Economia

Guerra fredda delle banche centrali sui cambi

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(Teleborsa) – Prova di forza fra le banche centrali mondiali sul mercato dei cambi e vera e propria guerra valutaria? Il tema resta di grande attualità in una fase in cui il mercato valutario evidenzia la più grande instabilità, in cerca di nuovi equilibri, a causa dei continui interventi delle banche centrali per frenare una eccessiva rivalutazione della moneta locale. E sono in molti a muoversi attivamente sul mercato dei cambi. La guerra fredda sui cambi fra Stati Uniti e Cina non è una novità. Ieri, il Parlamento statunitense ha approvato con una larghissima maggioranza il progetto di legge che consente di imporre sanzioni commerciali ai Paesi che vogliano mantenere intenzionalmente basso il valore della propria valuta. E’ così che si concretizza la dichiarazione di guerra lanciata dal Presidente USA, Barack Obama, e dal Segretario di Stato americano, Timothy Geithner, a Pechino, che si era impegnata formalmente a rivalutare gradualmente lo yuan e, invece fa orecchie da mercante, ignorando le raccomandazioni giunte dalle autorità politiche e monetarie internazionali. Ma c’è molto di più. La Bank of Japan, dopo sei anni di latitanza, è intervenuta con operazioni di mercato, nel tentativo di frenare la corsa dello yen. La valuta nipponica ha recentemente raggiunto i massimi degli ultimi quindici anni nei confronti del biglietto verde, obbligando la banca centrale giapponese, per la prima volta dal marzo 2004, a vendere la valuta domestica. Una mossa necessaria, che potrebbe costare ancora parecchi miliardi alla BOJ, nel tentativo di sostenere l’export di un Paese che molto conta su questa risorsa, a fronte di una domanda domestica stagnante. Ora alza la testa anche il Brasile, che ha visto una fortissima rivalutazione del real, il quale ha raggiunto ieri quota 1,7009 contro dollaro, sui massimi dal mese di novembre. Proprio a inizio settimana il Ministro delle finanze brasiliano, Guido Mantega, ha lanciato un allarme sull’eccessivo apprezzamento del real, accusando la comunità internazionale di condurre una scorretta “guerra valutaria”. E l’euro? La moneta unica ha riagganciato ieri per la prima volta la soglia degli 1,36 dollari, abbandonata nel mese di aprile, ma resta ancora molto lontano dai record di 1,60 dollari toccati nel giugno del 2008. La UE è ora alle prese con la crisi del debito ed appare distratta dalle problematiche relative ad una revisione del Patto di stabilità e di un aumento della vigilanza, almeno sino a quando la valuta unica resterà vicina a questi livelli.