I titoli obbligazionari si dividono in tre principali categorie, bond sovrani, bond societari (corporate bond) e Abs (Asset-backed securities).
I bond sovrani
I bond sovrani o titoli di Stato costituiscono un debito emesso da un governo nazionale di un paese e sono denominati in una valuta che può essere straniera oppure no. L’utilizzo di una divisa non nazionale può spesso rappresentare un rischio più alto per l’obbligazionista che si impegna ad acquistare un determinato bond.
Il governo di un paese che ha un’economia debole o instabile tende a denominare i titoli di Stato nella valuta di un paese con un’economia solida. Per via della presenza del rischio di un default del debito pubblico, i bond sovrani sono di solito offerti a un prezzo di sconto in questi casi. I bond collocati sul mercato dai paesi in via di Sviluppo ne sono un classico esempio.
I titoli di Stato italiani si dividono in Buoni Ordinari del Tesoro (BOT), Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ), Certificati di Credito del Tesoro (CCT/CCTeu), Buoni del Tesoro poliennali (BTp), Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’Inflazione Europea (BTp€i) e infine il Btp Italia.
Esistono anche i titoli sovranazionali, che vengono emessi da entità internazionali a cui prendono parte diversi Stati sovrani e non un solo paese come nel caso dei bond cosiddetti sovrani.
I bond societari
I bond societari sono molto semplicemente un titolo del debito emesso da un’azienda e venduto agli investitori. Il rendimento del bond viene di solito stabilito dalle capacità dell’emittente di ripagare il debito contratto. Il pagamento avviene grazie ai soldi guadagnati con operazioni future. In alcuni casi gli attivi e i beni fisici dell’azienda possono essere usati come garanzia (collaterale).
Le obbligazioni societarie vengono ritenute più rischiose rispetto ai bond governativi. È più facile che fallisca o non riesca a restituire il prestito un’azienda piuttosto che un paese. La conseguenza naturale è che i rendimenti dei corporate bond sono quasi sempre più alti di quelli del paese rispettivo, anche per le imprese più solide sotto il profilo della qualità creditizia.
I bond vengono emessi in blocchi di 1.000 dollari e quasi sempre hanno una struttura che prevede lo stacco di una cedola alla scadenza del contratto. Le obbligazioni aziendali possono anche prevedere accontanamenti che consentano la restituzione del prestito nel caso in cui i tassi predominanti dovessero subire dei cambiamenti.
Così come avviene per gli altri tipi di bond, quelli aziendali sono una fonte di capitale fondamentale per chi li emette. Insieme alle altre linee di credito percorribili, come i prestiti in banca, consentono alle imprese di finanziare investimenti e altri progetti. In compenso l’azienda deve dimostrare un certo potenziale di fare profitti se vuole offrire un titolo obbligazionario al pubblico a un tasso vantaggioso. Più la qualità del credito percepita del gruppo è alta, più facile diventa emettere grandi quantità di debito e farlo a tassi bassi.
La maggior parte dei corporate bond è tassabile se supera l’anno di durata. Quelli che scadono prima vengono chiamati “carta commerciale”. Il titolo di credito in questione ha una scadenza massima di 270 giorni. Dal momento che non sono garantiti, sono solamente le aziende più grandi o comunque più solvibili a emetterlo.
Asset-backed securities e Mortage-backed securities
Quanto alle Asset-backed-securities, si tratta di titoli legati a un prestito sottostante e per l’investitore rappresentano un’alternativa agli investimenti in debito societario. Essenzialmente funzionano come i derivati Mbs (Mortage backed securities) legati al mutuo, con la differenza che gli asset a cui sono legati non sono prestiti immobiliari, bensì prestiti di altra natura come contratti di leasing, debito delle carte di credito, royalties, etc.
I titoli Mbs sono legati a un mutuo o a una serie di prestiti immobiliari e per poter essere venduti devono fare parte di uno dei due rating più alti stabiliti dalle agenzie di riferimento. Di solito funziona con il versamento di una quota periodica anziché con lo stacco della cedola alla scadenza del contratto. I pagamenti avvengono sulla falsa riga di quanto accade per la cedola. Il mutuo deve inoltre essere stato concesso da un’entità autorizzata e regolamentata.

Quanto un investitore compra un Mbs è come se prestasse denaro a un acquirente di una casa o a un’azienda di investimento immobiliare. Un titolo derivato del genere è anche un modo per una banca locale di piccole dimensioni di fornire prestiti ai suoi clienti senza doversi preoccupare della solvibilità di chi ha contratto fisicamente il mutuo. Nelle transazioni di questo tipo la banca ricopre il ruolo di mediatore tra chi compra la casa e i mercati di investimento.
Il derivato in questione è inoltre un tipo di strumento finanziario che viene usato dalla banca per sbarazzarsi di un mutuo tramite una cosiddetta cartolarizzazione. Gli Mbs consentono inoltre di trasferire l’interesse e il valore del bond dai mutui agli azionisti. I pagamenti possono essere ulteriormente suddivisi in più classi di derivati, a seconda della percezione di rischio dei diversi mutui.
La crisi dei mutui subprime
Alla fine del 2006 negli Stati Uniti è scoppiata una crisi finanziaria, la cosiddetta crisi dei mutui subprime, che si è poi espansa a macchia d’olio nel resto del mondo, in particolare quello industrializzato delle grandi banche. Agenzie e istituti di credito sono fatto fallimento – il crac maggiore fu quello della banca d’affari Lehman Brothers – o sono state salvate dal governo. I titoli Mbs e la loro natura di strumenti derivati sono all’origine dello scoppio della crisi.
L’utilizzo sfrenato di strumenti derivati sui prestiti immobiliari da parte delle banche, che se li sono passati tra loro, ha creato un’enorme bolla pronta a esplodere.
Con la cessione di un Mbs un istituto di credito non fa altro che trasferire sugli investitori – che possono essere fondi, banche o assicurazioni – il rischio che chi ha contratto il mutuo non paghi più le rate; anche e sopratutto quando si tratta di clienti ‘subprime’, ovvero poco affidabili perché senza garanzie di insolvibilità. In pratica il rischio viene cartolarizzato, ossia impachettato, in obbligazioni. Con il vantaggio per la banca di intascare lauti profitti sugli interessi.
Gli investitori non sempre hanno tenuto in portafoglio i mutui che scottavano. Spesso gli hanno impacchettati a loro volta per venderli a terzi. Si è formato così un castello di carte pronto a crollare al primo mutuo insolvente. Motivo per il quale tali prestiti vengono considerati dagli analisti come un fenomeno di speculazione finanziaria.