Società

Grillo e Casaleggio lasciano il M5S?

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Luca Ciarrocca e’ il direttore di Wall Street Italia, autore de “I padroni del mondo”

ROMA (WSI) – Dopo il voto alle europee il Movimento 5 Stelle e’ di fronte ad un bivio cruciale, il cui superamento interessa non solo iscritti ed elettori di quella parte politica, ma l’Italia intera.

Infatti e’ una disgrazia per la democrazia italiana che una porzione pari a circa un quinto dei votanti, raccolti in un movimento nato da zero e senza avere alle spalle tradizioni di partiti ottocenteschi, continui a voler masochisticamente autocongelare i propri voti e consensi.

Assurdo e’ soprattutto sprecare occasioni storiche, come lo erano le elezioni europee: il M5S ci e’ arrivato impreparato dimostrando di non avere i candidati giusti ne’ la vocazione, le doti, il retroterra culturale e “ideologico” (la famosa ambiguita’ destra-sinistra) per presentarsi come seria, dura, decisiva e affidabile forza di opposizione al sistema.

Per assurdo, sarebbe forse meglio che i pentastellati stessero fuori del Parlamento: un gruppo extra-parlamentare radicato sul territorio e nel volontariato, avrebbe piu’ capitale politico da spendere e maggiore credibilita’.

Invece, mentre l’Italia indipendente e non garantita ne’ da stipendi statali ne’ da pensioni (base del serbatoio voti del PD) lotta coi denti per uscire da 10 trimestri consecutivi di recessione e da una declassamento economico e sociale peggiore perfino di quello che devasto’ il Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale, il rischio e’ che nei prossimi mesi il M5S ricada senz’arte ne’ parte nello stupido folclore di chiassose piazzate in Parlamento, con catene, sveglie, cartelli, altri gadget e sempre tanti insulti.

[ARTICLEIMAGE] In questo scenario stupisce come ancora non sia esplosa in modo violento e lacerante – con libelli, articoli, memo – la contestazione da parte dei due gruppi parlamentari del M5S alla Camera e al Senato all’attuale dirigenza verticistica e un po’ “fascista” del Movimento. Cova sotto la cenere ma non si manifesta, una sana rivolta e ribellione contro i due fondatori Grillo e Casaleggio (a parte un generico documento di autocritica circolato nei giorni scorsi). Il motivo della rabbia che serpeggia tra le file e’ che nelle ultime settimane, durante la campagna elettorale, i due “capelloni” registi e guru del M5S hanno compiuto un errore politico e di comunicazione dietro l’altro, lasciando di stucco chi conosce il marketing della politica. Anche la base piu’ emotiva e naive lo ha capito.

I parlamentari eletti del Movimento – originariamente 109 deputati e 54 senatori, oggi parecchi meno dopo varie espulsioni per infedelta’ e tradimenti (oltre ai 17 neo-deputati al Parlamento Europeo) – hanno in mano un potere molto forte, autentico, in quanto reali rappresentanti del popolo nel Palazzo; ma finora questo potere non lo hanno esercitato e anzi lo hanno disdegnato.

Deputati e senatori del M5S dovrebbero capire cosa stanno ignorando, dovrebbbero smettere di voltare le spalle alla storia e avere, da oggi in poi, una nuova strategia politica e istituzionale, abbandonando senza indugio la linea ‘movimentista’ che, pare ovvio, comincia a dare chiari segni di non funzionare piu’.

Grillo, Casaleggio e i due responsabili della comunicazione alla Camera e al Senato (Messora e Casalino) per arrestare il declino politico del Movimento dovrebbero volontariamente fare un passo indietro, e recitare da qui in avanti la parte dei “saggi”, gli scriba, gli oracoli. Manca al M5S un sinedrio da interpellare nei momenti delicati che eventualmente interviene e parla attraverso documenti, scritti o articoli, dando la linea politica e strategica su tutti i piu’ importanti temi o argomenti. Il blog e’ decisamente usurato e troppo populista. Uno sfogatoio anti-italiano di livori e rabbie.

Non e’ pensabile che l’unica vera forza di opposizione organizzata in Italia – forte di 5,8 milioni di voti (attenzione: erano 8,6 milioni alle politiche del febbraio 2013) – lasci al signor Grillo Beppe il palcoscenico mediatico al fine di attrarre l’attenzione del grande pubblico dei cittadini. Sarebbe ottima cosa, forse, se fosse ancora capace di toccare i tasti giusti e parlasse razionalmente di politica, ma la campagna elettorale ha confermato quel che quasi tutti pensiamo: Grillo e’ stanco, ha gia’ dato.

[ARTICLEIMAGE] Beppe ha fatto il suo lavoro, straordinario, in termini politici e sociali, in quanto ha inventato dal nulla un movimento pari al 20% dell’elettorato, da solo, senza finanziamenti e fuori dalle trame dei poteri forti. Tuttavia che sia venuto il momento di fare ammenda per i recenti errori commessi (dovuti a stanchezza, impreparazione e approssimazione) riconoscendo i limiti futuri del suo ruolo, e’ una percezione riconosciuta tra i moltissimi cittadini – come noi – che non appartengono a fazioni fideistiche o al tifo di stile calcistico che imperversa in Italia quando si parla di politica.

Oppure Grillo vuole forse percorrere la strada del “partito personale” a tasso di democrazia nullo, esattamente come Forza Italia di Silvio Berlusconi?

Sarebbe quindi meglio che Grillo dicesse “parole”, lasciando giocare le prossime ‘mani’ di tavolo ai rapppresentanti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. Di cui – per inciso – oggi lui e Casaleggio non si fidano affatto; anzi, palesemente li temono, proprio perche’ “loro” sono legittimati dal voto.

Sarebbe meglio che deputati e senatori del M5S si strutturassero da qui in avanti con cariche fisse, portavoce, nuovi incarichi strategici, responsabilita’ organizzative, compreso l’onere e l’onore di apparire in televisione con speech e interviste degni di questo nome, fatti da persone attrezzate per parlare e, si’, che bucano lo schermo.

Il tutto affinche’ le idee del M5S possano marciare con le loro gambe e avere risonanza verso l’italiano medio, e abbiano una chance di successo elettorale al di la’ della reazione di pancia anti-establishment e anti-politica, di cui non se ne puo’ piu’.

Come scegliere tra deputati e senatori i migliori soggetti piu’ adatti alla bisogna sara’ dura; anche test di cultura generale, cultura politica e perfino body language e look, sarebbero a tal fine utili. Con una regola di base ineludibile sopra le altre: smettere di urlare e insultare gli avversari. Anche perche’ altrimenti il PD ecumenico e maggioritario di Renzi governa fino al 2050.

Impossibile infatti che un leader politico come Grillo sia preso sul serio da masse teleguidate di italiani medi (la ex borghesia impoverita dalla crisi economica) se nel giro di pochi giorni costui si arroga il diritto di “essere oltre Hitler”; rivendica in piazza l’eredita’ di Berlinguer cercando di strappare consensi a sinistra; si presenta con il plastico di una prigione che fara’ costruire una volta al potere per incarcerare i politici corrotti; si fa fotografare con una corona di spine in testa imitando Cristo; propone di punto in bianco un’allenza politica con un leader della destra xenofoba europea come l’inglese Nigel Farage. Tutti comportamenti, agli occhi dei cittadini ed elettori, che dimostrano incoerenza, confusione mentale e politica, totale assenza di strategia, improvvisazione umorale da ultima spiaggia.

[ARTICLEIMAGE] Casaleggio – non e’ colpa sua – e’ inadeguato alle piazze e al grande pubblico: ha il carisma di una sogliola fuor d’acqua e l’eloquio di un timido e impacciato ragioniere di provincia. A lui si deve notoriamente il successo strepitoso di un movimento politico che dal nulla ha rastrellato oltre 8 milioni di voti; ma adesso, dopo averne visti evaporare quasi 3 milioni in una tornata elettorale decisiva come quella europea – dove era obbligatorio vincere – pare inadatto a gestire i prossimi obiettivi del movimento, molto diverso dai tempi dei primi meet-up e dei V-day.

La fase 2 pentastellata deve essere parlamentare e istituzionale. Deve avere come strategia “sdoganare” voti tignosamente auto-congelati. Deve far si’ che il M5S possa trattare con pari dignita’ e allo stesso livello con gli altri partiti e forze politiche, con i gruppi parlamentari e le leadership di Camera e Senato. Questa e’ l’Italia, e la supposta diversita’ dei cinque stelle, se non cambia, sembrera’ peggiore del vecchio armamentario tipico della sinistra.

Casaleggio – lo so per averci parlato alcune volte al telefono – non crede al Parlamento. Vorrebbe che il Palazzo fosse fisicamente distrutto e andasse in rovina. Gli piacerebbe che la democrazia fosse esercitata con decisioni ratificate in base a richieste continue, in tempo reale al popolo del web, da esprimere con click e una raffica di [approvo/non approvo] (ovviamente sarebbero decisioni umorali, assai poco razionali e facilmente manipolabili per lo stile subliminale delle domande).

Legittime aspirazioni per un analista politico che guarda a una democrazia concentrazionaria del futuro simile a quella descritta da alcuni film di fantascienza prodotti a Hollywood ma… del tutto fuori della realta’, almeno per i prossimi 30 anni. Basta conoscere la psicologia umana e l’italianita’ del cittadino medio abitante la Penisola, per capire quanto irrealistico sia il progetto di Casaleggio.

Aggiratevi la mattina in un mercato ortofrutticolo di una qualsiasi citta’ italiana – realta’ reale e non virtuale, scusate il gioco di parole -; e capirete per quale motivo Matteo Renzi, il premier 39enne, ex dc, ha doppiato in voti il M5S alle recenti elezioni europee. Altro che web.

In gioco c’e’ un serbatoio elettorale che alle prossime politiche, in mancanza di un cambio radicale di strategia, potrebbe comportare un secco -10% per il M5S.

Per questo motivo i gruppi parlamentari del Movimento hanno l’obbligo di darsi, qui e ora, in tempi rapidissimi, una linea politica nuova e piu’ aggressiva; devono eleggere i propri rappresentanti, far emergere (e far parlare) nuovi leader; dar vita a una “frattocchie” (scuola di partito) per educare i quadri; impostare un piano duro di studio, programmi, progetti, puntando a obiettivi politici perseguibili prescindendo dal populismo e dalla presentazione di centinaia, anzi migliaia di emendamenti a noiose e poco carismatiche proposte di legge.

E’ l’ora che il M5S si tolga da questa irreale terra di nessuno priva di scelte innovative e di iniziative reali, dove si e’ posto dal febbraio 2013. Una palude, sabbie mobili ben predisposte dal sistema e dai poteri forti.

La linea politica del M5S sulle questioni piu’ importanti della politica italiana, dovrebbe essere basata su alcuni punti ineluttabili, quasi tutti legati al nostro ruolo europeo:

1) come far valere il peso dell’Italia in Europa, alla luce del nostro enorme debito pubblico di oltre 2 trilioni di euro, sbandierando la minaccia di un default che farebbe implodere l’euro e l’Ue, se la Troika e la Merkel non modificano l’attuale linea pro-Germania basata su austerity e terrore fiscale;

2) avere un piano chiaro sui temi chiave dell’Europa in termini di politica estera, difesa, tesoro (eurobond) senza battere strade costituzionalmente improponibili come il referendum sull’euro; il M5S e’ ambiguo, ondivago, non ha una linea;

3) rinegoziare Fiscal Compact e ESM, patto di stabilita’ e vincoli di bilancio, strumenti messi in campo dalla Troika che, per un paese al semi-collasso finanziario come l’Italia, costituiscono un peso insopportabile e un freno alla crescita. Ogni altra riforma strutturale e’ quasi irrilevante al confronto;

4) non smettere mai di segnalare gli abusi compiuti dalla politica tradizionale e dal partito trasversale della spesa e del debito pubblico, denunciando senza pieta’ e con oggettiva trasparenza casi di clientelismo, corruzione, evasione, nepotismo;

5) staccare gradualmente la spina al blog di Beppe Grillo (di sua proprieta’, come il logo del partito) e trovare un’alternativa mediatica alla gestione verticistica e senza contraddittorio della Casaleggio & Associati (un nuovo sito gestito dai gruppi parlamentari di Camera e Senato?);

6) diventare un partito politico vero, istituzionale e radicato sul territorio, che offra una visione positiva e moderna dell’Italia, non basata sull’antagonismo e sull’odio piccolo-borghese per gli attuali detentori del potere, ma su idee guida e progetti che stimolino la crescita, la creativita’, la fantasia, la visione del futuro e la voglia di rinascita economica e sociale degli italiani.

In definitiva il M5S puo’ superare – grazie al suo gruppo di oltre 170 tra deputati e senatori – l’attuale assetto interno assolutamente autoritario e alieno ad ogni idea di collegialità, in modo che il mandato di decidere la strategia politica passi ad assemblee e direttivi eletti democraticamente.

Nelle prossime settimane il Movimento puo’ liberarsi dell’assurda, retriva e populistica concezione che fino ad oggi ha avuto del contrasto politico e del conflitto dialettico, emancipandosi dal rifiuto della complessità, dal disprezzo e anzi disgusto per l’avversario, l’ossessivo “noi e loro”, la chiusura sdegnata contro tutti gli altri italiani che la pensano diversamente (perfino i poveri pensionati, accusati di essere “conservatori” e di non “innovare”).

La politica in democrazia e’ dialettica, non cecita’. E non e’ mai chiusura settaria in stile Aventino. Altrimenti sarebbe meglio la clandestinita’, e progetti inconfessabili da Azione Parallela.

Il M5S post-Grillo dovrebbe avere il coraggio di essere di sinistra e non a-ideologico o addirittura di destra come appare oggi (l’incontro con Farage se lo potevano risparmiare, i due, e comunque sara’ bocciato dalla base). Il far parte dell’EFD, che è il più ostile all’integrazione europea tra i gruppi del Parlamento Europeo ed è identificato tra la destra e l’estrema destra nello spettro politico, non depone affatto bene per il futuro. Un M5S di sinistra faciliterebbe perfino la nascita di una nuova destra forte, unita e post-berlusconiana (ora e’ esattamente il contrario).

Soprattutto, non e’ piu’ tempo di slogan caratterizzati da vaghezza di concetti onnicomprensivi e validi per tutte le stagioni come onesta’, difesa della sovranita’ popolare, lotta alla Casta, etc etc. Ci vogliono scelte dure, chiare, radicali, che facciano presa nell’immaginario collettivo della popolazione ma anche tra i ‘poteri forti’ che gestiscono l’Italia, il braccio armato costituito da Bankitalia, Quirinale, Bruxelles, Troika, banche.

Ma per arrivarci Grillo e Casaleggio devono lasciare.

Anche perche’ se Renzi e’ davvero capace di varare – come obbligatoriamente deve, per continuare a governare – riforme strutturali che incidano in modo drastico sulla finanza pubblica, per far ripartire crescita ed occupazione, allora alle prossime elezioni il M5S rischia di assottigliarsi a percentuali a una cifra. Il che non gioverebbe a nessuno.