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I Cds, ovvero il termometro del rischio default

Capire lo Spread 1° Capitolo | 5° Lezione

di Laura Naka Antonelli
Pubblicato 11 Ottobre 2018 • Aggiornato 28 Novembre 2019 13:00

In situazioni di crisi finanziaria, solitamente i default societari e dei paesi aumentano di numero. In questi contesti un altro strumento che viene monitorato dai mercati, oltre allo Spread, sono i Cds.

I due mercati – del reddito fisso e dei Cds – sono strettamente correlati fra loro. In teoria il premio (spread) nei contratti di Credit Default Swap equivale a grandi linee allo Spread dello stesso emittente a pari scadenza. In pratica questo non avviene, a causa delle differenze tra i due contratti, nonostante il loro rapporto sia molto stretto.

Le differenze sono diverse, ad esempio il rischio della controparte cambia, così come la liquidità di mercato. Nel caso di default, poi, chi detiene un Cds ottiene il rimborso del valore nominale del prestito ma non degli interessi. Spesso nei mercati del debito aziendale si riscontra una carenza di liquidità, che spiega la presenza di un premio di liquidità anche nei rendimenti dei bond. I mercati dei Cds sono invece più liquidi.

Secondo uno studio della Banque de France, nei paesi meno affidabili – come dimostra il caso dei paesi della cosiddetta periferia dell’Eurozona (Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna e Grecia, insomma, i PIIGS) sono i mercati dei Cds ad anticipare l’andamento dei prezzi nel mercato obbligazionario. Viceversa nei paesi più virtuosi, sono i mercati del reddito fisso a dettare i tempi.

I credit-default swap sono contratti che vengono comprati da un investitore per assicurarsi contro l’eventuale default di un paese. Più è alto il costo per assicurarsi contro tale eventualità, più è possibile che le finanze pubbliche della nazione rispettiva facciano crac. Uno swap in pratica trasferisce l’esposizione creditizia dei prodotti a debito fisso tra le due parti in causa. È uno strumento derivato con una scadenza precisa, di cui gli investitori si servono spesso per speculare o per ottenere una protezione.

Un Cds a 5 anni vale quanto costa secondo i mercati assicurarsi contro un default per 5 anni di tempo. Chi vende il contratto accetta di ripagare l’acquirente se il paese fa default sul debito. Chi compra Cds potrebbe anche speculare sulla possibilità che il paese faccia in realtà default. L’andamento dei Cds è infatti uno strumento importante per monitorare come il mercato percepisce il rischio di un default di un determinato Stato.

L’acquirente riceve una protezione creditizia, mentre il venditore garantisce la qualità creditizia del titolo del debito appena comprato. Nel farlo, il rischio del default viene trasferito da chi possiede il titolo al venditore del Cds. Ecco perché si chiama swap. Per esempio, chi compra un Cds ha il diritto di riscossione del valore del Cds, che verrà coperto dal venditore, nel caso in cui lo Stato faccia non sia in grado di rimborsare i creditori. In pratica comprando un contratto swap del genere, l’acquirente trasferisce il rischio che un titolo del debito faccia default.

Per sapere quanto valgono i Cds e essere aggiornati sull’andamento dei prezzi di questi strumenti particolari, ci sono tre modi.

Si può visitare il sito di ISDA (International Swaps and Derivatives Association) oppure quello della Bank for International Settlements (BIS), la banca delle banche centrali, dove si possono reperire i dati su base annuale e semestrale. Per avere i dati settimanali invece bisogna affidarsi alla Trade Information Warehouse (TIW) della Trust & Clearing Corporation (DTCC), che tuttavia offre informazioni solo fino a un anno prima.

Le altre due fonti forniscono dati che risalgono al 2001 e 2004, rispettivamente. Spesso i dati non corrispondono tra loro, perché ogni fonte usa metodi di calcolo diversi. I dati in tempo reale, anche giornalieri, sono disponibili anche su S&P Capital IQ.

Un’altra piattaforma molto utile la offre anche Markit.