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Guerra con l’arma petrolio. Al Qaeda fa esplodere una raffineria in Iraq

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La piu’ grande raffineria di petrolio dell’Iraq e’ stata presa di mira, prima dell’alba, da un gruppo di terroristi armati, che hanno ucciso personale tecnico con AK47 silenziati e fatto esplodere diverse bombe. Il blitz ha reso inoperativa parte della raffineria di Baiji, nella provincia irakena di Salahuddin, una zona Sunnita a circa 170 chilometri a nord di Baghdad, bloccando la produzione di circa 150.000 barili al giorno di greggio.

L’attacco e’ avvenuto alle 4:30am da parte di un gruppo di uomini addestrati che hanno colpito l’obiettivo con rapidita’. La pattuglia terrorista, secondo le prime informazioni, ha piazzato in totale 8 bombe tra l’esterno e l’interno dell’impianto dopo aver ucciso un ingegnere e alcune guardie di sicurezza, facendo saltare il principale condotto petrolifero, che ora e’ bloccato. Si tratta del secondo attacco terrorista avvenuto questo mese in Iraq: all’inizio di febbraio un’altra pipeline a nord di Baghdad e’ stata fatta esplodere da uomini armati, interrompendo la produzione di petrolio alla raffineraia di Dora. L’Iraq dunque e’ diventato il punto piu’ debole della catena produttiva di greggio dal medio oriente, in termini di inadeguata sicurezza degli impianti.

Secondo quanto risulta a Wall Street Italia, l’attacco di oggi e’ opera di una cellula di Al Qaeda ispirata a Bin Laden e associata alle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran. La strategia di Tehran, secondo alcune fonti dell’intelligence, e’ inserirsi nel contesto geopolitico di questi giorni usando le turbolenze e rivolte anti-regime in medio oriente, allo scopo di creare artificialmente scarsita’ di greggio e far infiammare i prezzi del petrolio. L’obiettivo dei fondamentalisti islamici e’ provocare un’altra ondata di recessione nel mondo occidentale; un costo del barile sopra quota $120 provocherebbe arretramenti di Pil di parecchi punti percentuali in quasi tutti i paesi ad alta industrializzazione. La guerra e’ appena agli inizi.