Società

GRILLO:
NON MI CANDIDO
SE NO VINCEREI IO

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Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – No, alle primarie non mi candido perché vincerei io. E poi io sono per la dittatura, tanto con la vostra democrazia non andiamo da nessuna parte… Negli ultimi giorni il tam-tam si era fatto insistente: la candidatura a sorpresa di Beppe Grillo alle primarie del centro-sinistra. Temuta, attesa, sperata. Sostenuta da un movimento che si riunisce attorno al suo sito www.beppegrillo.it, un giro di 60 mila contatti, che in poche settimane ha già raccolto 1.800 persone in Italia e fuori (c’è un gruppo anche a Città del Messico).

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Ma in questa lunga conversazione il comico ligure spiega perché non si candiderà. Nonostante i fan che lo venerano come un guru (“Sono una setta”), resta con i piedi piantati per terra. Anche se sogna qualcosa di nuovo e conferma di volersi impegnare per dare vita a un soggetto della società civile. Il partito di Grillo, gli ‘aggrillati’, li chiama lui. Peccato, però, perché di cose da dire Grillo ne avrebbe parecchie. Su Prodi, D’Alema, Berlusconi, Veltroni, Ricucci, i tifosi del Genoa. E su papa Ratzinger.

Grillo, cosa sta combinando? È vero che sta lavorando al suo ingresso in politica? Si parla di ‘amici di Grillo’, come certe correnti democristiane di una volta.
“Sto mettendo su una piccola P2 sobria. Una setta”.

È l’embrione di un nuovo partito?
“Non è un movimento politico: è molto peggio. È un virus che si espande dal basso e taglia fuori i mezzi di comunicazione. Io li chiamo gli aggrillati. Ma non sono il popolo di Grillo: sono loro che diventano me. Diventano Grillo e fanno qualcosa di pazzesco, che so, si incatenano alla Telecom, oppure vanno a cena insieme e parlano di idrogeno, dematerializzazione, sostenibilità. Finora non li ho mai visti, ma dopo l’estate andrò a qualche riunione. Voglio vedere se mi piacciono anche fisicamente”.

In tanti le chiedono di correre alle primarie. Lei come risponde? Si candida o no?
“Non voglio essere un leader. Vorrei che ognuno diventasse il leader di se stesso”.

Risposta negativa, allora: continuerà a fare il comico?
“Ma io sono già sceso in campo! Abbiamo fatto il movimento delle persone normali che si sono stufate. Avessimo una televisione, non chiedo tanto, almeno un tg che facesse davvero informazione, cadrebbe tutto”.

Non la impressiona che la gente chieda a un comico di fare politica e informazione? Non ha mai avuto la tentazione di accettare l’appello e di fare un partito?
“Altroché! Una volta ero sul palco, c’erano 10 mila persone che mi ascoltavano in silenzio, ho avuto un flash: se adesso scendo e dico venite con me, qui mi seguono tutti. Ma mi sono detto: belìn, e poi dove vado a finire?”.

Beh, se lei si candidasse magari la voterebbero, più dei nomi ufficiali.
“Se mi candido io, giuro, prendo più voti di Prodi e di Berlusconi messi insieme. Non lo dico per megalomania, è quello che sento in giro. Servono paradigmi nuovi. Non ci sono più la destra e la sinistra. Serve qualcosa di nuovo. Non un nuovo leader: è da bambini cercare sempre un nuovo leader. Serve un nuovo modo di pensare”.

Cosa servirebbe?
“Un curatore del pensiero. Oppure un curatore fallimentare. In Corea ci sono 40 milioni di persone tutte connesse a Internet, in Estonia sono tutti connessi, noi siamo al novantesimo posto nella classifica della libertà di stampa. Siamo un paese fallito”.

Scusi Grillo, se è così tanto vale che andiamo tutti a casa.
“Ma io non vedo nessuna novità. Si sta avverando il terzo episodio di ‘Star Wars’, ha presente?, lo jedi che diventa cattivo. La nostra democrazia si sta trasformando in Impero, sotto gli occhi di tutti. Al suo posto c’è un regime di persone sorridenti. Sei manipolato da divertito, non da incazzato. Non ti bruciano i libri, ti fanno passare la voglia di leggere”.

In questa estate, in realtà, c’è ben poco da ridere: viviamo tutti nell’attesa della bomba…
“Ma anche questo fa parte del gioco: la paura è ormai il terzo fatturato mondiale dopo le armi e la droga. Sicurezza, videosorveglianza, guardie giurate, tra poco avremo le città murate. Siamo alla privatizzazione della vita. La prendi, la cloni, la rendi economicamente appetibile e la metti in vendita”.

Mamma mia, un’apocalisse. Neppure un raggio di sole?
“Ci sono i resistenti che le provano tutte. Il boicottaggio del commercio, milioni di persone che votano facendo la spesa. Nello sfascio delle istituzioni, dei partiti e dei sindacati proliferano i comitati. Cittadini che si mettono insieme per un obiettivo”.

Però la cronaca di questi giorni dice che la gente si unisce per cause molto meno nobili. I tifosi del Genoa hanno messo a ferro e fuoco la sua città.
“Il calcio è la civiltà dei bambini. I tifosi si incazzano perché gli hai tolto il giocattolo. Ma il calcio è l’espressione mafiosa dell’economia. Per funzionare ha bisogno di questa gente che piange, si dispera, scende in piazza. Bambini, appunto”.

Che cosa pensa dell’opposizione che si prepara a scegliere il leader con le primarie?
“Sono depresso, cosa vuole che le dica, mi prende lo sconforto. Non ci sono idee. Prodi doveva fare la Fabbrica e invece ha messo su un capannone. Il suo blog ha chiuso dopo 20 giorni. Pecoraro ha un sito, ma se clicchi sopra non si apre nulla. Bertinotti l’ho visto perplesso, quando gli ho detto l’indirizzo del mio sito al www è andato in crisi. D’Alema ha dichiarato di non avere l’orologio e il computer e di essere fiero di essere rimasto un uomo dell’800. Dico, ma questi dovrebbero governarci? Sulla comunicazione sono indietro anni luce. Dovrebbero prendere esempio da Hitler, che ha vinto le elezioni senza neppure la televisione, e da Berlusconi”.

Cosa dovrebbero fare? Li aiuti lei. Fuori un’idea.
“Eccone una: la Way Back Machine è il motore di ricerca che fa vedere il passato. Sto pensando di mettere in Rete qualcosa del genere: mettere in Rete le cose dette o fatte negli ultimi dieci anni. Non ci ricordiamo più di niente. C’è una pazzesca dichiarazione di Berlusconi del 2004 sull’Iraq. Dopo le elezioni, diceva, tutto andrà a posto, il problema è che i semafori a Baghdad non funzionano e la gente deve scendere dalla macchina per dirigere il traffico. È una visione del mondo da morti viventi!”.

Cosa pensa della guerra totale per il possesso di banche e giornali?
“Questi non ne azzeccano una. Fanno il tuffo carpiato con triplo avvitamento. Bisognerebbe mandarli in Svizzera a fare l’esame psichiatrico obbligatorio: perché ti sei comportato così? Che ti è successo da piccolo?”.

Le piace il nuovo arrivato, Ricucci?
“No, ma cosa ci si poteva aspettare? Ricucci è un anemone. Sa, quelle piante carnivore che pungono la preda e la mangiano viva. Lui si è messo a spolpare gli altri: i vecchi usurai dell’economia che hanno rallentato il progresso, hanno dissanguato i gentiluomini che li avevano preceduti, Pirelli, Olivetti, Piaggio e ora si ritrovano con gli effetti collaterali. I Romiti e i Tronchetti Provera hanno generato l’anemone Ricucci. Colpa di un capitalismo finto, dove con l’1,33 per cento controlli una società, produci debiti a non finire come la Telecom di Tronchetti. Se la sinistra esistesse ancora dovrebbe dire a questi signori: ora tirate fuori i debiti e ce li riportate qui”.

Perché ce l’ha tanto con Tronchetti?
“Niente di personale. Al convegno dei giovani editori di Bagnaia mi hanno detto che è rimasto un pomeriggio chiuso nella stanza d’albergo per non incontrarmi. Se lo incontro in giro a Portofino lo rispedisco subito nella sua cameretta. Ma Ricucci che al telefono nelle intercettazioni strilla ‘a Tronché, macché stai a dì’ è da morire dal ridere. Tronchetti e gli altri si meritano questo e altro. Il problema è che non ce li meritiamo noi”.

In questi giorni è tornata di moda una vecchia conoscenza: la questione morale.
“Perché, era andata via? Abbiamo buttato giù una lista di 23 parlamentari condannati in terzo grado. Poi abbiamo raccolto 170 mila firme su Internet e le abbiamo spedite al presidente della commissione Ue, Barroso. All’estero ci guardano sbigottiti, con occhi da gufo”.

E lei? Crede di essere moralmente a posto?
“Certamente. Ma non per virtù. Per essere disonesto devi farti un culo a capanna. Io sono pigro”.

Nanni Moretti si è improvvisato leader politico. Ha mai pensato di seguire l’esempio?
“Moretti ha parlato una volta sola in vita sua e ha fatto un casino. Ma è successo perché vive a Roma: io no, per fortuna. Lì si conoscono tutti, incontri uno, ti fa i complimenti, ti dà una pacca sulla spalla ed è finita. Io lo so come sono, se mi lusingano cedo subito”.

Attenzione che così il sindaco Veltroni si arrabbia. O le dà una pacca sulla spalla.
“Veltroni è nato vecchio, aveva già gli occhiali. Però ha un senso delle cose, non è malvagio. Quando è andato in Kenia da padre Zanotelli ha imparato cos’è l’Africa. Un caso di solidarietà alla rovescia: in genere si va lì per aiutare i baraccati, qui i baraccati hanno aiutato lui”.

Ha mai incontrato qualche politico?
“Bertinotti è educato. Una volta ho chiamato al telefono Fassino per parlargli di un paio di idee. Ho lasciato un messaggio in segreteria e lui, molto gentilmente, mi ha richiamato. Lo trovo molto preparato. Sono gli argomenti che mancano”.

Li dica lei. Almeno tre, per favore.
“L’accesso alle acque, il risparmio energetico, il modo di costruire le cose. C’è un’economia che gira al contario, belìn. Negli altri paesi l’hanno capito da anni che più si alza il Pil peggio stanno come qualità della vita. Solo noi stiamo ancora lì a vedere come va il Pil”.

Il 10 settembre marcerà accanto ad alcuni preti. Come mai questa affinità?
“Zanotelli e Ciotti sono persone straordinarie che ti fanno riavvicinare a Dio. Hanno l’aureola dietro, sono un po’ la Chiesa come dovrebbe essere”.

Cosa non le piace della Chiesa?
“I gesuiti hanno protestato perché non c’è un comitato scientifico che assicuri la validità di Wikipedia, la più grande enciclopedia in Rete del mondo. Ma come si fa a voler imporre un comitato scientifico a un’enciclopedia che per definizione si fa da sola? Hanno paura dei nuovi mezzi di comunicazione. Quattro secoli fa Giordano Bruno l’hanno messo al rogo. Se fosse vivo oggi, lo sposterebbero in terza serata”.

E Ratzinger?
“Papa Wojtyla era un gigante. Andava in Africa e parlava dei disastri della Banca mondiale e del Fondo monetario. Ora mi sembra che vogliamo ritornare a una concezione bagetbozzistica della religione. Ratzinger non sa muoversi. Dice ‘vig-na del Sig-nore’ invece di vigna. Dovrebbe aprirsi di più. Capire meglio cos’è una famiglia, sperimentare la diaconia femminile. E smettere di ricorrere ai piccoli espedienti come il non voto al referendum”.

La sua sarebbe una campagna elettorale straordinaria. Perché non ci ripensa?
“No, non posso candidarmi perché vincerei io. E poi io sono per la dittatura, altro che Berlusconi. Farei il Caudillo, con sobrietà e con il sorriso. Tanto, ve lo dico io, con questa democrazia non andiamo da nessuna parte”.

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In Italia sono già 40 i gruppi che si ritrovano sotto la sigla ‘amici di Beppe Grillo’. Che lo invocano candidato alle primarie dell’Ulivo.

Si vedranno sabato 10 settembre ad Agliana, un paesino in provincia di Pistoia, per la marcia della giustizia organizzata dall’associazione Rete Radiè Resch. Ci saranno il missionario comboniano Alex Zanotelli, il fondatore del Gruppo Abele don Luigi Ciotti, Giancarlo Caselli e Gherardo Colombo, il leader della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini e, naturalmente, Beppe Grillo. Al termine della marcia lanceranno il manifesto di un nuovo movimento della società civile, ‘Tempo scaduto’.

Tre pagine per chiedere il primato delle persone sugli interessi economici, il ripudio della guerra, la difesa della Costituzione e della legalità, il diritto all’informazione libera. Battaglie non nuove per i gruppi dell’associazionismo organizzato. La novità è che il movimento intende trasformarsi in un soggetto politico, ‘sorveglianti e ideatori di proposte’ nei confronti dei partiti.

Un obiettivo che ha già creato qualche spaccatura con altre associazioni storiche. L’Arci, per esempio, dopo aver partecipato alla fase iniziale, si è tirata fuori. “Mai come in questo momento è legata ai Ds”, spiegano quelli di ‘Tempo scaduto’. Anche l’associazionismo cattolico, Acli in testa, si tiene lontano da un’iniziativa che viene vista come espressione dell’anima radicale del pacifismo.

La presenza di Grillo alla testa del nuovo movimento può permettere la saldatura con gli altri gruppi che si stanno mobilitando nelle ultime settimane in nome dell’attore ligure. Si incontrano sul suo sito e sul sito Meet Up, oltre un milione e mezzo di associati in tutto il mondo. In Italia i gruppi che si ritrovano sotto la definizione ‘amici di Beppe Grillo’ sono saliti a 40 prima della pausa di Ferragosto e raggruppano circa 1.800 persone. Il primo si è riunito a Milano, a Roma ce ne sono due e si sono già visti al ristorante.

Discutono soprattutto dei temi lanciati da Grillo: ambiente, fonti di energia pulita, il controllo delle multinazionali e dei colossi economici nazionali. Ma appassiona molto anche il dibattito sulle forme organizzative: qualcuno ha già proposto una rete di coordinamento nazionale tra i gruppi. Ed è stato lanciato un sondaggio on line su un’eventuale candidatura di Grillo alle primarie dell’Unione. Il 75 per cento ha risposto che dovrebbe candidarsi “perché così glielo facciamo a strisce”, ma in tanti hanno invocato Grillo alla guida della Telecom e qualcuno vorrebbe che alle primarie si candidasse Paperinik. Insomma, voglia di cambiare il mondo e ironia: la ricetta Grillo.

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