Le quotazioni petrolifere sono espresse in dollari per barile. Questa è un’unità di misura equivalente a 42 galloni USA, ovvero a 159 litri, ed il suo impiego come misurazione standard risale al diciannovesimo secolo, quando il petrolio era effettivamente immagazzinato in barili di legno di tale capienza. La definizione delle quotazioni del greggio sui mercati internazionali è il risultato di meccanismi assai complessi.
Il prezzo dell’oro nero non è solo frutto delle fluttuazioni tra domanda e offerta, che pure hanno un ruolo determinante nel processo di definizione delle quotazioni: un forte incremento della domanda da parte dei paesi con limitata capacità produttiva; o l’offerta limitata a fronte di domanda in aumenta finisce per spingere inevitabilmente i prezzi in alto. Si pensi per esempio al forte sviluppo dei Paesi emergenti, Cina e India in testa, che ha spinto nel corso dell’ultimo decennio in alto la domanda del petrolio per far fronte a un processo di industrializzazione sempre più spinto.
La stagionalità, le condizioni meteorologiche sono un altro elemento che spesso finisco influenzare le quotazioni del petrolio.
- La presenza di uragani in zone cruciali per la produzione petrolifera mondiale, come quella del Golfo del Messico, talvolta può mettere in crisi l’estrazione nelle piattaforme petrolifere delle zone colpite, determinando un aumento del prezzo.
- Ancora più rilevanti sono le crisi geopolitiche che influenzano considerevolmente l’andamento dei futures sul petrolio.
Un aspetto importante nelle forniture petrolifere riguarda inoltre l’utilizzo delle scorte di petrolio, che entrano in campo in presenza di alterazioni dell’equilibrio domanda/offerta. A differenza di quanto accade con altre materie prime, i produttori di petrolio possono utilizzare le scorte, in aggiunta alla nuova produzione, per soddisfare la domanda. Ad esempio, è possibile che i produttori ricorrano alle scorte per colmare un inatteso deficit delle forniture in caso di crisi geopolitiche.
Il ruolo determinante dell’Opec
Non va dimenticato che, nel processo di definizione del prezzo, un ruolo rilevante è poi svolto dall’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) e dalle sue decisione riguardanti l’immissione di petrolio sul mercato. Negli ultimi anni, il prezzo è stato inoltre determinato dalla forte crescita della produzione proveniente dal gas di scisto, petrolio non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso, e dalle sabbie bituminose del Nord America. Detto anche gas di scisto, si tratta di gas naturale non convenzionale estratto dai giacimenti rocciosi, che devono essere penetrati e poi essere fatti “esplodere” attraverso una tecnica chiamata ‘fracking’, finita nel mirino degli ambientalisti.
L’aumento della produzione di gas di scisto o di petrolio di scisto ha sostenuto l’offerta petrolifera globale a partire dal 2012, contribuendo a compensare la flessione di produzione dei giacimenti nel Mare del Nord. Al momento, l’equilibrio tra l’offerta e la domanda globale è particolarmente sensibile alla crescita del gas di scisto statunitense, considerato che l’80% dell’aumento al fuori dei paesi non OPEC proviene dagli Stati Uniti.

Il prezzo del petrolio viene definito in dollari statunitensi. In realtà, le transazioni di petrolio WTI e Brent rappresentano solo una piccola parte del totale degli scambi, ma i prezzi di questi scambi sono utilizzati come prezzo di riferimento per gli altri. Nella pratica commerciale, ogni petrolio è quotato rispetto al benchmark di riferimento più una differenza (detta premium), che può essere negativa o positiva.
La differenza esistente tra il petrolio in questione ed il benchmark di riferimento è legata alla qualità. Petroli più leggeri o con un contenuto in zolfo minore del loro benchmark di riferimento saranno scambiati con un premium positivo; al contrario se sono più pesanti o hanno un contenuto in zolfo più elevato.