La conseguenza naturale di un incremento del differenziale tra BTP e Bund decennali è che i tassi dei titoli di Stato italiani diventano sempre più alti per il Tesoro e che costerà di più prendere soldi in prestito sui mercati. Nello specifico costerà di più all’esecutivo italiano collocare debito sul mercato, perché il governo è spinto a offrire cedole più alte per rendere più appetibili i propri titoli del debito.
Tutto questo non fa peraltro che aumentare il deficit dello Stato. Se il governo non vuole o non può permettere che il deficit aumenti, è costretto a varare misure di rigore per restare all’interno dei parametri da rispettare.
Inoltre se il governo italiano paga di più in interessi rispetto all’esecutivo tedesco, anche le aziende italiane finiranno a loro volta per pagare tassi più alti rispetto alle concorrenti tedesche. Significa molto semplicemente che le imprese italiane finiscono per essere svantaggiate rispetto a quelle tedesche.
Un’altra conseguenza si fa sentire sulle casse dello stato e dipende dalle mosse dei risparmiatori. Se chi investe perde fiducia nel debitore – in questo caso lo Stato – le conseguenze possono essere drammatiche, anche perché si rischia di scatenare un circolo vizioso. Più salgono tassi e lo Spread, e più sarà difficile per un paese ripagare gli interessi sul debito. Di solito il 7% viene considerata come la soglia del rendimento decennale di “non ritorno”, oltre la quale un paese non ce la fa più a rispettare gli oneri finanziari.
La mancata fiducia in un paese e nella sua capacità di ripagare si traduce in un calo delle sottoscrizioni di nuovi titoli. Nel caso italiano, siccome si tratta di titoli di un enorme debito pubblico, bond vengono emessi e scadono ogni mese. Se un investitore o un risparmiatore non si fida più basta che non rinnovi la sottoscrizione dei titoli in scadenza.
Se il mercato non rinnova i titoli, lo Stato alla lunga può fallire, la fiducia di famiglie e aziende crollare e l’economia sprofondare in una profonda crisi, che nel mondo globalizzato in cui viviamo, è facile che poi abbia ripercussioni su scala continentale e internazionale. È quello che è successo durante la crisi del debito dell’Eurozona in Grecia, in Spagna e in Italia. Ecco spiegato il motivo di tanta ansia, in particolare dal 2010 a oggi, quando si parla di Spread.
L’impatto dello Spread Btp-Bund sui mutui
Il differenziale tra i rendimenti italiani e tedeschi ha un impatto anche su un altro tasso: quello che versano alle banche le famiglie per i mutui.
Le banche decidono quali tassi di interesse applicare a un mutuo a tasso variabile in base all’Euribor e allo Spread, inteso come margine fisso scelto dall’istituto in base alle proprie strategie commerciali.
L’Euribor, il tasso medio a cui avvengono le transazioni finanziarie in euro tra le grandi banche europee, cambia regolarmente a cadenza giornaliera. A non cambiare è lo spread delle banche. L’interesse finale del mutuo è dato dalla somma dell’Euribor e lo spread applicato dalle singole banche.
Lo Spread dei mutui viene influenzato dall’andamento dello Spread tra Btp e Bund. Come spiega Il Sole 24 Ore il processo è più o meno il seguente: “se aumenta il rendimento dei titoli di Stato italiani diminuisce il prezzo (che si muove in modo inverso). Ne consegue che un aumento dei rendimenti dei Btp – che difatti si traduce anche in un aumento dello spread tra Btp e Bund tedeschi – indebolisce il valore (prezzo) dei titoli di Stato posseduti dalle banche italiane”.
Un allargamento del differenziale tra Btp e Bund scoraggia le banche a erogare prestiti a famiglie e imprese, che non hanno altra scelta se non quella di rivedere al rialzo gli interessi chiesti sui mutui.