L’ economia Usa è pronta ad accelerare ma ha ancora bisogno di sostegno e per questo la Fed manterrà basso il costo del denaro fintanto che sarà necessario e anzi è pronta ad intervenire con ulteriori tagli se saranno giudicati opportuni, fino a scendere anche al di sotto dello 0,75% sui Fed Funds.
Parola del presidente della Fed Alan Greenspan che tradizionalmente a luglio, come già a febbraio, riferisce davanti al Congresso sullo stato di salute dell’ economia Usa. Che la congiuntura sia peraltro ancora fragile lo dimostra la revisione al ribasso operata dalla Fed sul pil 2003, riferita da Greenspan: la crescita è infatti stimata tra il 2,5 e il 2,75% contro la precedente stima di febbraio di un range tra il 3,25 e il 3,5%.
Comunque, sono più rosee le aspettative per l’ anno prossimo in cui, secondo Greenspan, si assisterà a una crescita variabile tra un minimo del 3,75 e un massimo del 4,75%. Già nei prossimi mesi, osserva il presidente Fed, la ripresa economica dovrebbe accelerare il passo grazie al miglioramento dei mercati finanziari, alla “dose massiccia” di tagli fiscali varati dal Congresso nell’ ambito del pacchetto di rilancio dell’ economia proposto dall’ amministrazione Bush, e all’ aumento della spesa dei consumatori.
Stante la situazione, quindi, la Fed non può che mantenere un atteggiamento “altamente accomodante” di politica monetaria – sottolinea Greenspan – “fintanto che non ci sarà un ritorno a una performance economica di soddisfazione”. E per quanto riguarda la possibilità di misure speciali per rinvigorire l’ economia, Greenspan le esclude davanti al Congresso, osservando che “l’ attuale politica economica della Fed si presenta con un’ attitudine “altamente stimolante” e le aspettative sull’ inflazione “sono stabili”.
L’ allarme deflazione è inquadrato dal presidente Fed come “un rischio pernicioso, sebbene remoto”. Quello che si può fare di più, in questo contesto, è appunto procedere ad un’ ulteriore riduzione del costo del denaro quando la Fed decidesse opportuna tale manovra. Per contro, nota il presidente della Fed, ci vorrà “qualche tempo” prima che si consideri un rialzo dei tassi di interesse, improbabile, appunto, in “questo scenario di economia fragile”. Secondo molti addetti ai lavori, la Fed non prenderà in considerazione eventuali rialzi del costo del denaro prima del 2005, anche se l’ economia Usa registrasse già a medio termine un netto miglioramento.
AIUTO DAI CONSUMI. Greenspan scommette forte sull’ aiuto che arriverà dai consumi ai fini della ripresa dell’ economia: la spesa dei consumatori, secondo il presidente Fed, è destinata con ogni probabilità ad accelerare nel breve termine grazie ai tagli fiscali e ai benefici offerti dai rifinanziamenti dei mutui. Nella prima metà del 2003 – osserva Greenspan – le ricchezza netta delle famiglie è aumentata del 4,5% a causa dei capital gains da investimenti e l’ apprezzamento degli immobili. I proprietari di casa, nota ancora il presidente Fed, hanno beneficiato di cash-out dai rifinanziamenti per un valore record di 1,6 trilioni di dollari nel 2002. Inoltre, “la recente legge fiscale porterà altro reddito disponibile alle famiglie nella seconda parte dell’ anno”.
IMPRESE ANCORA CAUTE. Greenspan non manca inoltre di mettere in rilievo davanti al Congresso come le imprese siano ancora riluttanti a nuovi investimenti, frenate dalle vendite ancora deboli e dalle ombre gettate sul management dagli scandali finanziari che “rendono incerto agli executive come sarebbe considerato, sia dagli azionisti, sia dagli Enti regolatori, un atteggiamento più rischioso da parte loro”.
ATTENZIONE AI DEFICIT. Greenspan nell’ audizione ha inoltre messo in guardia rispetto ai deficit ‘destabilizzanti’ (il riferimento è all’ andamento dei conti pubblici ed al disavanzo dei conti con l’ estero) che potrebbero comportare un rialzo dei tassi. Il presidente della Fed ha invitato il Congresso a tagliare la spesa. Proprio oggi la Casa Bianca ha reso noto che il deficit 2003 sarà di 455 miliardi di dollari, cifra-record. L’ audizione di Greenspan è stata momentaneamente sospesa in coincidenza con alcune votazioni al Congresso.