(WSI) – L’aumento del tasso di interesse dello 0,25 per cento attuato dalla Fed non è destinato a modificare sostanzialmente il trend del dollaro con l’euro. Non è prevedibile un entusiasmo degli investitori per gli impieghi a reddito fisso in dollari. Infatti, l’aumento si limita, come al solito, a un quarto di punto e porta il rendimento sul dollaro, per gli impieghi presso la Banca centrale degli Stati Uniti al 2,15 per cento, ossia a un livello ancora negativo, rispetto al tasso di inflazione prevedibile.
D’altra parte, Alan Greenspan ha voluto smorzare considerevolmente l’annuncio di una politica monetaria restrittiva, che questo ritocco, il quinto del 2004, poteva suggerire.
Infatti, il comunicato di spiegazione del rialzo è pressoché identico, anche nelle parole, a quello della volta precedente. Che era basato su una valutazione equanime tra pericoli di inflazione derivanti da una crescita eccessiva del prodotto lordo e pericoli di rallentamento dello stesso derivanti da una linea monetaria restrittiva. Dunque, si può pensare che a questo aumento di tassi ne seguiranno altri nel 2005, ma si può, per ora, supporre che saranno fatti con il temperino più che con la scure.
Questo è particolarmente significativo perché il commercio estero degli Stati Uniti in ottobre ha subito un peggioramento inatteso nelle importazioni, dovuto per metà al caro petrolio, ma per un’altra metà a maggiori acquisti di beni di consumo in vista delle spese natalizie. Nonostante questo fatto, Greenspan non ha speso una parola sullo squilibrio della corrente bilancia dei pagamenti americana.
Eppure il deficit di questa è oramai attorno al 5 per cento del pil. Secondo il Fondo monetario gli Stati Uniti possono tollerare un deficit corrente con l’estero del 2-3 per cento, compensabile con un costante afflusso di investimenti esteri. Ma c’è un altro 2-3 per cento da eliminare: al di là del dollaro basso, questo obiettivo si raggiunge se l’economia americana cessa di crescere e quindi importa poco, o se l’Europa comincia a crescere parecchio e quindi importa molto, o se Cina, Giappone e altri paesi asiatici lasciano rivalutare le loro monete. I grattacapi sono specialmente per l’euro, che resta grasso.
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