Roma – La Grecia è pronta a imporre nuove misure di austerity per riportare i propri conti pubblici in ordine e promette anche una velocizzazione del processo di privatizzazione: questo, in cambio dei nuovi aiuti, in arrivo per evitare il default.
Il piano di lacrime e sangue imposto finora ai i cittadini greci non è dunque finito: l’annuncio del primo ministro dovrebbe arrivare proprio oggi, in occasione dell’incontro del primo ministro greco George Papandreou con Jean-Claude Juncker, presidente dei ministri finanziari europei.
La situazione ad Atene si fa intanto tesa. I membri del partito di sinistra stanno protestando in queste ore di fronte al ministero delle finanze, mostrando un grande striscione in cui denunciano quelle politiche economiche che, a loro avviso, “trasformeranno i lavoratori in schiavi moderni”.
Dal canto loro, come era stato anticipato nei giorni scorsi, Unione europea e Fmi finanzieranno il paese, ma non senza ricevere qualcosa in cambio. Intanto, nell’incontro a Vienna, è stato deciso in via di principio di dare l’ok a un piano triennale che dovrebbe proseguire fino alla metà del 2014. Ma secondo alcune fonti sentite da Reuters, il nuovo bailout prevede anche la presenza di investitori che operano nel settore privato.
Alcune autorità dell’Unione europea hanno infatti affermato che gli investitori che hanno acquistato i titoli governativi greci dovranno partecipare al salvataggio del paese, probabilmente attraverso un processo di svalutazione delle obbligazioni che detengono in portafoglio. In realtà la Bce si è opposta a una tale idea, temendo che una soluzione del genere possa scatenare una crisi tra le banche europee che detengono larghe somme di debito greco: l’istituto teme insomma una reazione violenta da parte dei mercati finanziari.
Nel frattempo, parlando del piano di salvataggio a favore della Grecia, il quotidiano greco Kathimerini ha affermato che i finanziamenti totali da erogare a favore del paese nei prossimi tre anni fino al 2014 dovrebbero essere di 85 miliardi di euro. L’Unione europea e il Fmi contribuirebbero con una cifra compresa tra 30 e 40 miliardi mentre “il resto sarebbe finanziato dal settore privato e dai proventi del processo di privatizzazione”, stando allo stesso quotidiano.