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Bond, le agenzie di rating

Bond, la guida 1° Capitolo | 5° Lezione

di Laura Naka Antonelli
Pubblicato 19 Agosto 2018 • Aggiornato 21 Agosto 2018 14:31

Le agenzie di rating  sono istituti incaricati di giudicare la qualità del credito sia degli emittenti sia delle obbligazioni da loro emesse. Negli Stati Uniti le tre principali agenzie, dette le tre sorelle, sono Standard & Poor’sMoody’s e Fitch.

Ciascuna di esse ha un suo sistema di lettere personalizzato per categorizzare la qualità creditizia e rendere immediata la comprensione della stessa per gli investitori. Più la lettera è “alta” (A, B) più la qualità del credito del bond sarà buona e più il paese emittente sarà finanziariamente stabile.

I bond vengono giudicati al momento della loro emissione. Sia le obbligazioni sia le entità che le collocano vengono periodicamente rivalutate dalle agenzie, per capire se un cambiamento del loro giudizio è preventivabile. È possibile che venga rivisto anche l’outlook, ovvero la prospettiva futura – a medio-lungo periodo – del rating, a breve o lungo termine. In questo caso le opzioni sono: positivo, negativo, stabile.

I rating dei bond sono importanti non solo per il ruolo che hanno di tenere gli investitori informati, ma anche perché hanno un impatto sul tasso di interesse che le aziende e i governi pagano sulle obbligazioni collocate.

Per esempio, il rating più alto di Standard and Poor’s è la tripla A (AAA). Una volta che lo status del titolo scende a BB+ non è più considerato “investment grade”. Al di sotto di tale soglia si passa agli “speculative grade” (letteralmente “qualità speculativa”, quindi alto rischio).

Il giudizio più basso, D, indica che il bond è in default , ovvero che l’emittente non è in grado di ripagare agli obbligazionisti gli interessi e il valore nominale del bond.

Da quando è scoppiata la crisi finanziaria del 2008, le agenzie di rating sono state aspramente criticate per non aver saputo identificare per tempo i rischi che avrebbero influenzato inevitabilmente la qualità creditizia di alcuni titoli, in particolare gli strumenti derivati Mbs. Le obbligazioni in questione hanno ricevuto un rating positivo, ma si sono poi rilevate un investimento ad alto rischio e in alcuni casi fallimentare.

Gli investitori nutrono inoltre perplessità circa i possibili conflitti di interesse tra le agenzie di rating e gli emittenti di bond, dal momento che chi colloca le obbligazioni deve pagare le agenzie per i loro servizi. Se vuole che queste esprimano un giudizio sulla qualità di credito, devono pagare.

Per via di questi e altri problemi, come ha dimostrato la crisi subprime, il rating non dovrebbe mai essere l’unico elemento su cui l’investitore fa affidamento quando soppesa il rischio di un investimento in un determinato bond.

Come si calcola il rating

Tra i fattori che le agenzie prendono in considerazione quando assegnano un rating a una organizzazione o uno Stato figurano: il trascorso creditizio (se ha pagato i suoi debiti e quanto credito ha emesso in passato); un qualsiasi mancato pagamento o un default sul debito avrà chiaramente un impatto negativo sul rating.

L’agenzia analizza anche il potenziale economico del paese o dell’emittente. Se lo scenario previsto è positivo, allora il rating sul credito tende a essere buono; se l’emittente non ha un outlook economico positivo, il giudizio non sarà buono.

I raging sui crediti possono essere a breve o lungo termine. Un giudizio a corto termine rispecchia la probabilità che un emittente faccia default entro un anno.

Questo genere di rating è diventato la norma negli ultimi anni, mentre in passato erano i giudizi a lungo termine ad essere maggiormente presi in considerazione prima di fare un investimento. I giudizi a lungo termine sono un mezzo più efficace di prevedere la possibilità di default, perché calcolano la possibilità in qualsiasi momento in futuro.