker
La maggior parte dei partecipanti ai mercati dei future del petrolio sono le grandi multinazionali del settore energetico: queste in genere usano i future a scopo di copertura, ovvero per proteggersi dal rischio di perdite dovute a un cambiamento di prezzo dell’oro nero. Altri partecipanti, invece, sono speculatori puri, che sperano di approfittare dei cambiamenti nel prezzo dei contratti future: questi investitori chiudono le loro posizioni prima della data di consegna prevista dal contratto e non maneggiano mai fisicamente la materia prima oggetto della loro speculazione.
Per operare nel mercato dei futures, è necessario far riferimento a un broker. Nella Borsa future negli Stati Uniti bisogna necessariamente far riferimento ai utilizzare una FMC (Futures Commission Merchant). Le FMC sono società d’intermediazione che effettuano le transazioni in nome di clienti privati o istituzionali. Di solito, le materie prime con una sigla e con il mese e l’anno di consegna/scadenza. Ad esempio, per il Crude Oil (petrolio) la sigla utilizzata è CL.